Trieste e le leggi sulla razza del ’38

La polemica intorno ad un’iniziativa dello storico liceo classico Francesco Petrarca ha permesso di rimettere al centro la necessità di non dimenticare

Il 18 settembre di 80 anni fa, nel giorno in cui Mussolini a Trieste annunciò davanti a centomila triestini l’imminente promulgazione delle leggi razziali contro gli ebrei, un gruppo di giovani triestini di ispirazione cristiana e dell’associazionismo salesiano non andarono all’adunata fascista, ma si ritrovarono in pochi sul colle di S. Giusto a riflettere e ad incoraggiarsi a vicenda. Avevano ragione e avevano capito l’enormità di quanto stava accadendo.

In questi giorni a Trieste altri giovani hanno interessato la città perché hanno studiato e ricercato, per un anno, la verità di quel nefasto periodo, guardandolo da vicino e producendo una mostra con un video e un manifesto riportante il giornale della città di quei giorni.  Ne è nata anche una polemica con l’amministrazione comunale sulla concessione del patrocinio e l’uso dei locali pubblici e così la vicenda è rimbalzata sui media nazionali. Nel caso particolare gli studenti si sono semplicemente impegnati con i loro insegnanti a fare ciò che tutti i giovani, e anche gli adulti, dovrebbero fare, specie se si trovano in una scuola o in luogo di ricerca, ovvero studiare, capire, scoprire, informarsi di più, confrontarsi con la verità.

È quanto mai necessario far memoria di quella che è stata, in assoluto la più grave vergogna nazionale, le leggi razziali del regime fascista, che meglio sarebbe chiamare leggi razziste, in base alle quali poco più di 40 mila ebrei italiani sono stati dipinti come aderenti ad un complotto contro lo Stato italiano, cacciati da scuole, università, imprese private, pubbliche istituzioni fino poi ad essere perseguitati e finire dove sappiamo.

Conoscere la verità storica è un diritto irrinunciabile di chi è venuto dopo ed un diritto anche per chi ha subìto quegli oltraggi, ma è ovviamente un dovere civico ed istituzionale da parte della formazione scolastica, ma lo è anche di tutta la comunità nazionale, che non deve seppellire simili tragedie.

Da molti giorni la città si sta interrogando sulla vicenda toccata ai giovani studenti del liceo classico Francesco Petrarca, su cui sono piovute attestazioni di gratitudine, inviti da altre scuole italiane e moltissime lettere di compiacimento al quotidiano locale.

Certo la ricerca tocca anche il punto del favore con cui le leggi razziali furono accolte e della collaborazione nelle delazioni che rovinarono la vita di tanti ebrei italiani. C’è di sicuro anche oggi chi non ne vuol sentir parlare.

Non tutti gli italiani per fortuna si adeguarono e fecero invece la scelta giusta di aiutare, di dar rifugio, di distinguersi da tanta cattiveria, come una docente, oggi scomparsa, dello stesso liceo di quei ragazzi, che a suo tempo diede rifugio ad una compagna ebrea, salvandole la vita e poi meritandosi il titolo di “giusto tra le nazioni” da parte della comunità ebraica.

Non a caso la docente in questione è stata ricordata in questi giorni dallo stesso liceo in un clima di rara condivisione e gratitudine. Molti gli eventi promossi a Trieste per l’anniversario del 1938. Tra questi il video prodotto dai ragazzi del Petrarca, ma anche il filmato d’epoca del discorso di Mussolini nella Piazza Unità d’Italia davanti a quella folla. Un luogo che oggi ricorda il triste avvenimento con una targa a perenne memoria.

Come ha scritto Enzo D’Antona, direttore del quotidiano Il Piccolo, molto seguito in città, : «Qui non si tratta di rivangare, di individuare oggi i singoli colpevoli di ottanta anni fa. Qui si tratta di dare corpo alla memoria e di codificare ancora una volta gli insegnamenti impliciti di quella mattinata che cambiò il corso della nostra storia e della nostra vita. È un anniversario che non riguarda solo la comunità ebraica. Ci riguarda tutti. Si tratta di non dimenticare. Per evitare il rischio che la storia, con altri nomi e con altri protagonisti, si ripeta».

 

 

 

 

 

 

 

 

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