Le tre regole di Bergman

Nell’atteso centenario della nascita, che tutto il mondo si appresta a celebrare, "Bergman 100" rende omaggio al maestro svedese con una selezione dei suoi film più amati, capolavori senza tempo che hanno segnato l’intera storia del cinema e creato il mito di un autore ineguagliabile per ricchezza e complessità dei temi affrontati e per l’inesausta ricerca formale e filosofica

Luci d’inverno, Persona, Il posto delle fragole sono alcuni dei capolavori di Ingmar Bergman che si possono ammirare, ingresso libero, in occasione di Bergman 100, la grande rassegna cinematografica in programma fino al 4 marzo al Palazzo delle Esposizioni di Roma in occasione del centenario della nascita del celebre regista svedese.

Bergman nasce a Uppsala, in Svezia, il 14 luglio del 1918, e la rassegna rende omaggio al regista con una selezione dei suoi film più amati. Sono pellicole sconosciute alle nuove generazioni, ma che hanno influenzato la storia della cinematografia. Sono film d’autore, intensi, mai banali, sulle domande chiave dell’esistenza, delle relazioni personali, del rapporto con Dio.

Bergman stesso spiegava in un’intervista a Sergio Trasatti le sue tre regole fondamentali del fare cinema. La prima: essere interessante. «Il rapporto di Bergman con il pubblico – ha scritto giustamente Scorsese – è piuttosto simile a quello di Hitchcock: diretto, immediato». Bergman stesso diceva: «Il pubblico che viene a vedere un mio film ha il diritto di pretendere di trovarvi delle emozioni, delle sensazioni, una gioia vitale». La dimensione di un cinema emotivo, empatico, lontano dal cliché di un’arte intellettuale è sempre presente anche se «non significa che io abbia il diritto di prostituirmi; la mia seconda regola, infatti, mi impone di agire sempre in armonia con la mia coscienza artistica».

Ogni lavoro, ben fatto, vissuto come se fosse l’unico e l’ultimo, è la terza regola e il segreto di cercare sempre il meglio di sé, di non accontentarsi. «Considerare ogni film il mio ultimo film ‒ spiega Bergman ‒ mi difende dai rischi in cui potrebbe farmi cadere la seconda regola, qualora volessi sacrificare troppe cose alla mia concezione d’arte». Era il tempo, infatti, in cui esisteva ancora il cinema d’autore e si comprende bene la distanza siderale dalla quasi totalità delle produzioni attuali.

Tra i film ancora in programmazione al Palazzo delle Esposizione Il posto delle fragole è il più famoso, ha dato al regista notorietà internazionale ed è quello rimasto più impresso nella memoria collettiva. È una serena meditazione sulla vita e sulla morte. È una storia di conversione perché il professore Isak Borg, alla fine della sua esistenza, cambia vita e atteggiamento nei confronti del prossimo rammaricandosi per la sua freddezza e per il suo egoismo.

Per comprendere meglio l’universo di Bergman, le sue scelte contenutistiche e stilistiche, nel corso della rassegna saranno proposti anche film di registi a lui cari, da Chaplin a Fellini, da Tarkovskij a Murnau, da Sjöström a Dreyer. Inoltre le proiezioni di tre capolavori del muto, Il carretto fantasma, La passione di Giovanna D’Arco e La leggenda di Gösta Berling, saranno accompagnati dal vivo al pianoforte dal Maestro Antonio Coppola.

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