Simone e Alessio: piccoli martiri di una terra di frontiera

Il funerale di Simone D’Antonio, uno dei due bimbi morti l’11 luglio a Vittoria. Il provveditore Filomena Bianco: «Siamo certi che questo paese vuole investire nella scuola? In questi territori di frontiera è più facile comprare un suv che un libro»
foto Francesca Cabibbo

«In questi territori di frontiera, è più facile comprare un suv che un libro. In questa terra, noi viviamo un doppio dramma: quello di piangere i nostri figli e quello di essere considerati dei mafiosi».

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Foto Francesca Cabibbo

Le parole del provveditore agli studi di Ragusa, Filomena Bianco, risuonano nella basilica di San Giovanni Battista di Vittoria. La chiesa non basta a contenere quanti hanno voluto salutare, per l’ultima volta, Simone D’Antonio, morto tre giorni dopo il tragico schianto dell’11 luglio

Una morte assurda: i due bimbi, due cuginetti, Alessio e Simone, entrambi di 11 anni, erano seduti sullo scalino di una casa vicina alla loro, giocavano insieme, con i cellulari tra le mani. Un’auto in corsa si è abbattuta su di loro e li ha orrendamente mutilati. Alessio è morto subito, Simone, cui erano stati amputati entrambi gli arti, ha lottato come un leone, ma alla fine non ce l’ha fatta.

Filomena Bianco ha detto di voler parlare da madre e non da burocrate. Ma anche da cittadina, «che proviene da Partanna, città del territorio di Messina Denaro, di Piera Aiello, mia compagna di classe, di Rita Atria, morta a 17 anni allorquando ha appreso la notizia della morte del giudice Paolo Borsellino». Filomena Bianco sa cos’è la mafia e cos’è un territorio, abituato, per anni, a convivere con la mafia.

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Foto Francesca Cabibbo

«Noi ci siamo stancati della violenza – ha detto – Simone ed Alessio sono figli di tutti noi. Il loro sacrificio non sarà vano. Da domani Vittoria sarà una città diversa, perché si è raggiunto un punto di rottura, un punto di non ritorno. E noi ci siamo stancati di vedere i banchi vuoti, li vogliamo pieni di bambini, piedi di speranza e di futuro, non pieni di fiori».

Al funerale di Simone D’Antonio hanno partecipato le autorità: il vice premier Luigi Di Maio, il governatore Nello Musumeci, il prefetto, Filippina Cocuzza, i commissari prefettizi Filippo Dispenza, Giovanna Termini, Gaetano D’Erba, il vicepresidente dell’Ars, Luigi Di Maio, alcuni parlamentari.

C’era anche il sindaco di Comiso, Maria Rita Schembari, a rappresentare le autorità politiche locali purtroppo assenti a Vittoria, città sciolta per infiltrazioni mafiose. Filomena Bianco si è rivolta a loro, ha ringraziato, ma anche ribadito, con schiettezza, che «domenica, per il funerale di Alessio, francamente , istituzionalmente mi sono sentita un po’ sola» ed ha ringraziato Di Maio perché, a fine celebrazione, ha incontrato i rappresentanti della scuola di Simone ed Alessio, i compagnetti, le insegnanti, la preside, Daniela Mercante.

«Ma siamo sicuri che questo paese vuole investire sulla scuola?» ha chiesto con forza e decisione. Perché «la scuola è territorio di frontiera, dove spesso si lotta con fatica anche per piccoli risultati e tutto diventa una conquista».

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foto Francesca Cabibbo

Il giardino della scuola Portella della Ginestra sarà risistemato e porterà il nome di Alessio e Simone. «Pianteremo dei girasoli, con mamma Valentina – ha detto la preside, Daniela Mercante – Sono i fiori che esprimono l’allegria, la forza, la solarità e l’energia di Simone ed Alessio: Alessio che voleva diventare musicista (amava le percussioni) e Simone, che faceva il ministrante nella parrocchia e voleva sempre portare la croce in processione». Anche il giardino del municipio (Palazzo Iacono) sarà intitolato ai due bambini. Lo ha annunciato il commissario Filippo Dispenza.

