Una lettera dal Mugello sullo Ius soli

Ci scrive il vicesindaco di Scarperia e San Piero, Firenze, per ribadire l’importanza dell’alleanza tra società civile e politica di fronte a scelte che vanno condivise per il bene comune
ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Caro Direttore, in questi primi mesi autunnali, mi sento in dovere di fare alcune considerazioni su un tema non più rinviabile dalla politica e dalla società italiana.Quello dello ius soli e dello ius culturae, provvedimento di legge approvato dalla Camera dei Deputati nel lontano 2015  e arenato al Senato della Repubblica.

La questione dei diritti e dei doveri dei cittadini immigrati nel nostro paese è una questione seria e imminente che richiede un salto culturale delle politica e della società che deve liberarsi dai lacci della paura che è sempre una cattiva consigliera. Il fenomeno migratorio ormai nel nostro Paese è un fattore strutturale e non più occasionale, e non solamente per le centinaia di barconi che hanno solcato il mediterraneo per raggiungere le nostre coste negli ultimi anni.

Se avessimo il tempo e la voglia di girare per le classi scolastiche dei nostri istituti, dal nord a sud, capiremo come i nostri bambini già quotidianamente studiano e apprendano accanto a bambini immigrati. Se alzassimo la testa vedremo come spesso nelle nostre fabbriche, imprese o negozi lavorano insieme cittadini italiani e immigrati.

A loro, gli immigrati, è chiesto, giustamente, di rispettare le leggi, assumersi dovere e pagare le tasse del nostro paese. Quindi mi sembra giusto e politicamente corretto che le stesse persone che pagano le tasse possono avere in tempi normali, per i loro figli la cittadinanza italiana.

La proposta di legge in questione, non darebbe in automatico la cittadinanza italiana a tutti i bambini nati in Italia, ma dopo un congruo processo di integrazione che vede la partecipazione di tutto il nucleo familiare. Per questo io non mi rivolgo solamente alla politica, nonostante mi sembra doveroso ringraziare e tutte quelle cariche istituzionali, come il ministro delle infrastrutture Graziano del Rio che ancora sostengano la necessità in questa legislatura di approvare la legge, ma alla società civile.

Mi voglio rivolgere a te imprenditore che nella tua azienda lavora con dedizione e passione da tanti anni un migrante, per quale motivo non vuoi che suo figli nato in Italia non sia cittadino italiano?

O te figlia di una madre ammalata, che una badante immigrata da diversi anni amorevolmente professionalmente la accudisce e gli rende una vita dignitosa, per quale motivo non vuoi che suo figli sia cittadino italiano?

Mi voglio rivolgere alla società civile perché la mia esperienza di amministratore locale mi porta a dire che la politica funziona meglio se i cittadini con passione e guardando al bene comune diventano interlocutori delle classe politica.

Se la società civile smettesse di avere paura dell’immigrato, come tanti fanno, anche la politica sarebbe spronata a prendere decisioni in tale senso. E tutti quelli che, politici e non, alimentano il fuoco della paura e della non integrazione non avrebbero più paglia da bruciare. Questo concetto non vuole essere una difesa alle difficoltà che la classe politica e istituzionale ha nell’affrontare questi temi, ma una sinergia che auspico in un Paese che si dichiara moderno e civile.

Due considerazione finali. La prima è che non dobbiamo scordare mai che le persone che bussano alla nostra porta spesso scappano da guerra e povertà che il mondo occidentale ha contribuito a sviluppare, vedi il commercio di armi dell’industria bellica italiana e europea. Quindi il cosi detto mondo occidentale ha il dovere morale e politico di garantire assistenza, integrazione e diritti a queste persone. La seconda è il concetto di priorità nell’azione politica dello Stato; spesso sentiamo che le questione diritti non è prioritaria rispetto all’economia o la sicurezza. Tutto è priorità, e uno Stato civile e moderno deve avere la forza di portare avanti tutte le questioni dirimenti del Paese.

In Comune quando vengano indicate le linee programmatiche e di bilancio, fermo restando le disponibilità finanziarie, non c’è una priorità tra un intervento sociale o un’opera pubblica, ma vengono portate avanti simultaneamente.

Farncesco Bacci,  autore di questa lettera aperta,  è vice sindaco di Scarperia e San Piero (Firenze)

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