Il ritorno di Alessandro Magno

Il grande condottiero macedone ritratto nel mosaico ora in restauro in una rassegna imperdibile, con reperti da Pompei, al Museo archeologico di Napoli. Alessandro Magno e l’Oriente
Mosaico della battaglia di Alessandro e Dario, da Pompei, Casa del Fauno. Fine del II sec. a.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale Archivio fotografico MANN. Ph Luigi Spina

Giulio Cesare lo invidiava. Per tutto il Medioevo venne esaltato come un uomo eccezionale in miniature statue ed affreschi. Il Rinascimento lo rese protagonista di infinite storie di ogni genere e simbolo di bellezza e fortezza – come nel Collegio del Cambio del Perugino a Perugia o Raffaello nella Scuola  d’Atene o il Sodoma nella Villa Farnesina a Roma -, perfino papa Borgia volle chiamarsi col suo nome in suo onore. E non parliamo di film girati su di lui da quello con Richard Burton (1956) biondo,  a quell’Alexander hollywoodiano di Oliver Stone (2004) con un incredibile  biondo Colin Farrell, che fu un flop.

Alessandro il Macedone non è mai uscito di scena. Morte misteriosa a 33 anni nel 323 a.C, tomba ad Alessandria, educazione da Aristotile, esploratore fino all’India e forse anche oltre, unificatore sotto il suo nome di popoli diversi uniti dalla superiore cultura ellenica. Innamorato dell’eroe omerico Achille, i l suo modello, morto giovane come lui.

A Napoli l’immenso mosaico con la Battaglia di Isso o Gaugamela – venti metri quadrati di superficie, oltre tre metri per sei – è in genere visibile in posizione verticale. mentre in realtà era il pavimento dalla ricchezza cromatica impressionante, rinvenuto nel 1831 nella Casa del Fauno, una delle più lussuose di Pompei. Forse copia di un affresco di Apelle, forse no, la grande scena di battaglia è ora in restauro e al museo è sostituita da una riproduzione che ne evidenzia nei dettagli la magnificenza: dall’occhio torvo e dai capelli al vento di Alessandro al terrore di Dario in fuga, dallo scalpitio dei cavalli alla foresta di lance. Un epos musivo, un filmato fermato un attimo nel colmo dell’impeto e destinato a durare per sempre.

Ma a Napoli il Macedone torna anche con altre opere: dal piccolo bronzo del I secolo d. C. del giovane condottiero a cavallo in un gesto d’impeto eroico, copia romana del gruppo del celebre scultore Lisippo, all’affresco con Filosofo, l’Asia e lui Alessandro con la lancia del I secolo a.C., da Boscoreale, dalla statua con Figura femminile come Venere indiana alla pesante Anfora apuana con Alessandro e il re Dario del IV secolo a.C., una scena ripetuta molte volte nell’arte.

Alessandro il grande, l’eroe conquistatore, l’onnivoro ricercatore di novità aperto al futuro, stroncato troppo giovane. A Napoli ritorna con il suo furore, la ricerca di gloria e l’ambizione di unificare il mondo sotto il suo nome. Da lui i grandi condottieri impareranno, tutti.

Alessandro Magno e l’Oriente. Fino al 28/8

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