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Il papa in Indonesia: aiutare i poveri non è comunismo, è carità e amore

di Miriam Iovino

Papa Francesco è in visita in Indonesia, il più lungo viaggio del suo pontificato. Nell’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i seminaristi e i catechisti ha parlato di fede, fraternità e compassione

“Quando io confesso, domando sempre alle persone adulte: “Tu fai elemosina?”, e mi dicono di sì, generalmente, perché è gente buona. Ma la seconda domanda – afferma papa Francesco –  è: “Tu, quando fai l’elemosina, tocchi la mano del mendicante? Guardi nei suoi occhi? O gli butti la moneta da lontano per non toccarlo? Questa è una cosa che dobbiamo imparare tutti: la compassione significa soffrire, patire, accompagnare nei sentimenti chi sta soffrendo e abbracciarlo, accompagnarlo. E non solo: vuol dire anche abbracciarne i sogni e desideri di riscatto e di giustizia, prendersene cura, farsene promotori e cooperatori, coinvolgendo anche altri, allargando la “rete” e i confini in un grande dinamismo espansivo di carità. E questo non vuol dire essere comunista, questo vuol dire carità, vuol dire amore”. Le parole di papa Francesco sono state pronunciate in Indonesia – nella cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione, a Giacarta, nel corso del viaggio più lungo del suo pontificato che lo porterà anche in Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore -, ma si rivolgono a tutti i fedeli – e non solo – in tutto il mondo.

Il papa ha incontrato i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i seminaristi e i catechisti, ai quali ha parlato di fede, fraternità e compassione.

Qui il discorso completo.

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