A proposito dell’obbligatorietà del vaccino anti Covid

Alcune considerazioni in forma di opinione personale sulla vaccinazione anti Covid, tra diritto e obbligo morale
(Siphiwe Sibeko/Pool via AP)

Il vaccino anti-Covid 19 non è obbligatorio, seppur i rappresentanti del Governo italiano ed in particolare il Ministero della Salute, raccomandano fortemente alla collettività di sottoporsi alla campagna di vaccinazione. Ma se non è un obbligo perché mai una persona dovrebbe vaccinarsi ? Ed ancora: se i benefici del vaccino anti-Covid 19 sono maggiori rispetto agli eventuali effetti collaterali, perché mai non dovremmo vaccinarci ? Così come è impostata, l’argomentazione potrebbe davvero  non avere mai una fine.

Proviamo a ripartire per un altro sentiero di discussione. Cosa posso fare io (nel senso di ciascuno di noi), per tutelare l’altro dal Covid 19?

Sicuramente, in primis,  evitare di essere una possibile fonte di  contagio, attuando le misure di protezione del distanziamento, dell’uso corretto della mascherina, l’igiene delle mani e degli ambienti. E’ sufficiente tutto questo? Forse no, perché il rischio è dietro l’angolo, e le vicende quotidiane di questi diversi mesi di pandemia, ce lo stanno facendo capire sempre di più.

Il vaccino è uno strumento medicale sicuro che evita il contagio dal Covid 19 ? Gli scienziati ci stanno dicendo di no ma, nello stesso tempo, ci hanno assicurato che questo stesso vaccino consente- in caso di contagio – di azzerare (o comunque di attenuare) la gravità dei sintomi della malattia da Covid 19. Ora la discussione inizia a farsi più chiara? Forse no, o meglio, non del tutto. Perché no? Perché se non ci vacciniamo tutti ( e non solo in Italia o in Europa…o in occidente!), ci sarà sempre qualcuno che rischia di ammalarsi di Covid 19 e, qualora quest’ultimo non fosse vaccinato, i sintomi e gli effetti sull’intero suo organismo potrebbero essere molto gravi, anche mortali purtroppo.

Ma, come abbiamo visto,  il vaccino anti-Covid 19 rimane una libera scelta, non è obbligatorio appunto. Ed infatti, non c’è una vera e propria legge che imponga l’obbligatorietà dei vaccini, questo deve essere chiaro.

La stessa Costituzione italiana non prevede, almeno espressamente, l’obbligo vaccinale. Alcuni giuristi richiamano (forse in maniera non del tutto  appropriata) il trattamento sanitario obbligatorio (cd TSO) normato dall’art.32 della Costituzione, affermando che, ai fini della tutela preventiva della salute pubblica, potrebbe essere legittimo ( giuridicamente) il ricorso al TSO, così da imporre ad ogni cittadino l’inoculazione del vaccino anti-Covid 19. Insomma che cosa è bene per sé stessi ? E che cosa è bene per gli altri ?

Che cosa è bene per lo Stato e per la collettività tutta  anche oltre i confini del proprio Stato? Qui la questione concreta ( della salute e del vaccino), esce dal concetto di libertà, insinuandosi tra le delicate aree della morale e della legge ma, soprattutto, della ricerca scientifica.

Uno Stato deve farsi carico della salute di tutta la collettività? Personalmente credo proprio di sì: ma ciò che conta, non è solo la libertà o l’interferenza tra la morale ed il diritto, soprattutto sotto il profilo della salute dell’uomo.

Ancora una volta, ciò che è fondamentale, sono le scelte ed  i percorsi di responsabilità ( non solo a livello scientifico ma, soprattutto, sotto il profilo prettamente politico) che conducono a dette scelte.

Lo Stato non deve ( e non dovrebbe)  decidere per noi e per la nostra salute ( parleremmo di paternalismo statale): la collettività siamo noi stessi, ciascuno di noi deve salvaguardare questa collettività, soprattutto sotto il profilo della salute pubblica ( nazionale ed universale). Credo che nessuno (tanto meno lo Stato) debba arrogarsi il diritto ( o, peggio ancora, la morale) di dover imporre un trattamento sanitario obbligatorio per quanto concerne la vaccinazione anti Covid-19: il mondo scientifico ( sia a livello nazionale che internazionale), a più voci, ci sta dicendo che la vaccinazione di massa può contribuire ( e, di fatto, è ciò che ad oggi sta accadendo) a salvare molte vite.

Credo che la nostra libertà, la nostra autodeterminazione ( così come le nostre convinzioni personali), dovrebbero farsi carico proprio di queste vite altrui, insieme alla nostra e a quella dei nostri cari: ecco perché vaccinarsi è una scelta responsabile e rispettosa dell’altro, forse addirittura un vero e proprio  gesto d’amore  verso gli altri, un gesto concreto di fraternità per salvaguardare la vita dell’umanità.

Il problema non sta nel costringere, nel controllare o nel vincolare i cittadini a fare qualcosa o a sottoporsi ad un vaccino; la vera sfida ( per lo Stato ma, soprattutto, per ciascuno di noi) consiste nelle “spinte gentili” ( effetto nudge, appunto) di cui lo Stato dovrebbe farsi carico ( un paternalismo consapevole ed efficacie, appunto) per formare ed informare ( pienamente ed in maniera trasparente)  ogni singolo cittadino, affinché quest’ultimo possa maturare una scelta responsabile, anche sotto il profilo della tutela della salute individuale e collettiva. Queste “spinte gentili”, semmai, dovrebbero aver più efficacia e maggior intensità a sostegno di tutti quei paesi del Mondo che non riescono a farsi carico di una campagna vaccinale anti-Covid; in particolare, gli Stati più avanzati economicamente (e non solo quelli occidentali), sono chiamati ad aiutare gli Stati che si trovano in maggior difficoltà.

Ecco che, ancora una volta, questa pandemia ci sfida ( su scala universale),  ad un gesto fraterno  di concreta solidarietà, per una nuova umanità basata sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione. Come dire: ognuno di noi è chiamato verso uno sguardo molto più ampio, un orizzonte che vada ben oltre al nostro lavoro, ai nostri affetti, alle nostre sicurezze, alla nostra salute. Tutta l’umanità è chiamata a porre in essere, quotidianamente, queste “spinte gentili” verso chi è altro rispetto a noi.

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