Torino, capitale della fraternità

2 giugno, doppia ricorrenza: quella religiosa del Corpus Domini e quella civile della Festa della Repubblica italiana. È significativo che la città di Torino abbia deciso di conferire a Chiara Lubich la cittadinanza onoraria proprio in un giorno così carico di significato ecclesiale e politico. A Palazzo di città, sede del municipio, nell’attesa della cerimonia ufficiale che si svolgerà al Teatro Regio, sindaco, vicesindaco e presidente del Consiglio comunale incontrano la nuova cittadina. Si commentano gli affreschi che decorano l’ufficio del primo cittadino, e che rappresentano la vicenda del miracolo eucaristico, avvenuto proprio lì di fronte, nel 1453. Ma nei dipinti, sullo sfondo, è rappresentata anche la vita civile, economica e culturale della città. Ne emerge la sua grande sensibilità al sociale, non disgiunta dalla sua profonda fede. Forse non a caso Chiara Lubich definisce Torino, scrivendo il suo saluto nel libro d’oro della città, “la capitale della fraternità”. È questo il leit motiv che legherà gli avvenimenti del pomeriggio. C’è un spaccato rappresentativo della città, al Teatro Regio: il cardinale, i politici più in vista, sindaci e amministratori di 55 comuni, industriali, uomini e donne di cultura, rappresentanti della società civile ed ecclesiale, semplici cittadini, tanti, e giovani. Non mancano rappresentanti di numerose chiese presenti a Torino e personalità del mondo ebraico, musulmano, buddhista, sikh. Distrutto nel 1936 da un incendio, il teatro fu riaperto nel 1973, completamente rinnovato. Erano anni che ancora echeggiavano i fasti industriali, lo splendore economico della città sabauda negli anni Sessanta: lo stile moderno, efficiente e austero del teatro ne appare l’esemplificazione. Anche oggi, in cui Torino sta attraversando un periodo critico della sua storia: se c’è da un lato la prospettiva delle Olimpiadi invernali del 2006, pesa dall’altro sul morale della città la crisi della Fiat. Torino perde abitanti: ben duecentomila in vent’anni, per un totale che oggi non raggiunge più il milione. Ma c’è anche il problema della nuova immigrazione – particolarmente sentito in alcuni quartieri, come quello di Porta Palazzo -, col quale sono attualmente confrontate le istituzioni pubbliche, ma anche le private, in particolare quelle gloriose opere sociali nate da personaggi quali don Bosco, il Cottolengo, il Murialdo, il Cafasso, fino all’oggi del Sermig di Erne- sto Olivero, giusto per fare un esempio. La solidarietà a Torino – in particolare quella cattolica e di altre chiese cristiane – è di casa, soprattutto nei momenti di crisi. Eppure la città manifesta ovunque la sua solidità, costruita nei secoli. Ciò è dimostrato non solo dalle forti architetture umbertine, ma soprattutto dalla tenacia della sua gente lavoratrice e creativa. Torino è un’atmosfera, una concretezza, una scommessa, che saprà dare la volta anche in questi frangenti, in cui si avverte “la necessità di valori nuovi su cui appoggiarsi per risalire”, comecommenta il vicesindaco Calgaro. La cerimonia di conferimento è festosa ma composta, come si deve in questa città. Nella motivazione del conferimento, approvata all’unanimità dal Consiglio comunale il 6 maggio scorso, si è sottolineato “l’impegno sociale e la passione civile che Chiara Lubich ha dimostrato de- dicando la sua vita per i diritti dei singoli e dei popoli e sviluppando, a Torino come in tutto il mondo, un progetto di solidarietà umana che mira all’equità sociale, al dialogo e alla pace”. Quasi 1800 persone gremiscono la sala, mentre altre duemila seguono la cerimonia su un grande schermo posto all’esterno del teatro, in un’atmosfera che l’on. Guido Bodrato definisce “di reale fraternità”. Al sindaco il compito di fare gli onori di casa, dopo l’introduzione nella sala del gonfalone della città, accolto dal pubblico in piedi. Sergio Chiamparino sottolinea come la Lubich sappia “coniugare il messaggio spirituale con la pratica”, accettando nel contempo l’invito a fare della fraternità una categoria della “cosa pubblica”: “Ogni impegno politico dovrebbe tendere a questo principio che, se ha una dimensione utopica, è anche altrettanto praticabile nelle azioni più piccole”. Il giovane presidente del Consiglio comunale, Mauro Marino, sottolinea come la