Padre Pio, santo o santone?

Il 23 settembre di 50 anni fa moriva ottantunenne il santo di Pietrelcina, nella celletta dove aveva vissuto, sofferto e pregato per oltre mezzo secolo, dopo il suo arrivo nel 1916 al convento cappuccino di San Giovanni Rotondo, sul monte Gargano

Una vita spiritualmente e apostolicamente ricca e “produttiva” come poche altre, quella del religioso francescano, che senza aver mai lasciato la sua comunità nel Foggiano era già noto, ammirato e venerato da decenni come santo in tutto il mondo, contava devoti in continuo aumento nei cinque continenti ed era visitato ogni giorno da maree di fedeli, attratti dalla sua fama e dal suo carisma di confessore, consigliere spirituale e scrutatore dei pensieri e delle anime, come hanno sempre confermato penitenti e testimoni.

Ma neanche il “dopo Padre Pio”, per così dire, ha fermato la copiosa messe di frutti spirituali a cui il frate di Pietrelcina aveva abituato il mondo, cristiano e no. Anzi. Nel giro di un triennio la Chiesa di papa Woytjla, dopo regolare processo canonico, ha confermato solennemente la vox populi e l’entusiasmo collettivo che da 80 anni circondavano la figura e l’opera di Padre Pio, iscrivendolo fra i beati il 2 maggio del 1999 e canonizzandolo il 16 giugno del 2002. Tutt’e due le volte in una piazza San Pietro straripante di folla dal colonnato berniniano fino a Castel Sant’Angelo.

La cripta del nuovo santuario di San Giovanni Rotondo custodisce il corpo di san Pio.
La cripta del nuovo santuario di San Giovanni Rotondo custodisce il corpo di san Pio.

La popolarità e il culto di san Pio da Pietrelcina sono vivi, non declinano e anzi si incrementano ovunque; sono sempre di più le chiese che propongono, tra le statue dei soliti santi, il Cappuccino di San Giovanni Rotondo, col suo saio e la sua barba. Per lo più non sono bei ritratti, a esser sinceri, perché Padre Pio siamo abituati a vederlo in foto, sulla pellicola o in televisione; al simulacro di legno o di coccio la sua fisionomia, la verità profonda della sua immagine, così tipicamente burbero-simpatica, un po’ sfugge. Io preferisco pregare Padre Pio davanti a una sua istantanea, piuttosto che a una statua o ad un dipinto a olio. Forse è un personaggio per cui ci vuole proprio un vero artista per rappresentarlo, ma le parrocchie non sono milionarie.

In questi giorni si celebra pure un’altra ricorrenza – centenaria, stavolta – relativa a Francesco Forgione, il nome originario di s. Pio. Il 20 settembre 1918 il frate, già al Gargano e risolutamente incamminato sulla via dell’ascesi e della santità, ricevette come s. Francesco il dono delle sacre Stimmate. Le sue mani, i piedi e il costato avrebbero sanguinato fino alla morte, ripetutamente e accuratamente esaminati e accreditati da autorità ecclesiastiche e scienziati, credenti e non. Padre Pio, dunque, come “replica” del Serafico e come immagine del Christus Patiens: in questa veste, soprattutto ma non solo, egli viene venerato da mezzo mondo (i Gruppi di Preghiera da lui fondati sono diffusi dall’Oceania al Sudamerica) ed è entrato da protagonista nella storia del culto e della spiritualità cristiano-popolare.

Ma i giovani, i nostri teens, che sanno di Padre Pio? Che messaggio trasmette loro il Frate delle Stimmate, che confessava i fedeli dall’alba alla notte (magari scioccandoli con la sua ruvidezza) e convertiva a iosa peccatori e miscredenti incalliti? I giovani lo vedono probabilmente come un “santone”, una indecifrabile maschera religiosa. Dovremmo tutti riscoprire padre Forgione, a cominciare da loro. Non è solo il santo delle Stimmate, dei santuari milionari, delle somme a 6 zeri e degli scandali finanziari legati ai Cappuccini (e non solo) di S. Giovanni Rotondo. Pio è anche una figura di Santo per il nostro tempo, vicino ai nostri valori, alla nostra sensibilità e alla nostra visione della santità cristiana. È il mistico e il carismatico dell’Italia religiosa del ’900, è il combattente con Satana e col male (“…non ho avuto un solo giorno di pace in tutta la mia vita”, diceva) ed è il perseguitato, da gente del calibro di padre Gemelli, per il quale non era che un isterico, e di papi come Pio XI e Giovanni XXIII, per non parlare di massoni, marxisti e anticlericali d’ogni matrice, che lo criticavano e deridevano.

Ed è il Santo delle donne, della donna, perché seguìto all’inizio soprattutto da discepole – non bigotte, ma sveglie e coraggiose – e anche a causa di queste fu calunniato e censurato come un viscido casanova di campagna e con il saio. Infine Padre Pio è il Santo dei malati, dei sofferenti, dell’assistenza medica e del progresso delle scienze e tecniche diagnostico-terapeutiche, avendo fondato a S. Giovanni Rotondo e seguìto da vicino col cuore ogni giorno la Casa Sollievo della Sofferenza, un grande ospedale e centro medico che fa scuola nel mondo, un modello da cui le storture della malasantità sono lontane come l’inferno dal paradiso.

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