Parlamentari a confronto

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Non c’è trippa per gatti, dicono a Roma quando c’è consapevolezza che una richiesta verrà respinta. La frase viene attribuita al sindaco Ernesto Nathan. Per le ristrettezze finanziarie del Campidoglio, dovette procedere nel 1907 ad una serie di tagli al bilancio, tra cui la cifra stanziata per sfamare i felini. E di trippa non se ne vede molta, purtroppo, nemmeno in questa campagna elettorale. Tutti elargiscono promesse e i programmi sono ridotti a punti, rappresi in slogan. Le gente dubita di quelle promesse, ma ne parla al bar, in ascensore, al supermercato. È un buon segnale. Sono molti a restare appassionati, anche se scarseggia la trippa. Alcuni segnali di novità lasciavano sperare qualcosa. E davano effervescenza al diffuso desiderio di cambiamento. Un desiderio, in verità, destinato a rimanere frustrato a causa della pesante eredità della legge elettorale, che certo non aiuta comportamenti virtuosi. Ecco quindi, per la seconda volta, nomine a parlamentare (per chi è in cima alla lista, la definizione di candidato è un eufemismo che non corrisponde alla realtà) come premio di fedeltà più che investimento per il Paese; spostamenti degli eletti in giro per l’Italia con sacrificio di quel poco di legame territoriale rimasto; persino un capolista ornato di una pesante condanna penale… Nessuna lista può dirsi immune da brutture indegne della politica. Motivi per indignarsi, quindi, non mancano, ma nessuna fuga degli elettori sull’Aventino pagherebbe. Serve piuttosto un di più da parte dei cittadini per far pesare le proprie convinzioni presso il partito di riferimento e aprendo il dialogo con i candidati. Quelli provenienti dal mondo cattolico sono presenti nelle liste di tanti partiti. E sono chiamati a far tesoro delle indicazioni della Settimana sociale: taluni valori restano non negoziabili, ma permane indivisibile il patrimonio dei temi della dottrina sociale della Chiesa. Vita, famiglia, sicurezza, sviluppo non vanno separati da solidarietà, equità, pace, stato sociale. È una sfida che sta informando la campagna elettorale dei più convinti. Alcuni di loro, appartenenti al Movimento politico per l’unità, hanno partecipato ad un forum in redazione. Quali sono i temi prioritari che trattate con gli elettori? Sen. Maria Burani Procaccini (Popolo della libertà) Quello della vita, con l’accento sulle condizioni disagiate di troppi bambini, adolescenti e giovani. Stanno vivendo un tempo davvero difficile, e questo li avvicina tra loro, pur orientati al centro-destra o al centro- sinistra. Parlano tra loro, anche attraverso i blog su Internet. Manca un’organica legislazione per i bambini e gli adolescenti (ad incominciare dal versante della scuola), ma anche per i giovani, in grande maggioranza buoni e seri, che vogliono mettere su famiglia e fare figli. Sen. Egidio Banti (Partito democratico) Desidero indicare una priorità di atteggiamento e di metodo. L’atteggiamento riguarda la testimonianza, che attiene alla credibilità del politico in generale e del politico cristiano in particolare; la testimonianza emerge dal legame tra idee e comportamenti. Il metodo è la ricerca, che discende dal fatto che la politica è fatta dai partiti, nessuno dei quali ha la verità delle scelte politiche. Ricerca, allora, è capacità di leggere i segni dei tempi in questa fase di grandi cambiamenti. Passando alle priorità operative, in testa ho messo l’impegno a ridurre le differenze, che sono aumentate, tra chi sta bene e chi sta male, sul piano materiale e immateriale. Per avvicinare gli italiani servono riforme per far ripartire la macchina del Paese e realizzare una rinnovata politica sociale. On. Teresio Delfino (Udc) Crescono le disuguaglianze e l’area del disagio e della povertà. Ritengo necessario un grande sforzo per rilanciare l’economia, le infrastrutture materiali e immateriali, per riformare le nostre istituzioni verso un sistema di loro maggiore responsabilità e di riduzione della spesa. Conosco le pastoie e la lentezza delle decisioni del governo e del parlamento, oggi è necessario un cambio di passo. La sfida è ridare slancio e fiducia al Paese, partendo dalla famiglia e dall’impresa. On. Letizia De Torre (Partito democratico) Non posso non farmi interpellare dal Paese. Metà della nostra Italia è in grave svantaggio economico e sociale, con sacche di povertà, una diffusa illegalità e la piaga della criminalità organizzata. Me ne sono resa conto