Mattarella resta al Quirinale, ora attenzione al Paese reale

I grandi elettori non trovano l’intesa per un nuovo presidente della Repubblica. La conferma di Mattarella assicura la stabilità al governo Draghi sul piano internazionale. Dopo le strategie di palazzo restano i problemi reali da affrontare in attesa delle decisive elezioni politiche del 2023  
Sergio Mattarella Roberto Monaldo / LaPresse

Sergio Mattarella resta al Quirinale. Nella serata di sabato 29 gennaio si è conclusa una settimana di trattative riservate tra i capi dei partiti per arrivare al punto di partenza. Uno spettacolo oggettivamente poco interessante anche se accompagnato mediaticamente da maratone televisive e rincorse dei cronisti per carpire qualche notizia in più dai parlamentari in uscita dall’assemblea generale dei grandi elettori.

Foto La Presse

Non è stato in gioco solo l’elezione di un nuovo presidente della Repubblica ma anche la tenuta del governo Draghi, non solo in caso dell’elezione al Quirinale dell’ex governatore della Bce. L’esecutivo di larga maggioranza è infatti una creazione di Mattarella e la sua sostituzione al Colle avrebbe comunque alterato gli equilibri attuali che tengono assieme un governo che va da Leu alla Lega. L’evidente fallimento di ogni accordo per una soluzione condivisa di “alto profilo” avrebbe esposto l’Italia ad una grave instabilità nel pieno della crescita della tensione internazionale sul caso Ucraina e dell’applicazione del Pnrr che è sotto osservazione dei vertici dell’Unione europea.

Resta così in piedi il duo Mattarella Draghi che garantisce una stretta fedeltà atlantica e un’ interlocuzione autorevole verso le autorità europee mentre la Germania in fase di assestamento del nuovo governo di coalizione post Merkel e la Francia è esposta all’incognita delle elezioni presidenziali di aprile. La vera partita che deve giocare l’Italia è il mantenimento di una politica economica europea lontana da ogni tentazione di nuova austerità depressiva. Siamo il Paese che ha richiesto la totalità delle risorse previste dal Next generation Eu, sia quelle a fondo perduto che quelle in prestito di lunga durata. Una linea rigorista imposta dai presunti Paesi virtuosi nordici ci esporrebbe, quindi, ad una grave crisi destinata a franare sulla stessa struttura della Ue.

Foto La Presse

Stava al centro destra indicare un personalità autorevole in grado di sostituire Mattarella, che proviene dalla componente cattolico democratica del centro sinistra. Pur se attualmente divisa nel sostegno al governo Draghi, la coalizione tra Fratelli D’Italia, Forza Italia e Lega, infatti, ritiene di rappresentare la maggioranza del Paese, come dicono i sondaggi che non tengono conto, tuttavia, dell’incertezza della valanga crescente degli astenuti. La legge elettorale in vigore, il cosiddetto Rosatellum, gli consegnerebbe le chiavi del parlamento futuro che sarà fortemente ridotto, in base all’ultima riforma costituzionale, nel numero dei componenti. Gran parte dei parlamentari odierni sa di non poter tornare in quelle aule.

La partita è, quindi, solo rimandata al 2023 quando si tornerà al voto politico per Camera e Senato. Almeno fino a quella data Mattarella resterà al Quirinale per conferire l’incarico di governo a chi uscirà effettivamente vittorioso dalle urne. Ma la rielezione del presidente della Repubblica è prevista per l’intero periodo di 7 anni. Una scadenza ideata proprio per offrire una garanzia di bilanciamento e controllo dei poteri.

Il passaggio di Draghi dalla presidenza del consiglio a quella della Repubblica con l’incarico di capo di governo ad un suo fedelissimo (ad esempio il ministro dell’Economia Daniele Franco) è stata perciò considerata da molti come una forzatura del nostro modello repubblicano che avrebbe assunto le forme di un neo presidenzialismo. Formula che secondo gli immancabili sondaggi sembrerebbe, ad oggi, la preferita dalla maggioranza degli italiani in contrasto con l’intenzione dei costituenti, dopo la dittatura fascista, di non permettere più la salita di un uomo solo al comando.

Esauritasi la ipotesi di un nome credibile del centro destra, che non arrivasse cioè da un conteggio risicato con il sostegno di qualche parlamentare dell’infoltito gruppo misto, è fallita anche quella che sembrava una soluzione inevitabile e cioè la continuità del governo Draghi con altro premier e la salita del supertecnico al Quirinale.

I capigruppo parlamentari non potevano far altro che andare da Mattarella per chiedergli di restare nonostante che lo stesso presidente avesse in tutti i modi espresso la volontà di voler terminare il suo mandato come da norma costituzionale.

Non si può dire che tutto resta come prima. Qualche incrinatura tra i partiti è destinata a ripercuotersi sul governo, probabilmente senza troppi scossoni.

La classe politica non ci ha guadagnato in termine di immagine e credibilità mentre la mite fermezza di Sergio Mattarella lo pone come una fonte simbolica di unità del Paese. Non quello delle segrete stanze ma delle questioni reali.

Mentre si registravano le puntate del “romanzo Quirinale”, la multinazionale tedesca Bosch ha annunciato 700 licenziamenti nello stabilimento di Bari, mentre la Magneti Marelli, controllata dal fondo statunitense KKR, prevede 550 esuberi in Italia. Segnali preoccupanti per il settore auto, centrale per la nostra economia, dopo la chiusura della Gkn di Firenze, anch’essa collegata alla filiera di Stellantis, ex Fca. Licenziamenti e chiusure giustificate per via della transizione ecologica che, invece, deve essere governata politicamente per produrre maggiore occupazione e non esuberi.

Foto La Presse

A poca distanza dai palazzi romani sono avvenuti violenti tafferugli per la protesta originata dalla morte del diciottenne Lorenzo Parelli nel suo ultimo giorno di presenza in fabbrica a Udine per l’alternanza scuola lavoro. Sorprende la repressione verso istanze di giustizia di quegli stessi giovani che vengono solitamente blanditi e lodati quando restano nei limiti delle enunciazioni teoriche sull’ambiente. Quest’ultimo episodio tragico rimanda alla quotidiana mattanza delle morti che avvengono sul posto di lavoro (1.404 nel 2021) che non può essere giustificata con le dichiarazioni di rito sull’incremento dei controlli e dl numero degli ispettori da assumere.

Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse

Con il tempo gran parte della popolazione ha riconosciuto istintivamente in Sergio Mattarela una persona in grado di esprimere nelle istituzioni una politica attenta al bene concreto delle persone. E, in fondo, è questo il dato che si può cogliere nella sua permanenza al Quirinale, come istanza all’unità di un Paese che deve ritrovare il suo fondamento.

Come riporta il sito ufficiale del Quirinale, il presidente Mattarella ha rilasciato la seguente dichiarazione «al termine dell’incontro con i Presidenti del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e della Camera, Roberto Fico, che gli hanno comunicato l’esito della votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica»:

«Ringrazio i Presidenti della Camera e del Senato per la loro comunicazione.

Desiderio ringraziare i parlamentari e i delegati delle Regioni per la fiducia espressa nei miei confronti.

I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando – sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale – richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento.

Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini».

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