Taormina, i “grandi” si incontrano

G7 in Sicilia per parlare di terrorismo, commercio, ambiente e migrazioni. Solo sul primo dossier l’accordo viene raggiunto nella prima giornata

Ormai questi vertici sembrano avere più importanza dell’Assemblea generale dell’Onu. Eppure rappresentano più o meno il 35% del Pil mondiale (con influenza su più di metà della ricchezza mondiale) e “democraticamente” rappresentano solo meno del 5% degli Stati mondiali e meno del 10% della popolazione. Mancano colossi come Cina, India e Russia, giusto per fare gli esempi più macroscopici. Questi numeri dovrebbero far riflettere sulla poca rappresentatività “mondiale” della riunione di Taormina. Ma è indubbio che il G7 ha negli anni acquisito una sua fisionomia e una sua autorevolezza, anche se le decisioni prese ai summit non hanno nulla di vincolante per nessuno dei suoi membri. Il G7 è la rappresentazione dell’impotenza delle grandi organizzazioni internazionali nelle quali il potere di veto svuota la decisionalità riducendo l’operatività a puro accordo tra i potenti.

Cosa si sta facendo a Taormina, al di là delle foto mediatiche, della bellezza dei luoghi, dei più di 2 mila giornalisti accreditati, delle tonnellate di cibo consumato, dello shopping delle first lady (tra di loro ci sono però anche due “primi mariti”)? Si è discusso e si discute di quattro argomenti: terrorismo e sicurezza, commercio mondiale, protezione dell’ambiente e migrazioni. Come c’era da aspettarsi l’accordo è stato raggiunto, almeno nella prima giornata, solo sul primo dossier, quello del terrorismo. L’impegno si estende a diversi ambiti: abuso di internet, foreign fighters, controllo degli spostamenti delle persone sospettate… Nelle dichiarazioni e nelle interviste c’è poco di più. Sugli altri tre argomenti bisognerà capire che cosa succederà oggi, in cui in realtà il G7 accoglierà alcuni capi africani dei Paesi da cui parte gran parte dell’emigrazione verso l’Europa e gli Stati Uniti.

Particolare attenzione viene posta alla tutela dell’ambiente, in cui tutti i capi si ritrovano contro Donald Trump che ha detto di voler uscire dagli accordi di Parigi, perché ciò pesa eccessivamente sull’industria statunitense. Il presidente francese Macron ha detto che non si accetteranno ribassi e i trattati firmati debbono essere rispettati, mentre Angela Merkel non ha nascosto la sua diversità di vedute col presidente Usa. Gentiloni ovviamente media, è il padrone di casa, e fiducioso s’aspetta che qualche intesa venga comunque firmata. E qualcosa verrà scritto nel comunicato finale o verrà dichiarato nelle varie conferenze stampa. Resta l’impressione della mancanza di un vero afflato universale, mentre la grande assente sembra la Cultura, con la C maiuscola, senza la quale i problemi del terrorismo, delle migrazioni e dell’ambiente, e persino del commercio, non potranno avere soluzioni plausibili ed efficaci a medio e lungo termine. Resta una nota positiva: in questi summit i leader si parlano di persona, si conoscono meglio, litigano… E questa volta ammirano la straordinaria cornice artistica, storica e naturalistica di Taormina.

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