nuova cittadina abbia il dono di “globalizzare la solidarietà e i diritti di tutti i popoli ad una crescita sociale e civile”, applaudendo al suo “progetto straordinario di creare una cultura di fratellanza attraverso il dialogo e la solidarietà”. La Lubich – che si aggiunge alla prestigiosa lista di cittadini onorari, tra cui Walesa, Dulbecco, Levi Montalcini e Menchu – nella breve replica mette in luce la grandezza di Torino, la sua storia gravida di santi e di impegno sociale, che le permette ora di aprirsi al grande scenario della fraternità universale. “Così mi si è manifestata Torino – dice -: avvicinandomi ad essa ho potuto percepirla nella sua dimensione civile, politica, sociale, fedele a sé stessa, ma aperta al mondo, “laboratorio”, come qualcuno ha detto, in cui nascono e si sperimentano, non senza tensioni e prove, le novità da esportare poi”. Cosa offre in cambio la neo-cittadina? “Nulla che venga da me – spiega -. Ma un dono piovuto dal Cielo per il bene di molti in tutto il mondo, e quindi anche in Torino: un dono di luce e di amore. Si tratta di un frutto d’un carisma, adatto al nostro tempo. È uno stile nuovo di vita, una nuova spiritualità”. Davide e Golia Se la cerimonia ufficiale dura lo spazio strettamente necessario, le testimonianze successive esplicitano il senso della giornata. Interventi di massimo rilievo, a cominciare da quello del cardinale Severino Poletto: “Da dove viene questo carisma, da dove viene questa donna che affascina ovunque nel mondo? Da dove ha preso questa capacità e questo fascino? Viene dall’alto”. Ricorda poi la “sintonia profonda tra la tradizione torinese dei santi sociali e la spiritualità dell’unità”. Quindi conclude: “Il carisma di Chiara, di annunciare a tutti la spiritualità dell’unità, va molto incoraggiato e sostenuto, perché corrisponde all’essenza del cristianesimo”. Sergio Zavoli ci mette invece della passione, con frasi scolpite dalla pen- na. Così nella sua testimonianza la neo-cittadina di Torino “porta un carisma che coniuga profezia e cammino… nella città della Sindone è simbolo dell’immane paradosso della vita… non portatrice, ma servitrice del carisma… ha ispirato una svolta nella mistica trinitaria… la primavera della chiesa passa anche per questi focolari… Caterina Teresa Chiara…”. Un fiume in piena. Giampiero Leo, a nome del presidente della Regione, mette invece l’accento sulla testimonianza della Lubich, “reale punto di costruzione di quella pace che tutti, credenti e non, oggi speriamo”. Il vicesindaco Marco Calgaro sottolinea “la sostanziale coincidenza tra l’impegno religioso e quello laico e sociale di Chiara Lubich, che non possono prescindere l’uno dall’altro; un equilibrio dinamico tra contemplazione e azione “. Il sindaco di Trento, Alberto Pacher, dice da parte sua come “Chiara sottolinei con la sua vita, partita da Trento, la centralità del dialogo nella grande globalizzazione che stiamo vivendo”. Si è fatto tardi, quando la neo-cittadina porta la sua testimonianza sulla fraternità in politica. Ma l’attenzione non cala. “Dei tre grandi princìpi – dice – che, con la Rivoluzione francese, hanno aperto l’epoca politica contemporanea, quello più misconosciuto e meno applicato è proprio la fraternità a cui non è stata spesso riconosciuta la dignità che le è propria: quella di categoria politica fondamentale”. L’eco della sala è immediata, anche perché la Francia non è lontana, e i princìpi della triade rivoluzionaria hanno avuto largo spazio in questa città. Ma, per il realismo mai assente nella Lubich, tale fraternità deve trovare un suo primo ambito di sviluppo: il “Movimento dell’unità”, il cui scopo “è aiutare ed aiutarsi a vivere sempre nella fraternità; in quella, credere nei valori profondi, eterni dell’uomo e, solo dopo, muoversi nell’azione politica”. La conclusione è di quelle che allargano le vedute: “Dopo l’11 settembre scorso, il terrorismo si è manifestato in tutta la sua virulenza. Ma sappiamo come più d’una ne siano le cause: basti pensare allo squilibrio che esiste, nel mondo, fra paesi poveri e paesi ricchi, squilibrio che genera odio e scatena orribili vendette. Occorre perciò – i tempi lo reclamano – una più equa distribuzione dei beni. Ma i beni non si muovono da sé se non si muovono i cuori. Di qui l’urgenza che l’ideale della fraternità