Quelli che. . . i dischi per Natale

Fa fine, e non impegna. Nonostante tutto, il disco resta uno dei più gettonati ed economici fra i regali di Natale. Specie per – e tra – i più giovani. Anche se il costo è sproporzionato al materiale e spesso al contenuto, anche se è difficile centrare in pieno i gusti del destinatario, anche se vien sempre da chiedersi quanto ci azzecchi il voluttuario con una festa del genere. Ma questa è un’altra storia… Ciò detto, vediamo di districarci nel tradizionale ingolfamento di fine anno, e proviamo a giocare, accoppiando le novità del momento a qualche tipologia di potenziali destinatari (trattandosi di regali, è bene concentrarsi su di loro, anche se questo è molto meno ovvio di quel che si pensi). Cominciamo dai qualunquisti. Con loro è facile: trangugiano tutto e san distinguere a malapena Beethoven da una betoniera. Per loro l’ultimo Celentano Per sempre (Sony), proprio per la sua inarrivabile banalità, andrà benissimo. Se preferiscono l’internazionale, andate su Testify (Wea) di Phil Collins e gradimento sarà ugualmente garantito. Proseguiamo con gli intellettuali. Brutte bestie, a loro invece non va mai bene niente. State alla larga dall’ultimo Springsteen (ce l’avranno già) e dirigetevi piuttosto su qualche buon cantautore non ancora celeberrimo tipo Richard Ashcroft, Human Condition (Virgin) o David Gray, A new day at midnight (Cgd). In ambito italiano, consigliatissimo Il fischio del vapore (Sony) dell’accoppiata De Gregori- Marini: encomiabile tentativo di sdogadamento del vecchio folk nostrano. A seguire è il turno dei trendysti. Pericolosi anche loro, ma se non altro, generalmente onnivori. Sono i modaioli, in perenne ricerca dell’ultima tendenza da imporre al circondario. Se amano il made in Italy, potete provare col nuovo dei Tiromancino In continuo movimento (Virgin), o L’eccezione (Universal) di Carmen Consoli; per gli esterofili provate con l’ultimo Tori Amos Scarlet’s walk (Sony). Quasi all’opposto troviamo i griffomani. Per loro vale solo ciò che finisce in hit parade. E se non c’è all’autogrill vuol dire che non è da comprare. I must del momento sono gli ultimi lavori di Madonna, Christina Aguilera, Robbie Williams, le antologie del Vasco, di Bersani, dei Queen e degli U2. Oltre ovviamente al live della banda dei quattro (Ron, Mannoia, Daniele e De Gregori). Non vale manco la pena citare i titoli. Al contrario, per gli idealisti, è richiesta coerenza assoluta tra arte e vita, ovvero tra ciò che si canta e ciò che si è. Materia rara di questi tempi: per loro il gradito e gradevole ritorno di Jackson Browne con Night ride home (Cgd), o la raffinata autorilettura dei classici di Joni Mitchell, nell’elegante Travelogue (Nonesuch). Passiamo ai nostalgici. Basta la parola. Alle infinite pubblicazioni antologiche (delle quali ci siamo già diffusamente occupati un paio di numeri fa) aggiungiamo la ristampa dei concerti di Dylan del ’75 Bootleg series n.5 (Sony), Shaman (Bmg) dell’inossidabile Santana, e lo struggente album postumo di George Harrison Brainwahed (Emi). Ed eccoci agli alternativi. Premesso che nella categoria quelli veri sono infinitamente meno numerosi dei sedicenti, e che la gamma è comunque assai variegata, consiglio ai più barricaderi l’ottimo ritorno dei Pearl Jam Riot Act (Sony) o se volete essere un po’ meno scontati l’omonimo debutto degli Audioslave (Sony). Per gli anarchici autarchici, lo scorbutico anticantautore Bugo con il suo Dal lo sei al ci fai (Universal). Immancabili i romantici: per loro il soul patinato è perfetto. Dunque direi il nuovo Tony Braxton More than a woman (Bmg) o Ask a woman who knows (Universal) di Natalie Cole. Indicato anche il postumo di Alex Baroni Semplicemente (Bmg). I crepuscolari: Scelta pressoché obbligata: A rush of blood to the head (Emi) dei Cold Play, così perfetto da funzionare anche per buona parte delle categorie sopra e sottocitate. È il turno dei minimalisti. Gente che non ama gli orpelli e va dritta al sodo. Per loro l’ultimo Moby o il più recente Sea Change (Universal) Beck. Ottimo anche il sobrio American IV (Universal) dell’eterno Johnny Cash o l’etereo ritorno dei Sigur Ròs (Edel). Un consiglio anche per gli entusiasti. Razza irriducibile, il loro ottimismo terminale troverà sicuro nutrimento nella superficialità dei Westlife con l’antologico Unbreakable (Bmg); ancor meglio il nuovissimo Shaggy Lucky day (Mca) che sprizza allegria da tutti i solchi o, per gli italiofili, il Pinocchio dei Pooh (Cgd). Impossibile non considerare anche i bastiancontrari. Qui vi potete sbizzarrire, fino al limite massimo di pescare a caso fra le offerte speciali: improbabili carneadi, vecchie glorie incontinenti, oscuri talenti quartomondiali, spericolati incroci di generi, va tutto bene, a patto di saper motivare la scelta. Occhio però: se bluffate, se ne accorgono subito. Ora è il turno degli cosmopoliti. Due opzioni: l’intrigante connubio afrocubano della senegalese Orchestra Baobab, rediviva con Specialist in all styles (World Circuit), o l’eccelso Up (Virgin) del sempreverde Peter Gabriel. Perfetto anche il dvd di One Giant Leap (Palm) E per finire intenditori. A qualunque genere siano devoti (e voi dovreste saperlo, giacchè non mancano occasione per parlarne) è pressoché impossibile accontentarli senza incappare in un “ce l’ho già” o – peggio ancora – in un “grazie, non è male”, che tradotto in nataliziese stretto, vuol dire che per loro il dischetto in questione ha la lebbra. Fondamentale dunque (ancor più che per tutte le altre categorie) cautelarsi preventivamente col negoziante per un’eventuale restituzione. Ma la migliore opzione resta sempre una bella sciarpa o un buon libro. Tanti auguri dal sempre vostro

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