Le parole della Costituzione. Una politica del dialogo

Cosa ha significato per l’Italia la firma della Carta dopo la Seconda guerra mondiale.
Firmatari della costituzione Italiana

Sono i tempi di crisi a stimolare le potenzialità migliori di una società, a suscitare quello spazio di confronto che può scrivere pagine nuove in merito alle basi su cui fondare la convivenza umana. Quando si pensa alla Costituzione italiana, redatta al culmine di un delicato e costruttivo percorso politico che all’indomani della Seconda guerra mondiale fornì alla Repubblica appena formatasi una carta identitaria, non si può prescindere dal tenere conto dei parametri all’interno dei quali l’esperienza si svolse. La conclusione del ventennio dittatoriale portò con sé una riflessione profonda riguardo alla necessità di ricostruire partendo da principi non barattabili, da norme ideali e concrete che potessero scongiurare una nuova deriva totalitaria. Da ciò l’idea di un’assise che garantisse la pluralità delle provenienze politiche e che portasse alla formulazione compiuta di un testo di ampia prospettiva democratica per il futuro.

 

L’Assemblea costituente (556 deputati di 16 partiti o schieramenti diversi, eletti il 2 giugno 1946 e al lavoro sul testo costituzionale fino alla votazione finale del 27 dicembre 1947) ha rappresentato il rilancio della prospettiva di comunità civile e politica attorno alla proposta, forse mai così forte e ricercata, della categoria di bene comune, principio segnato dalla necessità di incrementare un senso d’appartenenza e d’aspirazione all’unità che fino a quel momento aveva scarsamente caratterizzato il popolo italiano. Superata quella che Bobbio ha chiamato «l’illusione costituzionale», la credenza che in una Costituzione ci debba essere tutto, va riconosciuto che le diverse anime presenti in Costituente dialogarono in modo autentico, alla ricerca di un assetto attento ai valori della persona come dei corpi sociali, non dimenticando che per mettere mano a determinati cambiamenti fosse necessaria una prova politica di solidarietà e di disponibilità, pronti anche a giungere a un accantonamento o ridimensionamento delle diversità ideologiche, pur rispettando e salvaguardando come risorsa le differenze partitiche.

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