Pauline & Paulette

Pauline è una “bambina” di 66 anni, ha difficoltà nel parlare e nel muoversi, è analfabeta e la sorella Martha la deve accudire in tutto, dall’allacciarle le scarpe, al tagliarle il cibo a tavola. Quando Martha muore, le altre due sorelle, Paulette (verso cui Pauline nutre una vera e propria venerazione) e Cécile, non vogliono saper- ma il testamento di Martha prevede che, per accedere all’eredità, una di loro dovrà prendere con sé Pauline. Per lei inizia così una nuova vita che però non tarderà a mettere in crisi quella delle sue due sorelle. La regista belga Lieven Debrauwer, qui al suo esordio in un lungometraggio, mette in scena un film delicato e malinconico, sommesso nei toni e nella narrazione, che ha il notevole pregio di non cadere mai nel pietismo o nel sentimentalismo (e i rischi, visto la storia, non erano pochi). L’intero film è attraversato da uno sguardo lucido e positivo che evita ai personaggi di ripiegarsi su stessi. L’egoismo delle due sorelle, attaccate alla propria indipendenza ma anche all’eredità, non assume mai i caratteri della cattiveria. Cécile ha il suo uomo, Paulette l’operetta. Entrambe pensano di trovare in queste passioni la chiave della loro felicità e la sorella, chiaramente, è un ostacolo insormontabile; ma nessuna delle due ritiene di dover mettere in discussione i propri valori. La scoperta della solitudine da parte di Paulette sarà l’elemento catalizzatore che le permetterà di guardare alla sua vita in maniera diversa fino al prevedibile ma non scontato finale. In Pauline & Paulette va in scena la vita, con semplicità, immediatezza, e tenerezza, e con l’eco sotterranea del problema del dolore. Sta in questo, se vogliamo, la forza (e la debolezza) del film. Perché, se da una parte la storia procede in maniera lineare ed equilibrata grazie anche all’ottima coppia di attrici protagoniste e a una sceneggiatura senza smagliature, dall’altra proprio questa linearità potrebbe rischiare di sconfinare nella piattezza perché lo stile della Debrauwer è, per certi versi, a metà strada tra Truffaut e Rohmer (anche se senza il vigore del primo e con minor efficacia psicologica del secondo). Regia di Lieven Debrauwer; con Dora van der Groen, Ann Petersen, Rosemarie Bergmans e Idwig Stephane. Cristiano Casagni Valutazione della Commissione nazionale film: Il signore degli anelli: accettabile, problematico; L’uomo che non c’era: raccomandabile, complesso, dibattiti; Pauline & Paulette: raccomandabile, poetico (prev.).

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