Partono i bastimenti

Se ne stava, lui, tornando tranquillamente a casa in bicicletta, lungo una strada solitaria in aperta campagna, fuori di Siracusa. Camminava, sul lato della strada, una donna; una giovane donna, bella, alta, bionda, un tipo del nord insomma. Lui ci restò un po’ lì. Che ci faceva quella, tutta sola, una donna giovane lungo la strada? In Sicilia, a quei tempi? Si fermò; smontò dalla bicicletta, per chiederle se avesse bisogno d’aiuto. Vengo da Trento – rispose lei – e il mio tutto è Dio. Sai indicarmi la strada per il convento dei padri maristi?. Lui ci rimase a bocca aperta. Tutto s’immaginava, meno una risposta del genere. Le indicò impacciato la strada per il convento. Quella ragazza si chiamava Graziella, Graziella De Luca. E quella sera cominciava, anche a Siracusa, l’avventura dell’ideale dell’unità. Ritornando addietro di qualche anno. Ancora lei, Graziella, con la sua treccia bionda. Camminava per il mercato di Pistoia accanto a un ragazzo ventenne. S’era recata lì per parlare con il padre di questo, il deputato Foresi. Ma siccome non era in casa, si trovò a passeggiare tra le bancarelle con il figlio, Pasquale, assai timido, immensamente idealista. Lui, cortesemente, le chiese il motivo della visita e, sapendo che faceva parte di un gruppo di ragazze cattoliche, qual era lo spirito che le animava. Vogliamo vivere qui in terra la vita della Trinità, rispose candidamente Graziella. Lui ci restò.Anche nel cuore di Pasquale, quella mattina, era stato piantato il seme dello stesso ideale. Che avrebbe portato frutti grandiosi. Non solo Graziella, ovviamente. Dirce, chiamata anche Desi, partì per Parigi, con l’ideale di Chiara nel cuore. Un giovane, di quelli appartenenti alla missione che l’avevano invitata, l’accolse alla Gare de Lyon. La invitò a prendere un caffè al bar. Per sentirsi chiedere a bruciapelo, appena qualche minuto più tardi: Chi è Dio per te?. Già, tutto t’aspetti, seduto al bar a prendere un caffè con una signorina, che sentirti chiedere chi è Dio per te. Poi Desi Bursa, questo il suo cognome, racconta di come girava per la città alla ricerca di un alloggio con un panino nella borsetta, pochissimi soldi in tasca, talvolta appena sufficienti per acquistare un succo di frutta: Approfittavamo di quelle lunghe passeggiate per pregare, e affidare a Dio le persone che incontravamo. Non conoscevamo nessuno, per cui non avevamo altro da fare che amare. Anche in Francia, dunque. Durante i mesi estivi, il piccolo popolo che aveva accolto il carisma dell’unità di Chiara si riuniva per le vacanze estive. Quei posti, quelle baite, sulle Dolomiti, si chiamarono Mariapoli, città di Maria. Lì si faceva un’esperienza sorprendente di unità, comprendendo la grandezza e la gioia di vivere con Gesù presente fra chi si ama nel suo nome. Tranvier, studenti e medici, speziali e deputati, entrati qui in Mariapoli son già parificati. Che valgono le cariche se qui fratelli siam? È proprio un Paradiso dove c’è l’unità… ah, ah, ah, ah…. Quel canto allegro risuonava nelle stradine dei paesini montani, dicendo l’assoluta novità di quello che stava accadendo. Durante una di quelle Mariapoli, Chiara capì che il suo ideale era fatto anche per altre terre. Aldo Stedile partì per la Germania. Alcuni focolarini poi si trasferirono a Tongerloo, per sostenere l’opera sociale di padre Werenfried in favore della Chiesa che soffre. Attorno a loro s’era formata una piccola comunità che raccoglieva persone di diversi strati sociali, c’erano operai e nobili. L’ideale dell’unità toccava anche il Belgio. Ginetta Calliari, da parte sua, andò verso il Brasile. S’era nel 1959. I focolarini e le focolarine cantavano, sulle note d’una canzone napoletana: Partono i bastimenti, volano gli aeroplani. Partivano. Con nel cuore le parole di Gesù: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso. E l’ansia di Teresina di Lisieux: Vorrei percorrere la terra e annunciare il Vangelo. Partivano a portare che cosa? Quello che avevano vissuto. Quell’ideale. Così chiamavano la vita che avevano iniziato a Trento, pochi anni prima, attorno a Chiara. Perché non v’erano altre parole che riuscissero a spiegarla. Folgorati da una frase della Scrittura: Dio è amore. Uno squarcio nel buio. Una luce, ma luce non rende bene, la parola latina claritas direbbe meglio. Insomma: uno splendore, una trasparenza, che rendeva tutto nuovo. Avevano trovato il perno attorno al quale tutto ruota: l’amore, che è Dio. Dio che è amore. Come non portarlo agli altri? E così: Lia Brunet, Vittorio Sabbione, Carlo Casabeltrame andarono verso il Sudamerica. E tanti, tanti altri. Giandomenico Catarinella, Nicasio Triolo, Danilo Gioacchin, Lucio Dal Soglio volarono verso l’Africa. Aletta Salizzoni e Guido Brini si diressero al Medio Oriente. Alfredo Zirondoli, un giorno, dalla Francia fu invitato in Inghilterra. Si trovò nella casa d’una signora molto dabbene, aristocratica forse. Ma ogni scusa era buona per portare l’ideale dell’unità. Quella signora gli offriva cherry, con una certa insistenza. E lui non beveva. Allora, per non offenderla, appena ella si voltava, lui rovesciava lo cherry nel vaso d’una piantina. Che probabilmente morì. Ma l’ideale aveva gettato le radici anche oltre Manica. L’amore, non a un crocifisso di legno, ferro o bronzo, ma a un crocifisso vivo, a Gesù abbandonato, spinse Chiara a rivolgersi persino verso i luoghi dove più Gesù soffriva. In quegli anni era là, oltrecortina, come si diceva. Nel mondo dominato dall’ateismo di regime. Partirono così, nascostamente, alcuni focolarini, soprattutto medici e alcune infermiere. Fra essi, Natalia, la prima compagna di Chiara. I semi dell’amore di Dio germogliavano anche al di là della cortina di ferro. Diffondendosi, in silenzio, a macchia d’olio. Giosi Guella, invece, ricorda di quando erano là, proprio due gatti, in una minuscola stanzetta, senza mobili, con una cassetta da frutta per tavolino. E fuori New York, immensa. Trapuntata di grattaceli, inghirlandata di graffiti. Di fronte, si srotolano verso ovest gli Stati Uniti, sterminati.Ma la realtà attorno poco importava; si era lì solo per vivere quell’ideale; e quindi tutto era concentrato sull’amore reciproco, per gettare semi che, se genuini, avrebbero portato i frutti che Dio voleva. Oggi, il popolo che vive dell’ideale dell’unità, del carisma donato a Chiara, è fatto da milioni di persone – impossibile definire un numero esatto – che vivono in circa 182 Paesi. Si è giunti, lo si può ben dire, fino agli estremi confini della Terra. In un grande servizio alla Chiesa, alle genti assetate di Dio, all’umanità.

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