Il “piccolo nulla” della Galilea

Le virtù eroiche di una giovane carmelitana medio-orientale, Mariam di Gesù Crocifisso, venerata come santa (kedise) da cristiani e musulmani

 

Betlemme non si compendia solo nella maestosa basilica che ingloba la Grotta della Natività o nell’altra Grotta, quella del latte, dove Maria si sarebbe fermata un giorno a riposare e ad allattare il Bambino, e neppure nella cosiddetta Casa di san Giuseppe o nel parco con le cisterne e il mausoleo di re David. Quello che fu il villaggio dove nacque Cristo è anche il luogo dove cristiani e musulmani vanno a onorare, nella chiesa del Carmelo, la tomba di una giovane religiosa che, ricca di mistici doni, tese per tutta la vita alla santità propria e altrui: la “piccola araba” veniva chiamata perché, piccola di statura, dimostrava meno della sua età anagrafica ed anche per l’innocenza evangelica che emanava da lei.

Un libro delle Edizioni OCd, Mariam di Gesù Crocifisso. Le virtù eroiche, a cura di Antonino Maria Terzo, riporta le testimonianze sulle quali si è fondato il giudizio della Chiesa per avviare il processo che avrebbe condotto la carmelitana scalza di tal nome all’onore degli altari. Il lettore ha quindi la possibilità di seguire tutto l’iter culminato, il 17 maggio 2015, nella canonizzazione suggellata da papa Francesco.

Mariam Baouardy nasce il 5 gennaio 1846 ad Abellin, villaggio della Galilea a metà strada tra Nazareth e Haifa, da genitori molto poveri e ferventi cristiani di rito greco-cattolico. Rimasta orfana di entrambi a tre anni, viene affidata ad uno zio paterno, mentre il fratellino Paolo è adottato da una zia. Non lo rivedrà più.

Dei suoi anni infantili, Mariam conserverà lo stupore per la bellezza del creato in cui tutto le parla di Dio, insieme all’acuto sentimento della transitorietà di ogni cosa. Senza nessuna istruzione scolastica (sarà analfabeta per tutta la vita), a soli otto anni riceve la prima comunione e poco dopo si trasferisce ad Alessandria d’Egitto con i parenti.

Tredicenne decisa a donarsi al Signore, si oppone al matrimonio impostole dallo zio, secondo le consuetudini orientali. Minacce, umiliazioni e maltrattamenti non servono a farle cambiare idea. Tre mesi dopo, esortata da un turco musulmano ad abbracciare l’Islam, rifiuta e l’uomo, inviperito, le taglia la gola per poi abbandonarla in un luogo fuori mano, credendola morta. Mariam racconterà di essersi risvegliata in un tugurio, per diversi giorni curata, nutrita e istruita da una giovane “religiosa” nella quale ha riconosciuto la Vergine Maria. A prova dell’accaduto, le rimarranno per sempre la voce rauca e una vistosa cicatrice al collo; lo stesso celebre medico ateo che ha accertato la mancanza di alcuni anelli della trachea dichiarerà che non avrebbe potuto sopravvivere senza un miracolo.

Seguono anni durante i quali la ragazza lavora come servetta ad Alessandria, Gerusalemme, Beirut, preferendo le famiglie più povere, per le quali si presta anche ad elemosinare. A Marsiglia, dove giunge nel 1863, le sue estasi vengono scambiate dai nuovi padroni per deliqui o svenimenti. Due anni dopo, nonostante parli male il francese e sia di salute cagionevole, viene accolta nel noviziato delle suore di San Giuseppe dell’Apparizione, dove è sempre pronta ad accollarsi i lavori più faticosi e ingrati.

