Il papa: Bagnasco quanto mi farà pagare per entrare a Genova?

Papa Francesco tralascia il testo del suo discorso che aveva preparato per i vescovi italiani riuniti all’Aula nuova del Sinodo in Vaticano per la 70° Assemblea generale della Cei per avere un dialogo profondo tra tutti. All'inizio ringrazia il cardinal Angelo Bagnasco e scherza con lui e con tutti in un clima di famiglia e fraternità

Raccoglimento. Spontaneità. Dialogo. Papa Francesco entra nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano per la 70sima Assemblea generale della Cei. L’aula è stipata in ogni luogo perché oltre i vescovi diocesani, ci sono anche i vescovi emeriti, i giornalisti e il personale degli uffici Cei.

Raccoglimento. Papa Francesco entra nel silenzio generale. È assorto, concentrato, segue con profondità la preghiera, ascolta il saluto del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e quando prende la parola, parla a braccio. Accantona il bel testo scritto perché, forse, pensa sia più utile creare un clima di famiglia, di spontaneità, di condivisione e ringrazia Bagnasco «per i 10 anni di servizio nella presidenza e (…) per la pazienza che ha avuto con me perché non è facile lavorare con questo papa». Risate generali. «In questo lavoro − prosegue − posso dire che ci vogliamo bene e che è nata una bella amicizia».

«Ho solo una paura – la voce tradisce un tono umoristico – di quanto mi farà pagare per entrare a Genova?». (il papa sabato 28 sarà nel capoluogo della Liguria, ndr). Applausi e fragorose risate. «I genovesi non fanno sconti su nulla». Commenta tra l’ilarità generale. «Ma tanto lei è abituato a passare da una presidenza all’altra (il cardinal Bagnasco è il nuovo presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, ndr) e «vedrà che la nuova sarà più facile». Poi spiega, passandoselo tra le mani, che ha scritto un testo, ma preferisce accantonarlo perché gli sembra più una meditazione che una introduzione ai lavori. Gli sembra un testo più utile da leggere con calma, da meditare. Ora quello che più gli interessa è il dialogo aperto.

«La mia idea è fare un dialogo sincero come la volta precedente quando è riuscito e mi ha fatto tanto bene». Dove «si domandano le cose chiaramente senza paura perché quando non c’è il dialogo, e quello che presiede non lo permette, si semina il chiacchiericcio e questo è peggio». Il papa è disposto «a sentire anche opinioni che non siano piacevoli, ma (esprimetevi) con tutta libertà perché, secondo la bella definizione il papa è il servo dei servi di Dio».

L’ultima battuta è sull’orario. Sono le 16 e 30. «Finiamo alle 19 – conclude – e se non c’è niente da dire finiamo prima». Chiede ancora chi è l’ultimo vescovo a essere stato consacrato. Si alza una mano. È quella del vescovo Guglielmo Giombanco, nominato vescovo di Patti, in provincia di Messina, il 17 febbraio scorso. «Benvenuto – conclude il papa – e ora solennemente extra omnes». Fuori tutti. La discussione sarà, giustamente, a porte chiuse.

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