Papa Francesco: cessino i conflitti e gli egoismi nazionali

Nel messaggio urbi et orbi della domenica di Pasqua, papa Francesco chiede ai potenti della Terra di fermare le guerre, allentare le sanzioni, condonare i debiti, mettere da parte egoismi nazionali e divisioni. Forte il richiamo all'Unione Europea perchè non perda l'occasione da cui dipende il suo futuro: la solidarietà
Papa Francesco durante il messaggio urbi et orbi della domenica di Pasqua (Andreas Solaro/Pool Photo via AP)

Un discorso che va dritto al cuore quello di papa Francesco, alla vita di ciascuno, che tocca le preoccupazioni per la malattia, le incertezze per il lavoro che molti rischiano di perdere. Nella notte di un mondo alle prese con il Coronavirus l’annuncio della Pasqua, nelle parole che il papa ha pronunciato prima della benedizione urbi et orbi, assumono un rilievo e una profondità unici:«Oggi riecheggia in tutto il mondo l’annuncio della Chiesa: “Gesù Cristo è risorto!” – “È veramente risorto!” Come una fiamma nuova questa buona notizia si è accesa nella notte».

In questo contesto, tuttavia, la risurrezione di Gesù consegna a ciascuno il «diritto fondamentale alla speranza», aveva detto il papa nella notte del sabato santo. La speranza, continua Francesco nella mattina di Pasqua, è il “contagio” che si trasmette da cuore a cuore, perché «Cristo, mia speranza, è risorto!» e anche se la pandemia ha temporaneamente privato i fedeli della possibilità di accostarsi fisicamente ai sacramenti, specialmente dell’eucaristia e della riconciliazione, «il Signore non ci ha lasciati soli!».

La risurrezione di Cristo non è una “formula magica” che fa svanire ogni problema. Al contrario, è «la vittoria dell’amore sulla radice del male, una vittoria che non “scavalca” la sofferenza e la morte, ma le attraversa aprendo una strada nell’abisso, trasformando il male in bene: marchio esclusivo del potere di Dio», spiega il papa, che rivolge la sua preghiera affinché il Signore «dia forza e speranza ai medici e agli infermieri, che ovunque offrono una testimonianza di cura e amore al prossimo fino allo stremo delle forze e non di rado al sacrificio della propria salute» e a tutti coloro che lavorano per garantire i servizi essenziali, alle forze dell’ordine, ai militari.

È la forza e il mistero della risurrezione: le ferite del crocifisso risorto diventano le feritoie attraverso le quali l’umanità afflitta riceve nuova vita. È una speranza destinata a tutti: ai malati, a coloro che sono morti e ai loro familiari, agli anziani e alle persone sole, a chi si trova in condizioni di particolare vulnerabilità, a chi lavora nelle case di cura, o vive nelle caserme e nelle carceri.

È il tempo della speranza e della solidarietà. «Indifferenza, egoismo, divisione, dimenticanza non sono davvero le parole che vogliamo sentire in questo tempo. Vogliamo bandirle da ogni tempo!» Nella Basilica di san Pietro risuona l’appello di papa Francesco ai governanti dell’Europa e del mondo intero: «Incoraggio quanti hanno responsabilità politiche ad adoperarsi attivamente in favore del bene comune dei cittadini, fornendo i mezzi e gli strumenti necessari per consentire a tutti di condurre una vita dignitosa».

«Non è questo il tempo dell’indifferenza», perché il  mondo ha bisogno di ritrovarsi unito di fronte al pericolo della pandemia e devono essere tutelati in special modo i più deboli, i poveri, quanti vivono nelle periferie di ogni parte del mondo, i profughi, i senza tetto che hanno bisogno dei beni di prima necessità, di medicine e di assistenza sanitaria. Papa Francesco esorta i governi affinché, viste le circostanze, «si allentino pure le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri».

«Non è questo il tempo degli egoismi», perché la crisi che stiamo affrontando accomuna tutti. In particolar modo, il papa si rivolge all’Europa, che è stata capace di risorgere dopo la seconda guerra mondiale proprio grazie allo spirito di unità e di solidarietà. «Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative».

«Non è questo il tempo delle divisioni», sottolinea con decisione il papa, rilanciando l’appello alla pace che nei giorni scorsi aveva fatto il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. «Cristo nostra pace illumini quanti hanno responsabilità nei conflitti, perché abbiano il coraggio di aderire all’appello per un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo»: dalla Siria allo Yemen, dall’Iraq al Libano, ai Paesi dell’Africa attraversati da attacchi terroristici; «sia questo il tempo in cui Israeliani e Palestinesi riprendano il dialogo», continua papa Francesco, «cessino le sofferenze della popolazione che vive nelle regioni orientali dell’Ucraina».

«Non è questo il tempo della dimenticanza» delle tante emergenze nel mondo: le crisi umanitarie in Asia e in Africa, nella Regione di Cabo Delgado nel Nord del Mozambico; la situazione drammatica degli sfollati e dei rifugiati, specialmente in Libia e al confine tra Grecia – nell’isola di Lesbo – e Turchia; le sofferenze della popolazione in Venezuela.

Non vincano, in questa Pasqua 2020, le tenebre del male e dell’egoismo, non vinca la paura e la morte, ma la fede in Cristo: «Egli, che ha già sconfitto la morte aprendoci la strada dell’eterna salvezza, disperda le tenebre della nostra povera umanità e ci introduca nel suo giorno glorioso che non conosce tramonto».

 

 

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