Cominciano a manifestarsi in lei altre grazie singolari: due giorni alla settimana, infatti, rivive la Passione di Gesù; riceve anche le stigmate, che nella sua semplicità scambia per una malattia. Per lo sconcerto causato da questi fenomeni mistici, al termine dei due anni di noviziato Mariam viene allontanata dalla congregazione. In compenso, nel giugno 1867, è accolta nel Carmelo di Pau, non lontano da Lourdes, dove troverà sempre amore e comprensione in mezzo alle tante prove che dovrà superare.

Novizia con il nome di suor Mariam di Gesù Crocifisso, insiste per essere suora conversa, poiché si trova più a suo agio nel servizio degli altri e fa fatica a leggere nella recita dell’ufficio divino. Dono di profezia, estasi o attacchi del demonio, tutto coopera perché si senta una nullità di fronte al Signore. Sarà questa estrema umiltà, insieme all’obbedienza e alla carità eroiche, a determinare la decisione della Chiesa di iscriverla nella lista dei santi.

Dopo tre anni, parte con altre sei suore per andare a fondare il primo monastero di carmelitane in India, a Mangalore. Partecipa in spirito a quanto succede nella Chiesa, come le persecuzioni in atto in Cina, e a volte sembra, almeno esteriormente, trascinata da satana in terribili lotte e tormenti: ciò che tuttavia non le impedisce di affrontare i lavori più pesanti e le difficoltà insite in una nuova fondazione. Intanto c’è chi mette in dubbio l’autenticità di ciò che sperimenta, attribuendolo alla troppo fervida immaginazione orientale. Il 21 novembre 1871 Mariam fa la sua professione religiosa e un anno dopo viene rinviata a Pau, dove riprende la vita semplice di conversa. Qui i prodigi continuano: per sei giorni la si trova in estasi sopra ad un tiglio, sostenuta da rami debolissimi. Ne discende solo quando la superiora glielo ordina, senza quasi toccare i rami e le foglie.

Il 20 agosto 1875 insieme ad un piccolo gruppo di suore s’imbarca per una nuova avventura: la fondazione del primo Carmelo in Palestina. È il Signore stesso che ispira a Mariam la scelta del luogo a Betlemme e a il progetto del monastero. Siccome è l’unica a parlare l’arabo, è impegnata nella sorveglianza dei lavori. Nel frattempo si occupa anche della fondazione di un Carmelo a Nazareth. Mentre è in viaggio scopre, per rivelazione, il luogo dove Gesù spezzò il pane davanti ai due discepoli, Emmaus Nikopolis, a circa 30 chilometri da Gerusalemme. Di nuovo a Betlemme, Mariam riprende il suo compito, ma mentre porta da bere agli operai cade e si rompe un braccio. A causa della cancrena, nel giro di pochi giorni muore a 32 anni: è il 26 agosto 1878.

Commenta il curatore del volume: «Nei circa tre anni passati a Betlemme, la vita della serva di Dio fu ancora caratterizzata da visioni, estasi, stigmate alternate a dolori fisici molto acuti e a indescrivibili pene interiori, alle quali non di rado si aggiungevano tremende tentazioni. A intensissime gioie spirituali, manifestate con sublimi accenti di lirismo mistico, seguivano pesantissime aridità di spirito che la facevano soffrire indicibilmente».

Enorme il fascino esercitato da questa umile carmelitana illetterata su intellettuali cattolici come Maurice Barrès, Léon Bloy, Francis James, Julien Green, Jacques Maritain, Louis Massignon, René Schwob. Fa pensare il fatto che proprio Mariam, così favorita doni mistici, mettesse in guardia dal cercare rivelazioni o cose sorprendenti: «Non andate a vedere e consultare qui e là lo straordinario, altrimenti la vostra fede si indebolirà – raccomandava da parte del Signore –. Se vi si dice: la Madonna appare qui o là, vi è un’anima straordinaria in tal luogo, non andate… Il Signore vi dice: Sii fedele alla fede, alla Chiesa, al Vangelo. Se sarete fedeli alla Chiesa, al Vangelo, egli sarà sempre con voi e non vi lascerà mai».

 

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