Radio America

L’ultimo lavoro di Robert Altman, 81 anni, si distacca dagli altri, costituendone un’evoluzione. Una deliziosa commedia pervasa da un significato crepuscolare. Quasi un commiato. Siamo in un teatro gremito del Minnesota, durante uno show per una trasmissione radiofonica, iniziata negli anni Settanta, seguita da milioni di ascoltatori in tutto il mondo. Si immagina che sia l’ultimo a causa dell’irrefrenabile avanzamento della speculazione edilizia, cioè della modernità. Anche per questa sensazione di fine, la descrizione dello spettacolo è legata al passato. Il film ha un andamento corale, che ricorda quello di Nashville, di trent’anni fa, e come quello, mette in scena canzoni popolari, varietà di personaggi, squisitamente americani, e di dialoghi, con una cinepresa che passa agilmente da un gruppo all’altro, senza asprezze. Insieme a una leggera malinconia c’è umorismo, soprattutto nelle gag pubblicitarie, vivacizzate da buffi rumoristi. Attori noti alternano parti recitate ad altre improvvisate con modi spontanei e bizzarri. Nonostante la prima impressione di un ottimismo facile, il film presenta una sua complessità. Lo sguardo positivo di Altman sulla propria cultura assume indirettamente una connotazione politica, per lo spontaneo confronto con lo stato attuale delle cose. Inoltre, l’impostazione generale aiuta a capire che cosa succede in noi, quando, ad età avanzata, si ripensa al passato. Spesso non si tratta di pura nostalgia. Essa in Radio America trascende sé stessa, diventando il sogno di uno stare insieme, semplice e bonario, e collegandolo in qualche modo all’idea di un altrove ultraterreno. Infatti, una sorte di angelo della morte, impersonato da una giovane donna, bionda e vestita di bianco, algida ed elegante, si aggira dietro le quinte, mostrandosi a quelli che deve portare via, facendolo con modi dolci e naturali. Un’allegoria leggera, che Altman usa per ricordare la precarietà della vita e indicare come egli si stia familiarizzando con la speranza di sopravvivere dopo la morte, evitando una chiusura della sua carriera amara e pessimista. Regia di Robert Altman; con Meryl Streep, Garrison Keillor, Kevin Kline, Tommy Lee Jones, Lily Tomlin.

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