Quanto costa un sorriso a Pag-asa

Un giovane terapista a confronto con la povertà e la speranza in un poverissimo centro delle Filippine, dove un gemellaggio con l’Italia garantisce assistenza sanitaria gratuita. La sua lettera
Daniele De Patre a Tagaytay

Sono Daniele De Patre, un ragazzo di 25 anni cresciuto nella meravigliosa frazione di San Nicolò a Tordino, nel teramano. Dopo essermi diplomato alle scuole superiori ho iniziato a nutrire un grande sogno: volevo spendere la mia vita per aiutare gli altri, in special modo i più bisognosi e trovare quindi un lavoro che mi permettesse di farlo. Nel 2009 mi sono laureato in fisioterapia e mi sono trasferito a Pisa per iniziare ad esercitare la professione e continuare ad approfondirne la materia.
 
Lavorando in ospedale e in altre strutture mediche, cresceva sempre più in me, il desiderio di mettere le mie conoscenze e abilità a disposizione degli altri. Questo lavoro mi ha introdotto in ambienti difficili, sofferenti e ho capito che proprio in quelle situazioni, l'uomo ha bisogno di maggiore assistenza, conforto e vicinanza. Lontano da me, al di là dei confini del mio mondo, la realtà però era completamente diversa: i più poveri e sofferenti venivano lasciati in disparte senza nessuna speranza di migliorare il loro stato. Così dopo due anni, il sogno di spendermi per le persone più lontane e disagiate è diventato realtà e a gennaio 2012 mi sono trasferito a Tagaytay, un piccolo paese al sud di Manila nelle Filippine.
 
Il Pag-asa Social Center (Pag-asa che significa “speranza”) è una struttura che eroicamente cerca di modificare il destino e l'esistenza delle persone più povere. Entro in punta di piedi in una realtà totalmente nuova, lontana dalla mia cultura, una realtà di povertà, di disagio e di dimenticanza. In questa struttura lavorano circa 10 persone fisse e, con le tante altre che vi ruotano attorno, si rinnova giornalmente il patto di spendere tutto per portare gioia e speranza negli ambienti più difficili. La prima rivoluzione in questo nuovo cammino per me, è stato proprio il rapporto con loro. Mi sono sentito parte di una splendida famiglia ed io, straniero,  l'ultimo arrivato, sono stato il privilegiato, il più assistito.
 
Qui tra i colleghi c'è forte spirito di cooperazione e, oltre a un cammino di aiuto, si costruiscono ponti di fiducia fra noi, in modo da testimoniare per primi la bellezza di vivere in un ambiente sereno, pulito, non compromesso, alla luce del sole. Il mio lavoro è duplice, la mattina sono impegnato nella traduzione di letterine dall'inglese all'italiano scritte da bambini che usufruiscono del sostegno a distanza di tante famiglie italiane. Nel pomeriggio, sono responsabile della fisioterapia delle persone che ne necessitano. In entrambi i casi è un lavoro molto profondo e nuovo per me.
 
Durante la lettura di ciò che i bambini scrivono, mi trovo immerso sempre più nel loro mondo. Seppure non conosco i volti di coloro che sono dietro la penna che scrive, nelle loro parole trovo tutta la gioia, la difficoltà o la speranza che vivono. Sto imparando che i bambini, pur piccoli colgono sempre tutto, se non con gli occhi, con il cuore e con l'anima. Mi rendo conto che sono contraddistinti da una speciale sensibilità e, vedere la felicità che nasce dal ricevere un paio di ciabatte nuove o un quaderno colorato è per me, una gioia immensa. Ecco quanto costa il sorriso di un bambino. Per noi europei è così distante questo modo di vedere le cose, di vivere la vita che, spesso, lo dimentichiamo andando alla ricerca di chissà cosa. Ma qui mi accorgo davvero di ciò che è più importante, della semplicità della loro esistenza, in cui qualsiasi cosa di nuovo arrivi, è un dono enorme e una festa grande riceverlo.
 
