Il piano di Ursula von der Leyen per salvare l’Europa (e l’Italia)

La Commissione europea ha presentato un piano di ripresa per centinaia di miliardi di euro che dovrà essere negoziato e poi approvato dagli Stati membri. Maggiori aiuti a chi è più in difficoltà, come l'Italia, a cui potrebbero andare oltre 172 miliardi di euro, di cui 82 a fondo perduto. I Paesi del Nord frenano

Un piano di ripresa dell’Unione europea (Ue) dalla crisi socio-economica innescata dalla pandemia di Covid-19, che mira ad essere sostenibile, uniforme, inclusivo ed equo per tutti gli Stati membri. Next Generation EU (Prossima generazione dell’Ue): si chiama così lo strumento, che si articola in tre principali aree d’intervento, proposto da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, di fronte al Parlamento europeo.

Tale strumento raggiungerebbe 2.400 miliardi di euro, per i prossimi anni, con l’attivazione di un fondo da 750 miliardi di euro, al quale si aggiungeranno 1.100 miliardi di euro dal bilancio pluriennale per il periodo 2021-2027 e 540 miliardi delle misure già approvate (il cosiddetto Mes light, il fondo Sure per la disoccupazione e i fondi messi a disposizione dalla Banca Europea per gli Investimenti). Questa, per l’appunto, è solo una proposta che sarà discussa nelle prossime settimane fino all’approvazione del Consiglio europeo, il 18 giugno.

In primo luogo si tratta di sostenere gli Stati membri per investimenti e riforme, grazie ad un nuovo dispositivo per la ripresa e la resilienza da 560 miliardi di euro, anche nell’ottica della transizione verde e digitale e per la resilienza delle economie nazionali, con una capacità di sovvenzionamento che potrà arrivare a 310 miliardi di euro e sarà in grado di mettere a disposizione prestiti fino a 250 miliardi di euro.

Tutti gli Stati membri avranno accesso al sostegno, che tuttavia si concentrerà verso quelli che sono stati colpiti più duramente e in cui più acuto è il bisogno di aumentare la resilienza, cioè il recupero da questo evento traumatico. Gli attuali programmi della politica di coesione riceveranno 55 miliardi di euro in più da qui al 2022 nell’ambito della nuova iniziativa REACT-UE, in base alla gravità delle conseguenze socio-economiche della crisi, tra cui il livello di disoccupazione giovanile e la prosperità relativa degli Stati membri.

Il proposto potenziamento del Fondo per una transizione giusta con un importo che potrà arrivare a 40 miliardi di euro aiuterà gli Stati membri ad accelerare la transizione verso la neutralità climatica, mentre un incremento di 15 miliardi di euro per il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale aiuterà le zone rurali a introdurre i cambiamenti strutturali richiesti ai fini del Green Deal europeo.

In secondo luogo si intende rilanciare l’economia dell’Ue incentivando l’investimento privato, con un nuovo strumento di sostegno alla solvibilità che mobiliterà risorse private al fine di aiutare le imprese europee economicamente sostenibili che operano nei settori, nelle regioni e negli Stati membri più colpiti. Lo strumento avrà in dotazione 31 miliardi di euro e mirerà a reperire sostegno alla solvibilità per 300 miliardi di euro a favore delle imprese di tutti i settori economici e a prepararle ad un’economia più pulita, digitale e resiliente.

Ancora, con il potenziamento di InvestEU, il programma d’investimento europeo, fino a 15,3 miliardi di euro, sarà possibile mobilitare investimenti privati in progetti in tutta l’Ue. Contemporaneamente, sarà attivato un nuovo dispositivo per gli investimenti strategici incorporato in InvestEU che genererà, grazie al contributo di 15 miliardi di € di Next Generation EU, investimenti per un importo fino a 150 miliardi di € nel miglioramento della resilienza dei settori strategici, specie quelli collegati alla transizione verde e digitale.

In terzo luogo, l’Ue dovrà trarre insegnamento dalla crisi. Per questo, è prevista l’attivazione di un nuovo programma per la salute EU4Health, con una dotazione di 9,4 miliardi di euro, che potenzierà la sicurezza sanitaria e permetterà di prepararsi alle crisi sanitarie del futuro. Grazie a un incremento di 2 miliardi di euro, il meccanismo di protezione civile dell’Unione RescEU sarà ampliato e potenziato così da attrezzare l’Unione per le crisi future e permetterle di farvi fronte.

bandiere unione europeaIl programma Orizzonte Europa riceverà 94,4 miliardi di euro, per finanziare attività essenziali di ricerca nel campo della salute, della resilienza e della transizione verde e digitale. Per sostenere i suoi partner nel mondo, l’Ue assegnerà anche una dotazione supplementare di 16,5 miliardi di euro alla sua azione esterna.

Ursula von der Leyen ha dichiarato che «con il piano per la ripresa trasformiamo l’immane sfida di oggi in possibilità, non soltanto aiutando l’economia a ripartire, ma anche investendo nel nostro futuro: il Green Deal europeo e la digitalizzazione stimoleranno l’occupazione e la crescita, la resilienza delle nostre società e la salubrità dell’ambiente che ci circonda. Il momento dell’Europa è giunto: la nostra determinazione dev’essere all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte».

Per la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) «un ambizioso piano di ripresa sarebbe un segno visibile che l’Ue e i suoi Stati membri sono tornati sulla strada della solidarietà». Mons. Antoine Hérouard, presidente della Commissione affari sociali della Comece, ha dichiarato che «questa crisi può rappresentare un’opportunità per l’Ue di compiere un importante passo in avanti per affermare ed esprimere la propria solidarietà, sostenendo l’Europa nel recupero attraverso una giustizia ecologica, sociale e contributiva».

Ebbene, questo può essere vero solo se i leader europei troveranno un accordo politico e, soprattutto, un compromesso tra gli Stati del Sud, più duramente colpiti (e fortemente indebitati), quelli del Nord, desiderosi di assicurarsi una gestione oculata delle risorse, e quelli dell’Est, ansiosi di conservare i generosi contributi europei. Quel che è certo è che la Francia e la Germania hanno trovato un accordo che ha permesso alla Commissione europea di giungere ad una proposta, diciamolo chiaramente, ambiziosa e nel complesso buona.

L’aspetto rivoluzionario di Next Generation EU è il reperimento di risorse finanziarie grazie all’innalzamento temporaneo delle risorse proprie dell’UE al 2,00% del reddito nazionale lordo, il che significa che la Commissione europea potrà contrarre sui mercati finanziari prestiti per 750 miliardi di euro. Questi finanziamenti supplementari saranno convogliati verso i programmi europei ed il loro rimborso sarà spalmato nei futuri bilanci dell’Ue sull’arco di un lungo periodo, con inizio non prima del 2028 e completamento non oltre il 2058.

Del resto, se è vero che molte di queste risorse saranno a fondo perduto, bisogna ricordare che il bilancio dell’Ue è composto dai contributi che gli stessi Stati membri mettono a disposizione. Fatti i primi calcoli, all’Italia dovrebbero essere messi a disposizione 172,7 miliardi di €, di cui 82 miliardi a fondo perduto, con un saldo positivo di 26 miliardi (rispetto al proprio contributo al bilancio comunitario).

L’Italia saprà spenderli bene? Anzi, saprà semplicemente spenderli? O faranno la fine dei molti miliardi restituititi a Bruxelles negli ultimi decenni per l’incapacità di fare progetti e impegnare i fondi?

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