Quando il volontariato fa notizia

Un incidente sugli sci diventa occasione per un'insegnante di matematica di fare lezione dalla sua stanza d'ospedale. Suscitando reazioni inaspettate
La prof.ssa Barazza in ospedale con la sua alunna

«È stato come un sasso gettato in uno stagno: da lì sono partite tante onde, sempre più ampie». Così la prof.ssa Michela Barazza, docente di matematica all’Istituto Tecnico Economico “Antonio Tambosi” di Trento, commenta la risonanza – che lei assicura che non si sarebbe mai aspettata – avuta da un suo gesto in sé e per sé semplice, ma finito su diversi giornali e finanche sui profili social del presidente della Provincia Autonoma di Trento.

La prof.ssa Barazza è infatti rimasta vittima lo scorso 13 gennaio di un incidente sulle piste da sci, e un incidente che ha peraltro lasciato un particolare amaro in bocca. La persona che l’ha travolta arrivando da sinistra (avrebbe quindi dovuto dare la precedenza) non si è infatti nemmeno fermata a prestarle soccorso, e non è stata identificata. La docente ha riportato ben quattro fratture, di cui una peraltro identificata solo in un secondo momento; ed è stata sottoposta ad un delicato intervento al bacino all’ospedale Trento. E lì, durante la degenza, ha saputo che ricoverata in un altro reparto c’era una sua alunna; comprensibilmente in difficoltà nel rimanere al passo con il programma scolastico, essendo ospedalizzata già da qualche tempo. La prof.ssa Barazza le ha così proposto di raggiungerla nella sua stanza, per darle lezioni di matematica. Un gesto che lei racconta esserle venuto naturale, come parte del suo stesso essere insegnante con quarant’anni di esperienza.

La cosa ha suscitato dapprima la curiosità del personale ospedaliero, poi dei colleghi del Tambosi – dove la docente è conosciuta e apprezzata anche per gli svariati corsi di formazione e progetti che porta avanti da anni, su tematiche come la comunicazione sana ed efficace e la promozione del benessere a scuola; e infine anche dei giornalisti, che hanno dato eco a questo gesto sui media locali. Un gesto amplificato anche dal fatto che proprio in quei giorni il presidente Mattarella era a Trento per l’inaugurazione dell’anno europeo del volontariato, di cui la città è capitale per il 2024.

E appunto il tema dello spendersi gratuitamente per gli altri è al centro di questa storia: un gesto semplice, per quanto reso più difficile dalle situazioni contingenti, che a sua volta ne ha generati altri. «Davvero è stato il volontariato che va e che torna – osserva la prof. Barazza –: io per prima sono stata soccorsa anche da volontari sulle piste, c’è poi stato chi mi ha procurato una sedia adatta alle mie condizioni al mio rientro a casa, chi ha cucinato per me e per i miei familiari, e tante persone che sono venute a trovarmi. Non da ultimo il nostro parroco, che mi porta sempre, come dice lui, “Gesù da asporto”, ossia la comunione. Per cui il mio gesto di mettermi volontariamente a disposizione di questa studentessa è stato accompagnato da tanti altri».

La prof.ssa Barazza fa notare come il seme da lei gettato sia caduto su un terreno fertile: «Trento e il Trentino sono territori che hanno una lunga tradizione di volontariato – racconta –: nella circoscrizione dove vivo ad esempio, la circoscrizione Agentario, ogni anno si organizza l’Argentario Day. Una giornata in cui ciascuno si mette all’opera per fare tutto ciò di cui il quartiere può avere bisogno, e che quest’anno si terrà il 13 aprile».

Ora la prof.ssa Barrazza si avvia alla pensione, essendo questo il suo ultimo anno di insegnamento; e già sono numerose le manifestazioni di stima di studenti, genitori e colleghi giunte sin d’ora alla notizia del suo incidente e del fatto che la docente non sa quando potrà riprendere servizio. «Certo dispiace perché ho perso la gita a Lisbona con le quinte, e perché non posso seguire gli alunni di persona in questi ultimi mesi – ammette –; ma sono in contatto costante con il mio supplente, e anche così faccio loro sentire la mia presenza. Non avrei mai pensato di concludere la mia carriera scolastica così, ma questa volta l’insegnamento invece che dalla cattedra è arrivato da un letto d’ospedale».

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