Soldi alle banche

Le scelte del governo italiano finiscono per rendere poco affidabili gli istituti di credito che chiedono di essere ricapitalizzati e stringono sulla concessione dei prestiti ai privati. Un commento dopo l’intervento del governatore della Bce, Mario Draghi.
EPA/ARMANDO BABANI

Ultimamente i vicepresidenti del consiglio si sono svincolati da domande difficili con il ritornello autoassolutorio: «Chi governava prima di noi regalava soldi alle banche invece di aiutare i poveri». Adesso, con la orgogliosa riconferma della manovra economica bocciata dalla Comunità europea, il governatore della Banca centrale, Mario Draghi, interviene preoccupato per la futura affidabilità delle banche italiane che ha il compito di sorvegliare.

Conviene ricordare che le tanto deprecate banche italiane sonoda sempre le prime chiamate a comperare i nuovi titoli emessi dal Tesoro, sollecitate a farlo in notevole quantità soprattutto quando vengono a mancare altri compratori. Attualmente esse hanno complessivamente in pancia per 373 miliardi di titoli che nei sei anni di durata media hanno reso lo 0.93%, pari al 1.2% in più dei Titoli di Stato Tedeschi (spread 120), che in questi anni grazie alla politica di Draghi hanno avuto un rendimento negativo.

Le turbolenze causate dal nuovo governo italiano hanno portato lo spread dei titoli italiani a 320, quindi i BTP di nuova emissione, per essere venduti, hanno dovuto alzare del 2% il loro rendimento; così chi oggi dovesse vendere 10 mila euro di vecchi titoli, a causa della concorrenza dei nuovi, al posto dei 10 mila euro che ha investito, nel caso di un titolo con scadenza fra sei anni, ne ricaverebbe circa 10.000*(100-2*6)/100 = 8.800 Euro.

Se questo porta a consigliare i risparmiatori ad attendere tempi migliori (spread più basso) per vendere i propri titoli, non evita però che le banche italiane per calcolare le loro riserve obbligatorie debbano valutare i loro titoli al valore del presente, a 373*0.88 = 328 invece che 373 miliardi; i 45 miliardi di minor valore andranno tutti a scapito delle riserve delle banche.

Questa la ragione del crollo delle loro azioni in borsa: un crollo che penalizza solo chi ne possiede, segno però di un problema di tutti, perché così si riduce la loro capacità di credito.

Ogni banca può prestare soldi solo fino ad un preciso valore moltiplicatore delle sue riserve, inoltre per far quadrare i suoi conti con minori prestiti dovrà alzare il suo margine di guadagno per ogni nuovo mutuo o finanziamento ad aziende.

Questo varrà per le banche più solide, mentre quelle più vicine a livelli di rischio se lo spread non cala saranno necessari nuovi aumenti di capitale, in questo momento difficili da reperire da privati: interpellato in merito, Salvini ha risposto: «se serve ricapitalizzare il governo c’è».

Non sarà che con la sua politica “innovativa” il governo sta tornando a dare soldi alle banche a spese delle famiglie che hanno bisogno di un mutuo per la casa?

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