pianti radici in tutti i popoli ed in modo speciale fra i politici anche di nazioni diverse. Un sogno? Per chi crede unicamente nelle proprie forze, sì. Ma, per chi crede in colui che guida la storia, nessun sogno è impossibile. Ed è ciò che spera il “Movimento dell’unità”, forse piccolo Davide di fronte a Golia, assieme a quanti altri sono impegnati a fare la propria parte”. Profondo Piemonte Cittadinanza onoraria alla Lubich anche da Bra e Marene. Rosso: dal velluto del Teatro Regio ai mattoni di Bra. Due aspetti della stessa realtà regionale.A Villa Moffa, già seminario fondato da Don Orione, e ora centro di incontri dei Focolari, il cortile ospita all’indomani della cerimonia di Torino 1200 persone circa. Il consiglio comunale della città di Bra (analoga decisione è stata presa anche nella vicina Marene) ha conferito la cittadinanza onoraria a Chiara Lubich. Qui non c’è il capoluogo industriale, ma la provincia agricola e fervida di imprese; non la politica dei grandi progetti, ma quella della vicinanza; non la complessità della città, ma la semplicità del piccolo comune. Il Piemonte profondo, per dirla in una parola. Solidità, apertura, gente sana. Concretezza c’è nelle parole del sindaco, Francesco Guida: “Dobbiamo fare esperienza delle cose che lei ci dice”. E il presidente della Provincia di Cuneo: “Importante è che i movimenti siano luoghi di stimolo e di approfondimento per la società civile”. La presentazione ufficiale della nuova cittadina di Bra e Marene viene affidata al prof. Gianni Zandano, docente di economia, già presidente della Banca San Paolo.Tra ricordi e impegno personali (“abbiamo fatti nostri i suoi ideali”), mette l’accento sull’Economia di Comunione e sulle nuove generazioni: “Chiara e il suo movimento offrono ai giovani delusi una sfida impegnativa, via sicura per l’uscita dalla mediocrità, dando risposte concrete e globali”. Chiara si schermisce per tanti elogi: “Non mi aspettavo una tale festa; altro che cerimonia privata, come mi era stato detto… Sappiate comunque che il 99 per cento lo fa Dio, e l’1 per cento noi, col rischio di sbagliare”. La semplicità unisce, la semplicità fa festa. Il Piemonte in questi giorni ha saputo mostrare il suo volto migliore. Quello del passato – sociale, creativo, sobrio -, che è anche quello del futuro. Da Torino a Bra Card. Severino Poletto: “I focolarini stanno dando una bella testimonianza alla città di Torino. Credo che se fossero anche più visibili nella società politica concreta, nella gestione della cosa pubblica, potrebbero dare un contributo maggiore”. Sergio Chiamparino, sindaco di Torino: “Se devo essere sincero, mi aspettavo una persona molto meno combattiva. Invece ho trovato una signora che ha chiaro in testa dove vuole andare, soprattutto cosa vuole trasmetterti”. On. Guido Bodrato: “Si è parlato di fraternità, un sentimento che ha unito tutti i presenti, qualsiasi fosse la provenienza, l’orientamento politico, la posizione, laico, credente o laico-credente…”. On. Alberto Nigra: “La storia di Torino è storia di santi e storia sociale. L’esperienza dei focolarini sta pienamente dentro questo percorso “. Gianni Zandano, già presidente della Banca San Paolo: “Siamo sconvolti per la potenza di questa parola, fraternità, di questo enorme carisma di Chiara. In un momento in cui Torino è attraversata da fremiti di difficoltà, in declino, questa è una proposta che ha valore”. Avv. Ennio Galasso, capogruppo regionale di Alleanza Nazionale: “Esco da questa sala confortato e corroborato, stimolato a lavorare per operare nella comunità, per valori comunitari, ponendo al centro la persona”. Teresio Delfino, sottosegretario alle politiche agricole: “Chiara evoca un impegno, un’intensità di attenzione al mondo spirituale, ma anche alle cose reali, dei giovani, della famiglia, delle persone in difficoltà e dei più poveri”. Francesco Guida, sindaco di Bra: “Ancora una volta Chiara ci ha stupiti, ha vinto la sua semplicità. Ha dato risalto al fatto che fare l’amministratore, fare il sindaco non è una cosa comune, ma una passione, una vocazione”. Giovanni Quaglia, presidente della Provincia di Cuneo: “Abbiamo avuto la ventura di vivere qualche po’ di tempo vicino a un personaggio straordinario di questo nostro mondo”.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons