Porteremo al papa l’EdC

Presentato l'incontro degli imprenditori col papa, il 4 febbraio. Il coordinatore internazionale, Luigino Bruni: Noi siamo contro le disuguaglianze sociali e a favore di rapporti rinnovati nelle imprese
Economia di Comunione

«Il tema della diseguaglianza sociale è centrale per l’Economia di Comunione. Oggi (nel mondo) ci sono tutti i mezzi per risolverla, ma non facciamo abbastanza». Parla Luigino Bruni, docente della Lumsa e dell’Istituto universitario Sophia e coordinatore internazionale dell’EdC, questa rete mondiale di imprenditori, studenti e semplici cittadini, a cui aderiscono più di 860 imprese dei 5 continenti. Riuniti in questi giorni a Castel Gandolfo, 1.100 rappresentanti dell’Edc di 51 Paesi del mondo incontreranno sabato 4 febbraio papa Francesco per presentargli la proposta di un’economia diversa, che non sfrutta e non esclude, ma che anzi, promuovendo tra le imprese una “cultura del dare”, le spinge a promuovere il benessere aziendale e la ricerca, ma anche a sostenere chi è in difficoltà.

Luigino Bruni
Luigino Bruni

«Noi – spiega Bruni – siamo in sintonia con papa Francesco e al suo pontificato», che dice quattro no all’economia che non rispetta l’uomo e il creato, «vogliamo proporre di dire qualche sì… un sì all’Economia di Comunione».

L’EdC è nata da un’intuizione di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, durante un viaggio in Brasile nel 1991, quando vide dall’aereo la “corona di spine” delle favelas che circondava i grattacieli. Quest’anno compie i 26 anni di vita e vede, come ha spiegato Bruni, i precursori dell’Economia di Comunione procedere a passo spedito con accanto le nuove imprese che hanno aderito al progetto. Aziende che operano nei settori più vari, liberamente, facendo tesoro delle proprie relazioni, che diventano un vero e proprio “atout”, cioè una carta in più per stare sul mercato, senza essere soffocati dalle sue logiche, ma anzi mettendo in comune – chi può – fino ad un terzo dei propri utili per sostenere i poveri, iniziative di formazione, aziende in difficoltà…

La rete dell’Edc ha volti di tutti i colori e storie che fanno pensare. C’è Teresa Ganzon, proprietaria – nella periferia di Manila, nelle Filippine – della banca Kabayan, che conta 350 dipendenti, 23 agenzie e serve 11mila famiglie, sostenendo progetti di microcredito grazie ad un equilibrio tra servizio ai clienti ed efficacia aziendale. Ha il volto sorridente di John Mundell, a capo della Mundell & Associates, un’azienda statunitense di consulenza ambientale con 25 dipendenti tra scienziati e ingegneri, che continua a mettere al centro del proprio lavoro la persona, e non la contabilità, per promuovere un’economia dai tratti umani, opposta al capitalismo tradizionale americano.

C’è il volto sereno di Steve William Azeumo del Camerun, presidente dell’Apecac, l’Associazione per un’Economia di Comunione dell’Africa Centrale, che svolge un delicato lavoro di collegamento tra giovani e aziende col motto: “Noi non diamo il pesce (a chi ha fame, ndr) e non insegniamo a pescare. Noi peschiamo insieme” ai poveri. E c’è il volto giovane e fresco, ma tenace e preparato di Maria Helena Ferreira Fonseca, del Brasile, il Paese in cui l’idea dell’EdC è nata. E proprio lei, presidente dell’organismo che riunisce le 121 aziende brasiliane legate all’Economia di Comunione, nonché giovani e cittadini, è il simbolo – secondo Bruni – degli effetti possibili di questa nuova economia. Nata in una famiglia senza molti mezzi, Maria Helena ha potuto studiare, laurearsi e formarsi grazie ai fondi messi in comune dagli aderenti all’EdC, arrivando a rappresentare, giovanissima, le aziende del suo Paese. Un esempio chiaro ed emblematico di mobilità sociale.

Bertola Srl
Bertola Srl

Da Cuneo, i volti di Livio e Paolo Bertola hanno invece presentato la storia della Bertola srl, azienda operante da 71 anni, da quando il capofamiglia, tornato dalla guerra, fondò la sua impresa improntandola al rispetto per i poveri e all’apertura agli altri. Altri, che oggi, hanno anche il viso degli immigrati. Oggi, la Bertola srl conta 25 dipendenti e 6 milioni di fatturato, nonché un patrimonio inestimabile di beni relazionali, creato grazie ad un rapporto disinteressato e generoso con i fornitori, i clienti e finanche le aziende concorrenti.

Questi volti, queste storie, sono solo alcuni di quelli che si recheranno sabato all’incontro col papa, al quale parteciperanno anche la presidente e il copresidente dei Focolari, Maria Voce e Jésus Mòran. «L’economia – ha sottolineato Bruni – ha separato gli individui e ci ha riempiti di merci, ma l’individuo da solo non può essere il futuro del capitalismo». Purtroppo, ha aggiunto il coordinatore dell’EdC, «le promesse di unità della globalizzazione stanno venendo meno». L’economia cambia molto rapidamente e, in tale contesto, servono nuovi miti fondativi del mercato e del mondo perché i vecchi non convincono più». Certo, anche nell’EdC non sono tutte rose e fiori. Le difficoltà, ammette senza remore Bruni, ci sono e ci sono state, anche a causa della crisi economica, ma proprio negli anni più difficili gli utili condivisi sono aumentati. «Ci sono stati un sacco di problemi, ma la crisi ha messo in luce chi aveva costruito cose vere. Tante aziende hanno chiuso, ma tante nuove imprese – ha sottolineato l’economista – sono entrate nel progetto. In economia i cambiamenti provocano maggiore crescita perché creano più dinamismo. Le aziende che hanno investito sui rapporti hanno resistito meglio alle difficoltà.

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