Regionali in Calabria, un rinvio prevedibile

In Calabria slittano ad aprile le elezioni regionali. Dal Covid alla scomparsa della presidente Santelli: una regione in emergenza
Nino Spirlì (da Facebook)

Dallo scoppio della pandemia in una realtà segnata da un sistema sanitario in emergenza da decenni alla prematura scomparsa della presidente Santelli passando per la combattuta nomina del nuovo commissario ad acta alla sanità, tra rifiuti e dimissioni nell’arco di 24 ore, il 2021 si apre con una questione irrisolta. L’ennesima a queste latitudini. Quando andranno a votare i calabresi per eleggere il nuovo presidente e il nuovo consiglio regionale?

Dal 15 ottobre scorso, data della tragica morte di Iole Santelli stroncata da una malattia contro la quale aveva combattuto sino all’ultimo istante, mascherando con una straordinaria voglia di vivere un male che mordeva ogni giorno senza sosta, il governo regionale calabrese, come da statuto, è guidato dal presidente facente funzioni Nino Spirlì fino alle prossime elezioni regionali. Il consiglio regionale è “formalmente” sciolto in vista delle elezioni della nuova assemblea. In condizioni normali i tempi sarebbero stati più brevi, ma vista l’emergenza sanitaria a inizio novembre il Consiglio dei ministri ha deciso di dare alla Regione un arco di tempo entro il quale fissare la data delle nuove elezioni: tra il 14 febbraio e il 10 aprile. Il 1 dicembre, dopo aver con il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, il presidente Spirlì con un proprio decreto ha fissato al 14 febbraio la data delle nuove elezioni regionali. Indicazione che il governo ha fatto propria approvando nelle scorse settimane il cd “decreto Calabria”.

Tra Natale e Capodanno, cambio di rotta drastico. Il comitato tecnico-scientifico che affianca il governo, con un parere formale, valuta come “auspicabile” il rinvio delle elezioni regionali. Il presidente Spirlì, dopo averlo annunciato in consiglio regionale, avvia la procedura per il rinvio delle elezioni. Nella giornata di ieri, il presidente facente funzioni ha annunciato l’intesa con il presidente della Corte d’Appello: in Calabria si voterà domenica 11 aprile, una settimana dopo Pasqua.

Se nei palazzi delle istituzioni, da Catanzaro a Roma, la data del voto in Calabria era più che altro una questione formale di decreti e pareri, nella perfetta consapevolezza che presto o tardi si sarebbe proceduto al rinvio, i cittadini calabresi non hanno mai realmente creduto alla possibilità di poter andare a votare il giorno di S. Valentino. Il rinvio era nell’aria ed era nei fatti: andare a votare in pieno inverno, nel pieno della seconda ondata, all’inizio di una campagna di vaccinazione che già vede la Calabria tra le regioni più a rilento, sarebbe stato un massacro sanitario e sociale. Con l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità che vede la Calabria insieme a Liguria e Veneto in uno scenario epidemiologico di tipo 2, situazione che “desta particolare preoccupazione”.

È davvero difficile far comprendere ai cittadini calabresi, già nel pieno di un’emergenza sanitaria che la pandemia ha portato alle estreme conseguenze, le ragioni di date annunciate e cambi di date altrettanto annunciati che rischiano di far crescere a dismisura la sfiducia nelle istituzioni. In una Regione dove, vale la pena ricordarlo, da due tornate elettorali regionali, va a votare meno di un cittadino calabrese su due. Serve chiarezza e linearità da parte delle istituzioni, quando è in gioco la democrazia in una Regione in piena crisi: sanitaria, economica, sociale, istituzionale. Si parla dei diritti costituzionali dei cittadini calabresi, che devono essere messi nelle condizioni di votare e partecipare a una campagna elettorale in sicurezza, senza essere costretti a scegliere tra le ragioni della salute e le ragioni della democrazia.

 

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