L’incontro del ministro Di Maio con i rappresentanti della scuola si è svolto a porte chiuse. Ma alcune notizie sono trapelate.

«In questo momento i bambini sono molto impauriti e preoccupati – ha detto Daniela Mercante – e i genitori hanno rappresentato alla scuola questa paura e sconforto. Ai bambini non è possibile offrire spiegazioni sensate. Abbiamo chiesto al vicepremier di essere affiancati da un team di psicologi perché i docenti, assieme i bambini, avranno bisogno di elaborare il lutto e lo faranno con delle persone competenti. Abbiamo chiesto di affiancarci con misure straordinarie, ripercorrendo la lezione spirituale di don Milani, straordinaria anche dal punto di vista metodologico e cognitivo: del “dare di più a chi ha di meno” ed in questo momento, obiettivamente , il mondo della scuola vittoriese ha bisogno di avere le istituzioni vicine anche con misure straordinarie.

Abbiamo bisogno di percorsi sicuri per permettere ai bambini di andare a piedi a scuola, che si donino più libri, che si potenzino i corsi ad indirizzo musicale. Alessio vi era rientrato, ma rispetto alle 46 richieste riusciremo a soddisfarne solo 24”. Bufalino diceva che aveva imparato a non rubare ascoltando Mozart. Ecco dalla musica viene solo del bene e credo possa servire a rappresentare legalità ed esempi di cittadinanza».

Di Maio in visita privata per portare la presenza dello Stato, non ha rilasciato dichiarazioni. Ha promesso l’interessamento del governo per un inasprimento della legge sugli omicidi stradali. «Spero che la nuova legge porti il nome dei nostri figli» ha detto Alessandro D’Antonio, papà di Alessio. Negli stessi giorni, nella vicina Scicli, due incidenti hanno ucciso una giovane madre di 24 anni ed un giovane in motorino.

Di Maio ha anche invitato la scuola a Roma, per l’inaugurazione dell’anno scolastico e per una visita ai luoghi istituzionali. Il ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, potrebbe essere a Vittoria all’inizio del nuovo anno scolastico.

Il vescovo, Carmelo Cuttitta, nell’omelia, ha sintetizzato tutto questo. «Siamo stanchi – ha detto – dei momenti difficili che stiamo vivendo, di non trovare ciò che serve alla collettività, di andare avanti alla rinfusa, senza mai convergere e trovare tutte le soluzioni possibili perché alcune cose non accadano più. Quando avremo la possibilità di condividere fraternamente tutto ciò che abbiamo, allora saremo nella gioia. Alessio e Simone sono nella vita eterna e noi ce la dobbiamo ancora meritare», poi ha chiesto un applauso, un abbraccio per i due piccoli, durato diversi minuti.

La piccola bara bianca lascia la basilica settecentesca, uno dei gioielli di Vittoria. Quella basilica che da oggi custodirà, tra i suoi tesori d’arte, anche la memoria di due bambini “martiri” la cui breve vita, com’è nel desiderio di tanti, può segnare un momento di riscatto. Di quella consapevolezza che finora è mancata. Perché la mafia è un male anche quando offre un lavoro e sembra mostrare un volto gentile e pacioso. Di quella pace che significa rassegnazione e assuefazione.

Vittoria, la città dell’oro verde, della ricchezza improvvisa degli anni ‘70 ed’80 grazie ai “primaticci” prodotti nelle serre del litorale. Ricchezza, alto tenore di vita, e interi quartieri abusivi che crescono come funghi con case in cui si investono soldi, tanti soldi. Ma anche città di contraddizioni.

Oggi l’economia è crollata e la città annaspa. Cerca un’identità che c’è, ma che è nascosta tra mille contraddizioni. Simone ed Alessio possono segnare il riscatto di tutto questo. A patto di non dimenticare.

«Questi due bambini profumano di dignità – ha detto Filomena Bianco – voi, mamma e papà, avete centrato l’obiettivo educativo, la mission di genitori». La «mission» continua.

 

 

 

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