Parola, te amo (di Andrea Paganini)

Parola, te amo, scolpita dal dolore: cammeo che, nel buio, riveli identità. Non mi resta che scriverti Soffoca nel petto il cuore l’ingrata nostalgia di questa bianca sera. È festa ma lo ignora il gorgo furibondo – ti prego: dove sei? – e atono del mondo. E mi commuove credere che questo patimento racchiuda nelle viscere una poesia più grande del bene che perseguo. Ancora qui E sono ancora qui a graffiare questa mia pagina privata e salvata d’ombre che non nasconde versi per non sapere scegliere tra l’amore e la paura. Sospeso su un filo, teso, in bilico, tra l’essere e l’ostinarsi a credere ancora di non smarrirsi mai nel bianco e vago pelago, nel mare che li inghiotte, nelle pieghe che ancora cela, nelle piaghe che vorrei toccare per sapere dove volgere a posare il mio cammino. La tua parola, uomo Cadono e decadono pari a spore d’impeto di sé ignaro e senza fine sprecandosi a valanghe le parole, tenute vane, innocue ed amorali, transeunti e perciò irrelate al senso (di ciò c’illudi, massa che le… usi). E tu, tu taci; o, parco di parole, ti guardi bene dal legarti ad esse, e temi, a dire un sì ti amo scusami, di troppo dire a chi ti sta vicino, uomo. Ché invade e incide tutta l’anima e la mente la tua parola, uomo. Colpa e salvezza dell’umana specie che non mi lascia indenne o uguale mai; arma ed armonia d’ogni pensiero che forse adesso mi concede l’essere. Grido e silenzio Pure se fosse l’unica, ostinata e profetica… Dovesse anche risponderle l’eco di sé o il silenzio solo assurdo, forte, nel deserto, non cesserà d’esprimerlo, il vero disperato che c’é in lei. Ti resterà fedele – non fuggirla! -, sarà con te fino all’angoscia; più fedele della fedeltà tua sarà, midollo tuo bruciante e atroce, finché risponderai con la tua voce. Parole come frecce Attirate all’assurdo polo nord, parole come frecce, vividi aghi acuti, rispaccano le piaghe, nei ricorrenti sogni del passato, or rifuggiti incubi vigenti, di chi le teme innamorate.

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