Una storia d’amore nata nel lager

Il 27 gennaio si celebra la giornata della memoria per ricordare le vittime dell'Olocausto. Eppure, nonostante gli orrori dei campi di sterminio nazisti, il bene non è mai stato totalmente annientato dall'odio. Tra le violenze si amarono e si sposarono Rebecca e Josep. Lei poteva salvarsi grazie alla lista di Schindler, ma preferì regare la sua libertà all'uomo che amava... E a volte anche le tragedie possono regalare un lieto fine.
Entrata del campo di concentramento di Auschwitz

L’antidoto al male è il bene. Nella notte della Shoah il bene non è mai stato totalmente annientato dall’odio. Ha aperto i suoi squarci di luce sfidando i pericoli, ma non è mai stato annullato dalla logica diabolica nazista. Ne è testimonianza il Giardino dei giusti allo Yad Vashem a Gerusalemme, che ricorda coloro che non hanno esitato a salvare la vita agli ebrei durante la Shoah. Ma ne sono testimonianza anche le storie d’amore che sono nate tra le devastazioni dei lager.

Non sono tante, ma ci sono state. L’amore è riuscito a fiorire anche là dove sembrava impossibile. Come certi fiori di alta montagna, che Dio solo sa come fanno a sbucar fuori, dove pare non ci sia neppure terreno. In occasione del giorno dedicato al ricordo, vogliamo raccontare una di queste storie d’amore. Quella di Rebecca e Joseph.

Probabilmente molti di voi si ricordano qualcosa di loro dal film Schindler’s List. Pensate… Rebecca era nella lista di Shindler, poteva essere salvata, ma ha fatto sostituire il suo nome con quello di Joseph, l’uomo che amava. Ci può essere gesto d’amore più grande? Lei fu così mandata ad Auschwitz, verso una morte pressoché certa.

Pensate… là dove l’amore non solo era dimenticato, ma veniva pure proibito, Joseph e Rebecca decisero di sposarsi, in segreto, in una baracca delle donne nel campo di concentramento di Plaszow. Se fossero stati scoperti tutti i partecipanti a quella cerimonia clandestina sarebbe stati condannati a morte. Ma sfidarono la morte per celebrare la vita.

E pensate… avevano poco e nulla da mangiare, come potevano avere qualcosa per celebrare il matrimonio? Eppure ebbero gli anelli: Joseph, che era un artista e che prima di essere imprigionato aveva creato diversi documenti d’identità falsi per salvare centinaia di vite, riuscì a forgiare due fedi nuziali da un cucchiaino.

Pensate… Joseph fu salvato grazie alla lista di Shindler, Rebecca riuscì a salvarsi miracolosamente dalla macchina infernale di Auschwitz. Un lieto fine: e vissero felici e contenti. Non ce ne furono molti altri, durante la Shoah. Ma qualcuno c’è stato.

In occasione di quello che sarebbe stato il loro 70esimo anniversario di matrimonio, nel 2014, la figlia disse: «Secondo la tradizione ebraica, in tempi di grande desolazione, un matrimonio può essere celebrato anche in un cimitero, legando simbolicamente i vivi e i morti». Lei si riferiva a una coincidenza: il campo di Plaszow era stato costruito sopra un cimitero.

La storia di Rebecca e Joseph rimane un simbolo di speranza. Il loro amore continua a legare cielo e terra e continua a lanciare un messaggio: l’amore ha il coraggio di sfidare il male. A volte riesce pure a vincerlo nel breve termine. Solo a volte… Ma riesce sempre a vincerlo nel lungo termine. Il male è terribile, ma ha le gambe corte.

 

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