come sottosegretario alla Pubblica istruzione. Serve un impegno di solidarietà nazionale, per ricondurre a unità il Paese. Altra priorità, la democrazia. Sono improrogabili le riforme istituzionali, a incominciare da quella elettorale, per favorire la partecipazione della gente ad ogni livello. Tra le questioni globali, la vita, dal concepimento alla fine, con tutto quello che vi sta dentro, dall’energia all’ambiente, all’inquinamento. Guardo all’Europa e auspico un’efficace collaborazione verso le aree in guerra e verso l’Africa. Nell’affronta- re questi temi, per me è prioritario proporre uno stile cristiano: ascoltare sempre, approfondire molto, dialogare con tutti. Sen. Giacomo Santini (Popolo della libertà) La famiglia riassume tutte le priorità. È ancora in atto la battaglia sulla concezione e composizione della famiglia. I Dico non sono superati. I giovani mettono su una convivenza e la chiamano famiglia. Da qui discendono alcune emergenze: perdita di capacità educativa dei genitori, anche nelle famiglie più solide; ridotta autosufficienza economica, che mina la serenità e può pregiudicare i rapporti tra coniugi e con i figli. Quali saranno i primi obiettivi della vostra azione parlamentare? Senatrice Burani Procaccini (Pdl) Proporrò due commissioni speciali legislative sull’infanzia e sull’adolescenza. Non esistono, infatti, commissioni specifiche che elaborino leggi sulle nuove generazioni. Serve pure un sottosegretario o un vice-ministro per minori e famiglia, così formulato per porre in rilievo i ragazzi e non scontrarsi sul tema della famiglia. In questo modo, sono sicura che destra e sinistra collaborerebbero con profitto. Sen. Banti (Pd) È indispensabile avviare una semplificazione del quadro legislativo, perché ci sono leggi con testi oscuri non solo dal punto di vista lessicale ma anche fattuale: eviteremmo continui ricorsi e contenziosi. L’altro obbiettivo è la riforma della legge finanziaria. Quella attuale contiene migliaia di commi, in cui c’è quasi tutto ma non si capisce pressoché nulla. La legge finanziaria riformata dovrebbe comprendere invece alcuni grandi temi (famiglia, problemi sociali, ecc.) in modo da avere ben chiari gli obiettivi strategici di ogni anno. Infine, occorre agire per un alleggerimento della pressione fiscale e per sostenere i redditi più modesti, le famiglie numerose, i giovani con occupazioni precarie, i lavoratori sopra i 45 anni che perdono il posto. On. Delfino (Udc) Il nostro Paese richiede con forza una nuova politica, per cui sono convinto della necessità di ridare uno spazio vero ai grandi valori dell’ispirazione cristiano-sociale. Al centro della mia militanza, perciò, c’è la tutela della vita, della famiglia, della persona e dell’identità cristiana della nostra comunità nazionale. Sulla famiglia, in particolare, bisogna realizzare un’autentica rivoluzione culturale per far crescere la natalità, sostenere il suo compito nell’educazione dei figli, sviluppare il suo ruolo di soggetto sociale ed economico. Sen. Santini (Pdl) È vero, diamo troppa importanza alla legge finanziaria, che finisce per contenere di tutto. Questo rivela, per me, un’incapacità a legiferare e una mancanza di metodo di lavoro. Le commissioni permanenti al Senato si riuniscono formalmente un’ora o due prime della riunione in aula: si arriva in ritardo, viene introdotto l’argomento, gli interventi possono durare 20 minuti, e partecipano 6-10 parlamentari su 40. Io vengo da due legislature al Parlamento europeo, dove le commissioni lavorano molto di più. Occorre, perciò, riorganizzare bene il funzionamento del nostro Parlamento, dando più tempo al lavoro delle commissioni. On. De Torre (Pd) Concordo sul metodo di lavoro da riformare, contribuirebbe a dare serenità ai parlamentari. Auspico che anche il governo inizi a procedere diversamente: ogni ministro è impegnato nel proprio settore, ma oggi i temi obbligano a lavorare in modo trasversale. In parlamento occorre dare centralità alle commissioni per recuperare capacità d’ascolto, studio metodico, prontezza nel contrastare piccole e grandi lobby. Inoltre, è ormai indispensabile operare in rete con gli enti locali per non mortificare il loro lavoro e la loro vicinanza ai cittadini. Serve, infine, da vita ad un sistema di valutazione dell’attuazione e dell’efficacia delle leggi, per non dimenticare che al centro non c’è lo stato (non basta varare una legge) ma il cittadino, la famiglia, il comune.

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