Marian e Catalina, orgoglio rumeno

Paesi e volti nuovi alla ribalta nella rassegna continentale terminata domenica. Due intramontabili campioni hanno regalato emozioni indimenticabili agli sportivi della nazione ospitante

È un’Europa assai variegata, e soprattutto molto giovane, quella che ci lascia in eredità la settima edizione dei campionati europei individuali di ginnastica artistica disputati nei giorni scorsi in Romania. Siamo nell’anno post-olimpico, stagione in cui tradizionalmente alcuni big del panorama internazionale smettono, in cui altri si prendono un momento di “pausa”, e si avvia dunque un “inevitabile” cambio generazionale in molte discipline. Lo sport della polvere di magnesio non ha voluto fare eccezioni a questa regola, e le gare disputate da mercoledì a domenica scorsi a Cluj Napoca (vecchia capitale della Transilvania), stanno lì a dimostrarlo. Questi europei, infatti, ci hanno fatto scoprire tanti nomi nuovi di cui sentiremo parlare nel prossimo quadriennio che ci accompagnerà da qui fino ai prossimi Giochi olimpici di Tokyo 2020.

Un’Europa assai variegata, dicevamo. Pensate che otto diversi Paesi sono riusciti a vincere almeno una delle dodici medaglie d’oro in palio: un piccolo record! C’è riuscita la Grecia, grazie alla forza e al talento cristallino di Eleftherios Petrounias, campione mondiale e olimpico in carica agli anelli, laureatosi per la terza volta consecutiva campione europeo di questa specialità. C’è riuscita l’Ucraina, con il polivalente Oleg Verniaiev, vice campione olimpico all-around a Rio 2016, confermatosi campione d’Europa nel concorso generale maschile, titolo cui ha poi aggiunto l’oro alle parallele e il bronzo al volteggio.  Ci sono riuscite la Russia e i padroni di casa della Romania, e questo non è certo una sorpresa visto che parliamo di due delle nazioni leader del movimento ginnico internazionale. Ma ci sono riuscite anche la Gran Bretagna, la Svizzera, la Francia e il Belgio. Nessuna medaglia invece per l’Italia, con tante assenze “pesanti” (dalla Ferrari alla Fasana, dalla Ferlito alla Busato), e i buoni risultati di Laura Mori (quinta al corpo libero) e Martina Maggio (sesta nel concorso generale).

Accanto ai successi di atleti già affermati, come i citati Petrounias e Verniaiev, molti sono stati i volti “nuovi” capaci di primeggiare in questa manifestazione. E’ il caso, ad esempio, della francese Coline Devillard, di appena sedici anni, che alla prima vera apparizione importante tra le seniores ha trionfato nel volteggio femminile. Sedici sono anche gli anni di Angelina Melnikova, nuova star dello squadrone femminile russo, che ha vinto al corpo libero, mentre la belga Nina Derwael, che ha incantato alle parallele asimmetriche con alcune spettacolari combinazioni da lasciare il pubblico con il fiato sospeso, di anni ne ha solo uno in più, diciassette (peraltro appena compiuti). Diciassette è anche l’età della britannica Ellie Downie, che in questi campionati continentali ha fatto incetta di medaglie: oro nel concorso generale, argento al volteggio e al corpo libero, bronzo alle parallele.

A testimoniare ulteriormente il cambio generazionale in atto nella ginnastica artistica continentale, ci vengono in aiuto anche alcuni numeri. Nel corso di questi campionati europei venticinque è l’età media dei vincitori di medaglie in campo maschile, addirittura diciotto l’età media sul fronte femminile. Eppure, tra tanti nomi nuovi, spiccano due eccezioni … Parliamo di due campionissimi, che con le loro imprese hanno scritto pagine indelebili della storia recente di questo sport. Due atleti formidabili, che tanto hanno dato alla ginnastica artistica, ma che non hanno ancora intenzione di smettere. Due sportivi con la S maiuscola, che in questi ultimi giorni hanno fatto scoppiare di gioia un’intera nazione che li sosteneva, e in particolar modo i quasi 8.000 spettatori accalcati per l’occasione sugli spalti della Sala Polivalenta di Cluj Napoca. In uno sfavillio, festante, di bandiere giallo rosso e blu.

Lui è Marian Dragulescu, trentaseienne di Bucarest. Lei è Catalina Ponor, ventinovenne nativa di Costanza, importante porto e centro industriale rumeno. Sì, avete capito bene: trentasei anni lui, ventinove anni lei! Stiamo parlando di due atleti i cui risultati più importanti risalgono a diverse stagioni fa, che tempo addietro si erano ritirati dall’attività agonistica, ma che negli ultimi anni non hanno saputo resistere al richiamo dello sport che tanto hanno amato e che amano ancora. Marian, dieci podi iridati in carriera (di cui ben otto vittorie), ha conquistato tre medaglie olimpiche ai Giochi di Atene del 2004 (argento al corpo libero, bronzo al volteggio e con la squadra), la stessa edizione dei Giochi in cui Catalina, a diciassette anni non ancora compiuti, ha incantato i tantissimi appassionati di questo sport, ed è tornata a casa con ben tre medaglie d’oro al collo (oltre al titolo a squadre ha trionfato anche nelle sue due specialità preferite, la trave e il corpo libero). Stiamo parlando di quasi tredici anni fa … un’eternità in uno sport come la ginnastica!

Negli ultimi due giorni, questi “vecchietti terribili” hanno letteralmente mandato in delirio i tifosi rumeni che hanno assistito alle gare da casa o che sono stati presenti all’interno dell’impianto dove si sono svolti questi campionati europei. Sabato, Dragulescu ha conquistato il suo decimo titolo europeo trionfando, al corpo libero, a distanza di ben undici anni dalla sua ultima vittoria in campo continentale. Poi, domenica, ha vinto anche la medaglia d’argento al volteggio, preceduto solo dall’astro nascente russo Artur Dalolayan, sedici anni più giovane di lui. Il pubblico presente, già emozionato dall’impresa di Marian, è poi letteralmente andato in delirio qualche minuto dopo, quando a gareggiare è stata la “reginetta di Romania”, come è stata ribattezzata in patria la Ponor, atleta indicata come icona di questi europei dal comitato organizzatore locale (per far capire di che considerazione gode questa ragazza in Romania, ricordiamo che Catalina è stata scelta lo scorso anno come portabandiera del proprio Paese ai Giochi di Rio).

Lei, al termine di un esercizio perfetto, si è laureata per la quinta volta campionessa europea della trave, specialità in cui aveva già vinto a livello continentale nel 2004, 2005, 2006 e nel 2012. Tredicesima medaglia europea in carriera, che va ad aggiungersi alle cinque medaglie vinte ai mondiali e alle altre cinque conquistate alle Olimpiadi (oltre alle già citate tre di Atene, la ginnasta rumena ne ha conquistate anche altre due nell’edizione a cinque cerchi di Londra 2012). Al termine della gara Catalina non è riuscita a trattenere le lacrime, lacrime (alternate a grandi sorrisi) che non è riuscita proprio a fermare neanche durante la premiazione, quando ha ricevuto la medaglia d’oro dalle mani della compatriota Nadia Comaneci, a detta di molti la ginnasta più forte di sempre (almeno prima della recente esplosione della stella statunitense che porta il nome di Simone Biles), né tantomeno durante l’emozionante ascolto dell’inno nazionale rumeno. Un momento “magico”, per lei e per un’intera nazione.

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