Per una tv giovane

Assomiglia un po’ ai suoi spettatori. Una trasmissione adolescente, capace di grandi slanci e di diventare rapidamente grande. Screensaver, salva la tv è un po’ così. L’azienda l’ha guardata come un padre un po’ sospettoso con i colpi di testa di una figlia troppo intraprendente. Adesso però ne riconosce le qualità e la sta valorizzando, dandole spazio anche nel palinsesto estivo. E fa bene: la trasmissione è tra le poche cose buone della tv per ragazzi. Propone i video prodotti nelle scuole italiane, ma si è anche data il compito di insegnare ai teenager a guardare in modo critico la tv. I contenuti funzionano, ma bisogna ammettere che il successo di Screensaver è merito soprattutto del suo ideatore e conduttore, il trentenne Federico Taddìa. Il feeling con i ragazzi, spesso ospiti in studio, è immediato. Chissà se molti hanno sognato di averlo come professore. “Per fortuna no, o almeno non me l’hanno mai detto – confida -: anche perché i professori con i quali ho a che fare è gente davvero in gamba”. “Screensaver” è un programma in evoluzione. Sembra crescere giorno dopo giorno. . . “È vero. Siamo partiti con l’obiettivo minimo di dare visibilità ai tanti lavori elaborati nelle scuole con l’ausilio di videocamere e nuove tecnologie. Ma pur continuando a presentare questi lavori, abbiamo capito che il nostro compito era anche raccontare il mondo dei ragazzi, cercare di capire cosa passi loro nella testa. I video che riceviamo mostrano il mondo come loro lo vedono, non “filtrato” dagli occhi degli adulti. Magari con qualche parolaccia, ma autentico. Non siamo sociologi, cerchiamo semplicemente di dare la parola a loro, alle loro emozioni. La crescita riguarda me. Non avevo mai fatto conduzione in tv. Anch’io ho imparato molte cose strada facendo”. “Screensaver” smentisce due luoghi comuni: i prof non sanno molto di mass media, gli studenti si impegnano poco a scuola. . . “È vero, anche se spesso noi puntiamo i riflettori su storie che sono di nicchia. Eppure, girando le scuole d’Italia alla ricerca di esperienze da valorizzare, non potete immaginare quanti insegnanti motivati, che dedicano tempo ai propri studenti anche fuori dall’orario scolastico, andando a vedere un film con loro, mangiando una pizza, anche il sabato e domenica. Tutto gratis, tutto per amore della professione. Questa è una nostra risorsa”. Di ragazzi, tu ne incontri tanti. Che idea ti sei fatto di loro? “Io sto scoprendo che sono tanti i ragazzi che si mettono in ballo. È vero, in molti leggi l’apatia, ma sono tante anche le belle storie. Non credono nella politica, ma soprattutto nei politici e hanno voglia di impegnarsi per cause concrete. Usano tanta tecnologia, ma non sono insensibili ai grandi ideali. Hanno paura di essere giudicati. I professori, gli allenatori, i genitori, tutti hanno per loro un giudizio. Loro invece, desiderano essere accettati. L’altro giorno alcuni studenti di Pisa mi hanno detto: noi nel tempo libero cosa facciamo? Assolutamente nulla. Mi hanno sorpreso e spaventato. In realtà, andando oltre la superficie, ho scoperto che una vorrebbe fare l’ostetrica, l’altro sognava di aprire un agriturismo. Insomma, progettavano un fu- Assunta Servello/ Uff. Stampa Rai turo anche se all’apparenza sembravano vuoti”. Altro compito che vi siete dati: svelare i segreti della tv. . . “È una specie di corso di sopravvivenza, perché pochi come i ragazzi possono essere influenzati dalla tv. Noi cerchiamo di spiegare tutti i segreti, i maneggi per farti passare un’informazione non corretta e obiettiva. Abbiamo fatto anche diverse puntate sui maghi televisivi per smascherare i trucchi di chi si fa ricco sulla ingenuità altrui. È un viaggio a 360 gradi su come la tv può prenderti in giro”. La scuola è davvero messa così male come sembra? “La prima impressione, rispetto ai tempi in cui l’ho frequentata io, è che vada di male in peggio. Ma generalizzare, soprattutto in questo campo, non aiuta. È il singolo docente che conta. Ho visto scuole di periferia dove ottimi docenti tirano su studenti modello, e istituti super ricchi dove insegnanti poco motivati hanno perso di mano la situazione. Il problema per tutti resta uno: come catturare l’interesse di ragazzi sempre più distratti e distanti. Questa è la sfida”. La tv dei ragazzi è stata il trampolino di lancio di Bonolis, Chiambretti, Frizzi. Ma il tuo impegno con i ragazzi mi sembra avere radici ben più profonde di una carriera televisiva. E così? “In effetti a chi mi ricorda questi illustri precedenti io con rispetto dico: no grazie. Non mi interessa fare Domenica in, non è questa la tv che mi piace. Screensaver l’ho pensato così e rispecchia la mia idea di conduzione. Non sono né bravo né bello, ma sono lì per ascoltare, per tirare fuori il meglio. Voglio essere un tramite, mi piacerebbe quasi sparire perché i contenuti vengano fuori. Su Radio 24 ho avviato anni fa Pappapero il primo programma radiofonico per i bambini, un progetto che mi sta dando molte soddisfazioni. Ho lavorato anche per alcune testate per ragazzi della Disney. Ma è tutta la mia storia a intrecciarsi con i ragazzi: sono stato per anni animatore nell’oratorio del mio paese dove sono cresciuto, poi ho studiato scienze dell’educazione all’università, adesso mi capita spesso di partecipare a convegni sul mondo dei giovani”. AUGUSTUS Parte il 30 novembre la miniserie in due puntate – la seconda il 1° dicembre – su Raiuno dedicata al “primo Imperatore”. Un progetto ambizioso, coprodotto da Rai Fiction-LuxVide per ricostruire in sei film la storia dell’Impero romano da Augusto al 476 d.C. I set in Tunisia hanno visto la ricostruzione degli ambienti romani tipici – foro, terme, basiliche, archi trionfali – per dare al pubblico odierno l’immagine di un mondo scomparso ma che è la radice della nostra civiltà. Il primo film Augustus narra la storia intricata di passioni familiari e politiche attraverso cui il giovane e ambizioso Ottaviano diventa il primo imperatore: un personaggio dalla drammaticità quasi scespiriana. Ben diretto da Roger Young, con l’appropriato commento musicale di Pino Donaggio, il film è interpretato da un ottimo Peter O’ Toole (Augusto), Charlotte Rampling (Livia), Vittoria Belvedere (Giulia), Ken Duken (Mecenate), Massimo Ghini (Marco Antonio), AnnaValle (Cleopatra). Molto riuscita la prova di O’Toole che dà volto ad Augusto ormai anziano che ricorda il suo passato confrontandolo col presente, come pure l’ambientazione degli episodi storici, come la morte di Cicerone, pur nella concisione evidente del concatenarsi dei fatti. Buono il risvolto psicologico della complessa trama sentimentale all’interno del clan di Augusto. Qualche dubbio resta sulla credibilità – anche fisica – di Ghini come Marco Antonio e di Anna Valle come Cleopatra, come pure sull’accentuazione del lato estetizzante di Mecenate. Ma si sa che talvolta la storia deve cedere il passo alle regole della fiction “popolare” Comunque, un buon prodotto: chissà che ai telespettatori non venga la voglia di conoscere la storia”

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