Ridi, Pagliaccio!

Nelle sale cinematografiche il film Jocker diretto da Todd Phillips trionfatore a Venezia. Una interpretazione sconvolgente Arthur-Jocker per verità e fusione di lacrime, terrore, furore.

«Ridi del duol che t’avvelena il cor”!, canta Pagliaccio nell’omonima opera di Leoncavallo. È il riso del dolore e della morte. La risata larga di Jocker nel film diretto da Todd Phillips, trionfatore a Venezia e ora in sala, è una smorfia disperata di un clown infelice che diventa odio, rabbia e violenza. Nella New York sudicia e desolata, il giovane clown Arthur ama far spettacoli per i bambini,  ha una risata compulsiva  che deriva dalla sua ipersensibilità, ma vede che nessuno lo capisce, lo ama, anzi viene aggredito, pestato da un gruppo e lasciato solo. Vive con la madre – se è sua madre – folle,  la accudisce con amore. Solo che l’incomprensione degli altri, la derisione in questa città nebulosa lo porta fatalmente a desideri di vendetta. Il non-amore diventa voglia di morte e di dare morte. Con il rossetto che si fa sangue, egli diviene  paladino dei miseri  come lui, contro i ricchi, come sono i genitori di Batman che ucciderà. Arthur-Jocker sembrerà a volte travolto dalla folla, morto, ma poi risorgerà quale genio irridente e sarcastico della distruzione.

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Duro, compatto, rapido, con una luce impietosa, il film non fa sconti all’uomo infelice, vittima del rigetto e perciò trasformato in maschera ghignante che semina infelicità.

Un mostro dunque? Sì, un mostro il cui cuore un tempo dolce è ora colmo di ira. Joaquin Phoenix dà anima  e corpo a Jocker con una interpretazione sconvolgente per verità e fusione di lacrime, terrore, furore. La follia più della follia. Come finirà il clown dal ghigno di sangue? Come tutti gli esseri “diversi”, recluso. Lui in un casa di cura. Ma ci resterà? Il dubbio è lecito. Anche perché in una società degradata e non amante, altri Jocker sono pronti a sorgere. Il film questo lo fa capire, non è solo fumetto. Da non perdere.

 

 

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