Seven Swords

Espressione di una lunga tradizione orientale, questo kolossal sulle arti marziali ci attrae da un lato e ci delude da un altro. Tuttavia, è tale da nutrire il nostro interesse sul cinema della grande Cina. L’autore, Tsui Hark, è considerato il maggiore regista di oggi, lo Spielberg d’Oriente per la varietà dei temi trattati nei suoi numerosi film. Ha origine vietnamita, si è formato negli Usa, lavora ad Hong Kong, dove, con altri, ha inventato connubi nuovi di linguaggi diversi. Seven Swords è ambientato all’inizio del XVII secolo, quando una nuova dinastia venuta dalla Manciuria ha preso il potere, vietando l’uso delle armi tra gli agricoltori. Emissari governativi, senza scrupoli, uccidono indiscriminatamente, per attuare il decreto e intascare i compensi. Sette guerrieri organizzano la difesa. Non si può fare a meno di pensare a I sette samurai, ma si nota subito la differenza nella resistenza dei contadini presentata da Hark, che è organizzata con scaltrezza politica. È facile scorgervi un’allusione all’invasione giapponese della Manciuria e, nella presenza di due coreani tra i rivoltosi, uno sguardo benevolo alla Corea. Tali significati e la scelta di una narrazione realistica indicano che la pellicola è indirizzata alla sensibilità dei cinesi, che hanno apprezzato que- st’ultima molto più dell’elegante leggerezza di La tigre e il dragone e di Hero, piaciuta agli europei. I cinesi, inoltre, non lamentano la scarsa caratterizzazione dei personaggi, di cui noi avvertiamo maggiore necessità, e colgono di più l’aspetto corale di un accadimento, che noi vorremmo esposto in maniera più lineare e attenta alle sorti individuali. Tuttavia, possiamo apprezzare la complessità delle riprese e il loro montaggio furioso, il magnetismo selvaggio e la dinamica potente delle scene dei duelli, capaci di toglier loro ogni limitazione spaziale, anche nei luoghi più claustrofobici. Insomma, un interessante segno stilistico, realistico e surrealista insieme, sintesi geniale tra nuovo e antico, tra occidente ed oriente. Regia di Tsui Hark; con Donnie Yen, Leon Lai, Charlie Yeung.

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