Nepal, di nuovo l’incubo

Trema di nuovo la terra nei pressi di Kathmandu. Altre decine di morti, altre centinaia di feriti, altre migliaia di crolli. Non possiamo dimenticare il Paese himalayano. È l'ora della solidarietà
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Una nuova forte scossa sismica di magnitudo 7.3 sulla scala Richter, durata anche questa volta più di 60 secondi, ha messo ancor più in ginocchio le popolazioni nepalesi, sconvolte dal terremoto devastante dello scorso 25 aprile che, lo ricordiamo, era stato appena superiore alla scossa di ieri, raggiungendo il grado 7.8. Si parla stamani di un centinaio di nuove vittime, alcune delle quali anche negli Stati indiani del Bihar e dello Uttar Pradesh. Una vittima è da registrarsi anche in Tibet. L’epicentro del sisma si è spostato un po’ più a Nord, in direzione dell’Everest, attorno a Namche Bazar. La zona è scarsamente popolata, e questo spiega il relativamente minor bilancio di vittime.

«Le popolazioni locali non avevano ancora fatto a tempo di riprendersi dallo shock – ci racconta una nostra fonte locale, l’operatore sanitario Tengzin Wang –, che questa nuova tragedia complica tutto. Gli aiuti internazionali sono arrivati qui a Kathmandu, seppur con ritardo, mentre nelle valli dei centri sono ancora senza soccorsi». Ma la vastità delle distruzioni e la precarietà della maggior parte degli edifici lesionati, come ci suggerisce ancora la nostra fonte, esige un aiuto internazionale molto più intenso e copioso di quanto non sia stato fatto finora. «Il nostro Paese è uno dei più poveri al mondo, e ciò lo si vede in questi frangenti: le infrastrutture sono precarie, gli ospedali mancano di tutto, di posti letto per curare adeguatamente i feriti ne abbiamo un decimo del necessario… Le case sono all’80 per cento inabitabili, qui a Kathmandu, ma la gente per cercare un riparo è costretta a rientrarvi, spesso con grave pericolo. C’è bisogno di ingegneri e di mezzi meccanici, di medici e infermieri, di medicinali e di potabilizzatori d’acqua… C’è bisogno di tutto».

Invitiamo i nostri lettori a contribuire al soccorso alle popolazioni nepalesi contattando i Giovani per un mondo unito , oppure la Caritas .

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