Esercitando poi la mia professione qui, mi trovo come a riapprenderla da capo, anzitutto nel rapporto con i pazienti, che qui è completamente diverso. Prima di intraprendere un percorso di recupero mi trovo a stringere con loro una relazione di amicizia, di solidarietà, di conoscenza. Ed è bellissimo entrare nel loro più intimo pensiero, capire cosa provano e come desiderano essere aiutati. Ciò mi capita in special modo con i genitori dei tanti bambini che vengono qui per le cure. Mi accorgo che spesso covano così tanti pensieri, incertezze e il mio ascolto è già il primo grande sostegno.
 
Il Pag-asa è una delle poche struttura che offre servizio di assistenza medica completamente gratuito e questo, è fondamentale per la  gente locale, in quanto, sempre più spesso, i pazienti che hanno bisogno di cure, anche se semplici, non avendo soldi, non possono permettersele e ciò porta a peggiorare la loro situazione, ma qui si punta a risolvere completamente il problema.
 
Stando in questo ambiente, mi accorgo ora di quanta superficialità, indifferenza e noncuranza contraddistingueva la mia vita. Mi sembrava che il mondo finisse nella mia realtà e tutto ciò che vedevo nella tv o nei notiziari era così lontano che non potevo farci nulla. Ma ora, vivendo qui, in prima persona, capisco che davvero si può fare tanto. Tantissimo. A partire dal pensare semplicemente a loro, a questi ambienti, cambiando il nostro vivere la giornata quotidiana. Il ridare dignità alle nostre abitudini, il non sperperare tutte le nostre risorse e ricchezze in cose futili, ma dare un senso al loro possesso e al loro utilizzo.
 
Qui con pochissimo bambini e famiglie ritrovano la speranza e la serenità di una vita non fatta di stenti. Il vederli sereni con l'unica sicurezza di avere  cibo per la sera, il saperli felici di avere la possibilità di mandare i figli a scuola e, il guardare i loro occhi che, con profonda commozione, ringraziano per un vestito o qualcosa di misero donatogli, riempie il mio cuore di gioia!
 
Di certo non è facile essendo lontani riflettere su questi argomenti, capisco che sono cose così distanti dalla nostra cultura che neppure ci sfiora l'idea di pensare a ciò. Ma se per un attimo mi fermo e ricordo che tutto quello che mi è stato dato, il nascere in un paese benestante, l'avere una casa, l'auto, le mille comodità che ognuno sogna e soprattutto la possibilità di migliorarmi attraverso lo studio ed il lavoro, tutto, tutto ciò mi è stato dato gratuitamente, senza un mio merito… beh, questo si che mi fa riflettere…
 
La realtà che vivo nel mio paese è semplicemente un dono enorme che ho ricevuto, un prezioso regalo che mi è stato donato senza chiedermi nulla in cambio. E così come io sono nato in Italia arbitrariamente, un mio fratello nasce adesso in Africa, ed un altro in Brasile ed un altro ancora nelle Filippine e la loro condizione sarà destinata ad essere diversa dalla mia, povera e sofferente.
Per questo non posso più chiudere gli occhi ed essere egoista. Non posso tappare le mie orecchie e fare finte che il mio fratello se la caverà senza il mio aiuto, non posso legarmi le mani e pensare che  il resto non esiste. Non posso, mio fratello, essendo tale, ha bisogno di me. E quando realizzo poi che questo bisogno per me è un contributo irrisorio, sento il cuore esplodermi nel petto e ho voglia di correre per dare subito il mio apporto alla realizzazione della più bella delle speranze.
 
Voglio anch'io mettere un mattone per la costruzione di un mondo in cui io e i miei fratelli possiamo mangiare allo stesso modo, avere entrambi la possibilità di studiare e di istruirci, avere il modo di vestirci e di giocare senza elemosinare, avere un tetto ed un letto sul quale poggiare il capo la notte e sognare che, finalmente, un mondo più giusto non rimane soltanto un'idea lontana ma qui, grazie ad un aiuto, sta diventando pian piano realtà.Con la gioia che contraddistingue chi aiuta.
 
Daniele 

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