L’educatore

Mio figlio l’altro giorno mi ha detto: Sono stufo della catechista: che donna noiosa! Perché non c’è un catechista maschio? Mi piacerebbe di più. Cosa ne pensa?. Mario, papà di Luca Ho avuto modo altre volte di rispondere a domande riguardanti l’importanza del padre e delle figure maschili per lo sviluppo del bambino. Ma ben volentieri ne approfitto per aggiungere altre riflessioni. Oggigiorno, soprattutto in Italia e in alcuni paesi occidentali, il processo di sviluppo evolutivo e di raggiungimento della maturità è un po’ più difficoltoso per i maschi che per le femmine. Guardiamo alcuni dati statistici. In Italia, su 100 adolescenti e giovani in disagio, 2/3 sono maschi. Una ragazzina di 13 anni è sicuramente più matura rispetto ad un coetaneo di sesso opposto. Inoltre, le insegnanti delle scuole elementari e medie trovano molto più difficile e faticoso ottenere l’attenzione e la disciplina dagli allievi maschi che non dalle femmine. Perché? I motivi sono vari, ma il più significativo riguarda il fatto che lo sviluppo educativo è ancora troppe volte lasciato alla madre che si occupa in modo quasi esclusivo del processo di crescita emotiva dei figli. Tutto ciò può sembrare scontato, ma determina fenomeni di disagio sociale molto forte, come l’eccessiva immaturità dei nostri ragazzi e bambini o, d’altro canto, la trasgressione e l’aumento delle dipendenze (da alcol, droga o pornografia) da parte di molti giovani. E allora cosa fare, come intervenire? I suggerimenti sarebbero molti e alla base devono avere un unico concetto: favorire la presenza del modello maschile (o di tutto ciò che riguarda autorevolezza, autonomia, ecc.) ai nostri bambini e ragazzi in maniera un po’ più preponderante! A questo proposito, ecco una piccola esperienza vissuta con alcuni colleghi formatori di altri gruppi e di associazioni. Discutendo con loro, sul fatto che oggi la formazione dei bambini e dei ragazzi è ancora un po’ vecchia e sbagliata, alcuni miei colleghi proponevano un cambiamento di rotta: occorre che la formazione sia mista, che nelle parrocchie, negli oratori, nei movimenti, i ragazzi e le ragazze si formino insieme, come avviene nelle scuole. Nella discussione ho espresso il mio parere, discostandomi parecchio da questo modo di vedere le cose. Ritengo che la formazione dei nostri bambini e ragazzi debba sì avere dei momenti comuni, (e questi ormai sono frequentissimi) ma, soprattutto per i maschi, è di estrema importanza la formazione distinta. Quanto deve essere bello, istruttivo, forte e formativo, per un bambino sentire l’educatore maschio (che sia il padre, il maestro, il catechista, il formatore) parlare della vita, dei segreti e dell’ intimità del mondo. Quanto deve essere importante per un adolescente incontrare professori maschi ed educatori maschi, e soprattutto avere occasioni dove possa esprimere a figure maschili i propri pensieri, sentimenti, emozioni e sensazioni Tutto ciò favorirà l’identità del sé maschile e soprattutto lo aiuterà ad esprimere tutte le proprie potenzialità. In questo modo, ogni bambino e bambina scoprirà quanto la sicurezza interiore (che è facilitata dalla vicinanza soprattutto della madre nei primi anni di vita) si possa esprimere e realizzare con la costruzione della realtà esterna autonoma, forte, decisa perché favorita dalla interiorizzazione del padre. Quindi ben vengano momenti comuni nella formazione (del resto la famiglia è il luogo principale dove si esplica questa educazione), accompagnati però anche da esperienze distinte ove ciascuno, bambina e bambino, ragazza e ragazzo, uomo e donna, possa approfondire la propria identità di persona per donarla poi alla società. Avremo così non una società maschile o femminile, ma una società umana, che non rappresenta la sintesi dell’uomo e della donna, ma qualcosa che va oltre i singoli, qualcosa che ricorda una dimensione più grande e più vera.

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