Solarità di Paul Taylor

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Una danza felice, libera, ariosa. Un gioco di linee e di movimenti come pennellate intrise di solarità. Coi suoi settantadue anni, Paul Taylor è uno dei coreografi più interessanti che abbiano arricchito, intorno agli anni Sessanta, la scena della “modern-dance”.Allievo formidabile di Martha Graham, di Humphrey, Tudor e Limòn; ballerino di Cunningham e, soprattutto, influenzato da Balanchine, egli seguì poi la sua strada di libertà, ricca di inventiva e di musicalità. E sulla musica classica ha innestato il suo raffinato e scintillante stile. Torna puntuale, quasi ogni anno, a entusiasmarci con la sua Dance Company, grazie alla Filarmonica Romana dove ormai è di casa.Accanto a titoli vecchi Taylor ha presentato tre novità per l’Italia, fra cui una creazione del 2002 tra le più belle del repertorio, che la dice lunga sulla sua lucida creatività: Promethean Fire. Sulla Toccata e fuga in re minore di Bach le otto coppie di ballerini danno forma e movimento alla partitura in un continuo comporsi e ricomporsi di figurazioni, di cadute e rialzate, esaltati dai costumi neri di Santo Loquasto che prolungano il protendersi delle braccia verso l’alto.Tra i classici della musica più frequentati c’è Debussy, sulle cui note impressioniste nasce Images, del ’77, ispirato alle pitture della reggia di Minosse a Creta, con profili che ricordano Isadora Duncan. Infine Mercuric Tidings, dell’82, un puzzle di infiniti passi, dalla velocità apparentemente senza sforzo, sempre in perfetta sintonia con la musica di Schubert. Ed è impeccabile tutta la compagnia: nessuno emerge, ma ciascuno assume una funzione di contrappunto nell’insieme.

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