Supersenior

Raitre domenica ore 21. Il mondo si divide in due categorie: quelli che adorano i filmini di matrimonio e quelli che li detestano. I ribelli del video nuziale non sanno spiegarsi cosa ci trovino di tanto interessante gli altri, quelli che guardano con curiosità alle immagini rubate di gente che per un giorno si sente sul set, si veste come una star e vive una giornata di festa sullo sfondo di scenari da fotoromanzo. Supersenior rischia di riproporre la stessa dicotomia: da una parte chi lo troverà coinvolgente perché capace di parlare di problemi che sente vicini, dall’altra chi invece lo bollerà come irrimediabilmente noioso. Come è strutturato è presto detto: dodici over 60 (sei maschi, sei donne) per tre mesi vivono insieme in un castello laziale e si impegnano a preparare uno spettacolo sotto l’occhio delle telecamere. Chi lo ha definito un “Grande Fratello” geriatrico non sbagliava: le similitudini con la versione giovanilistica non mancano. Malgrado l’età che avanza, inutile girarci attorno: la curiosità è sempre quella di scoprire se in questi novanta giorni nasceranno love story proibite. Supersenior in verità alza il livello di privacy dei concorrenti (non ci sono occhi indiscreti nelle camere da letto) e abbassa le misure di custodia cautelare (i dodici possono uscire dalla casa e invitare ospiti). Rispetto ai Taricone e alle Floriana, i super- nonni mettono in campo la loro dote più preziosa: la saggezza. Le conversazioni risultano il più delle volte interessanti, non banali e possono fornire spunto per ulteriori chiacchierate in famiglia tra persone che vivono le stesse vicissitudini dei concorrenti. Seguite per due ore però, con rari interventi esterni del conduttore, portano anche i più coinvolti all’effetto video di nozze, ovvero lo sbadiglio. Va detto che il programma ha un indubbio merito: comunicare la gioia di vivere. I supersenior si mettono in gioco all’età della pensione e c’è chi dice “la mia vita è stata piatta come ‘na sogliola e ora ho fatto una mattana che mi faccia sentire viva” e chi sceglie come proprio epitaffio questo: “Morì a 75 anni pieno di speranze”. Non è la caricatura finto-giovanile di “Velone”. Tra il romantico dei Ponti di Madison County e il poetico di Pane e tulipani, qui va in scena piuttosto l’effetto Nonno Libero, la vita che comincia all’età della pensione. Non è un caso che il ruolo di conduttore sia stato affidato a Pietro Sermonti, reso celebre dall’ultima edizione del Medico in famiglia e che in Supersenior ha il ruolo del “figlio adottivo” che interagisce con i vecchietti esplosivi, proprio come nella fiction con Lino Banfi. Di fronte a questo ennesimo reality show restano però le domande di sempre: perché la gente di ogni età cerca la realizzazione di sé stessa solo in tv? Perché lo spettatore è tanto interessato a vedere in tv persone costrette dalla coabitazione a trovare un rapporto? Forse perché nella realtà la vita è meno entusiasmante che in tv e le relazioni più problematiche? Fosse questa la risposta, brutto segnale.

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