Terra ribelle

Abbiamo rivolto tre domande a Cinzia Th Torrini, regista della fiction Terra ribelle, in onda su Raiuno da metà ottobre.
Terra ribelle

Due parole sul soggetto della serie.

«Terra ribelle è un’epopea ambientata nella Maremma di fine Ottocento, in un contesto sociale spietato. La fiction racconta una storia di ingiustizia e di ribellione, ma anche di amore e di speranza, che ha come protagonisti due giovani: il buttero Andrea e la contessina Anna, che per seguirlo si ribella alle regole durissime imposte dalla società del suo tempo, quando era difficile affermare il proprio diritto di vivere e di lavorare, ma anche il diritto di amare».

 

Come è nata l’idea?

«È dal 2005 che avevo in mente un prodotto del genere. È un progetto in cui credo molto. Volevo raccontare una storia che trasmettesse a tutti il coraggio di operare un cambiamento anche quando ci troviamo nelle situazioni più disperate. È la forza dell’amore, è credere in qualcosa di grande e lottare per ottenerlo. Contro tutti e contro tutto, ma alla fine, dopo le tragedie e i drammi, è sempre l’amore che trionfa».

 

"Terra ribelle", pur ambientata alla fine del XIX secolo, ha forti richiami all’attualità.

«È vero. Pensiamo soltanto alle tante ingiustizie di ieri e di oggi, che subiscono soprattutto i più deboli e coloro che non hanno mai voce in capitolo, che devono faticare il doppio degli altri per raggiungere gli stessi traguardi. Pensiamo alla condizione della donna, che pur emancipandosi forse ancora oggi soffre della mancata piena accoglienza e fiducia da parte dell’uomo nelle sue capacità. Non dimentichiamo poi che la serie è ambientata nel periodo dell’unificazione del nostro Paese, e questo fatto rappresenta un forte incoraggiamento a rimanere uniti come cittadini, nel rispetto dei diritti e dei doveri. E infine c’è il senso del dolore, della fatica, del sacrificio che occorre per raggiungere un traguardo, ma anche della gioia di amare al di là di tutto. Sono valori che oggi non contano quasi più, ma che nella mia fiction ho cercato di recuperare, per trasmettere un senso positivo del nostro essere al mondo, e del nostro starci oggi».

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