Sposa per tredici giorni

Francesco, fra mezz’ora arriva don Daniele a sposare Teo e la Franchina!. A questa telefonata di un’amica infermiera del reparto infettivi, avevo provato una certa sorpresa, per l’urgenza. Entrambi, Teo e la Franchina, avevano trascorsi difficili, come del resto tanti altri ricoverati in quel reparto. Qualcuno ha detto di loro: Insieme si sono fatti del bene ma anche del male. Conoscendoli da anni, completerei così: Insieme si sono fatti del bene per la loro bontà e si sono fatti del male per la loro fragilità. Passando in pasticceria, ho preso una tortina a forma di cuore… Poi di corsa, in auto, verso l’ospedale. Lì mi aspettava Teo. Sai, avevamo pensato di sposarci già da un anno. Per noi non è un colpo di testa. Vuoi farmi da testimone?. Lusingato, gli ho risposto di sì. Intanto tutto il personale del reparto si era avviato verso la camera della Franchina. Aspettate un momento!, ci hanno fermati le due infermiere che preparavano la sposa. È entrato per primo Teo. E dietro di lui, quasi in punta di piedi, tutti noi, disponendoci in cerchio. Lei indossava sul pigiama un golfino bianco ricamato e tra i capelli aveva una margherita. Era lucida, serena, concentrata. Sul tavolo un mazzo di fiori. Niente ci ha disturbati durante la cerimonia, nessun campanello ha chiamato per un’urgenza. Teo aveva già una sua fede nuziale, mentre l’altra testimone (l’amica che mi aveva avvisato) ha prestato la sua alla sposa. Clima di vera famiglia: non per un sentimento del momento, ma come espressione di una realtà che si vive quotidianamente agli infettivi, dove si avverte una sensibilità speciale per ogni ammalato. Posso confermarlo io, da anni compagno di viaggio di molti tribolati, lì trattati come persone importanti. Guardando quegli sposi sereni, gioiosi, il celebrante non ha potuto trattenersi: Il vostro amore è contagioso! . Ed era proprio così. Poi gli applausi, gli evviva, le foto… E la tortinatortina è sembrata ingrandirsi: ce n’era per tutti! In serata ho portato alla sposa un bellissimo bouquet di rose bianche, omaggio di un’amica fioraia. Tredici giorni dopo, in paradiso devono aver fatto una gran festa per l’arrivo della Franchina. Questo lo scorso anno. Lei è stata cremata, ma perché le sue ceneri fossero disperse alle sorgenti di un fiume dove insieme a Teo aveva trascorso giornate particolarmente gioiose, abbiamo dovuto aspettare tutto questo tempo perché anche la Regione Emilia Romagna emanasse le disposizioni attuative della legge nazionale. Oggi finalmente è stato possibile completare quel desiderio della mia amica. Alle otto Teo ed io siamo andati a messa. Poi la normale burocrazia per eseguire le norme attualmente vigenti. L’impiegato comunale ha dato disposizioni perché le ceneri fossero di nuovo bruciate per polverizzarle ulteriormente. Nell’attesa, siamo andati all’Associazione per la Cremazione, lasciando scritta la volontà di Teo di essere anche lui cremato. Così non dovrà ritornare più nei locali del cimitero, lui che è consapevole di poter avere una vita breve. Ritirata la piccola urna metallica, partiamo verso la montagna, iniziando un rosario al quale ne seguiranno altri . Interrompiamo la preghiera solo per scambiarci una promessa solenne: il primo tra noi che partirà da questa terra si impegna a proteggere chi resta, e questi pregherà per l’altro. Arriviamo al luogo che i miei due amici frequentavano. È bello, isolato; sotto un ponte antico l’acqua scorre limpida. Aperta l’urna, con solennità Teo sparge le ceneri della sua sposa di tredici giorni. Tutto è silenzio, solo il mormorio del fiume ci conferma che la vita continua. Sperimentiamo con l’anima che è iniziato un rapporto nuovo con la Franchina. La sera, sul cellulare, un messaggio: Grazie per oggi, è stato bello sentirti vicino. Sia la Franca che io ti vogliamo bene. Teo.

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