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Cessate il fuoco, appello al disarmo del Pkk in Turchia

a cura di Giustino Di Domenico

«La necessità di una società democratica è inevitabile». Storica svolta da parte del capo del Partito dei lavoratori del Kurdistan che potrebbe chiudere un conflitto che va avanti da secoli.

Come riporta la Rete Kurdistan in Italia,  il 27 febbraio 2025 è stato reso pubblico in Turchia l’appello storico di Abdullah “Apo” Öcalan che chiede al PKK di smantellare  l’ala armata del Partito dei lavoratori del Kurdistan per poi sciogliersi.

Öcalan è detenuto in un carcere turco fin dal 1999 dopo aver trovato, per un breve tempo asilo politico in Italia. Ecco il testo tradotto del suo appello reso accessibile dalla Rete del Kurdistan in Italia.

Di seguito la traduzione integrale dell’appello.

Il PKK è nato nel XX secolo, il secolo più violento della storia, caratterizzato da due guerre mondiali, dal socialismo reale e dalla guerra fredda vissuta a livello globale, in un contesto segnato dalla negazione della realtà curda e dalle restrizioni delle libertà, in particolare della libertà di espressione.

Dal punto di vista della teoria, del programma, della strategia e delle tattiche, è stato fortemente influenzato dal sistema del socialismo reale. Negli anni ’90, con il crollo del socialismo reale per cause interne, lo scioglimento della negazione dell’identità nel Paese e i progressi nella libertà di espressione, il PKK ha perso il suo significato iniziale, portando a un’eccessiva ripetizione. Di conseguenza, come è accaduto ad altri movimenti simili, ha completato il suo ciclo ed è diventato necessario il suo scioglimento.

Le relazioni tra curdi e turchi, nel corso di oltre 1000 anni di storia, sono sempre state caratterizzate da un’alleanza basata sulla volontarietà, considerata essenziale per la sopravvivenza contro le potenze egemoniche.

Negli ultimi 200 anni, la modernità capitalista ha mirato principalmente a distruggere questa alleanza. Le forze coinvolte, sulla base dei loro interessi di classe, hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo. Con le interpretazioni moniste della Repubblica, questo processo si è accelerato. Oggi, la missione principale è ricostruire questa relazione storica, ormai fragile, nello spirito della fratellanza e senza escludere le credenze.

La necessità di una società democratica è inevitabile. Il PKK, il più lungo e ampio movimento insurrezionale e armato della storia della Repubblica, ha trovato forza e sostegno principalmente a causa della chiusura dei canali della politica democratica.

Le conseguenze inevitabili di un nazionalismo estremo – come la creazione di uno Stato-nazione separato, una federazione, un’autonomia amministrativa o soluzioni culturaliste – non rispondono alla sociologia storica della società.

Il rispetto per le identità, la libertà di espressione e l’organizzazione democratica di ogni segmento della società, basata sulle proprie strutture socio-economiche e politiche, sono possibili solo attraverso l’esistenza di una società e di uno spazio politico democratici.

Riproduzione riservata ©

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