L’agenzia dei sogni

Aperte le selezioni della prossima edizione del "Grande Fratello". Più di mille persone tra provini, illusioni, storie da raccontare e fughe dalla realtà.

Esiste, ormai, in Italia, un’unica “agenzia dei sogni”. Si chiama Grande fratello, ed è socia d’affari con altri reality e talent show che promettono a gente comune di poter diventare ricchi e famosi. Come fare? Basta recarsi in uno degli “sportelli” aperti per selezionare i protagonisti della prossima edizione e sperare di essere tra gli eletti. A Roma, il 2 luglio scorso, nel quartiere popolare della Tiburtina sono cominciate le selezioni, sotto il sole battente, con un migliaio di partecipanti in fila fin dalle prime ore del mattino.

 

Partecipare alle selezioni è già una grande emozione. Si è già, senza saperlo, dentro il format del programma. Lo spettacolo è già cominciato. C’è attesa, speranza, gioco, è già televisione. Fa parte della recita. E funziona. Il meccanismo attira molta gente, soprattutto dagli strati più popolari: baristi, cameriere, parrucchiere, operai, commesse, cassiere e diversi stranieri: tunisini, moldave, ucraine, somale, tutti attratti dal fantastico mondo della tv, nella vera realtà, fatta di luci, soldi, apparenza, e lontano dalla triste quotidianità con il lavoro, quando c’è, poche gioie e tanta fatica per sbarcare il lunario.

È tentare il colpo di fortuna, come il superenalotto o il poker online. La probabilità di farcela è statisticamente quasi nulla, eppure centinaia di migliaia di italiani giocano per sperare in una vincita totalmente aleatoria. Il meccanismo delle selezioni è lo stesso, 90 mila candidati per circa 25 posti, è un gioco d’azzardo con la propria vita. Ed è un’attrattiva molto forte perché è una delle poche possibilità per affermarsi, e saltare a pie’ pari la gavetta delle professioni dello spettacolo. Il Grande fratello e i reality sono, infatti, non solo un’agenzia dei sogni, ma un’agenzia di collocamento. I pochi fortunati selezionati che entreranno nella casa, saranno collocati nel mercato televisivo per il continuo bisogno di ricerca di nuove star. Il barista o la cameriera di ieri si ritroverà domani a fare l’attore, o la presentatrice o la velina. È come voler diventare avvocato partecipando alla trasmissione Forum o Verdetto finale, senza praticantato da effettuare e esami da superare.

È giusto avere dei sogni, coltivare delle passioni, aspirare a diventare famosi, ma non – come dice la gente del mestiere – senza gavetta, senza imparare il mestiere e senza scorciatoie che si credono vincenti, e forse, a volte lo sono, ma che riducono l’uomo a ben poca cosa e, alla distanza, sono mezzi “col fiato corto”.

 

Eppure un senso di pietà mi pervade, vedendo questa massa di persone. Quanti drammi umani emergono parlando con loro, drammi a cui cercano risposte, anche evadendo, anche partecipando per gioco o per necessità, ad un attimo fugace di celebrità. Risposte cercate e non trovate di certo nel vuoto pneumatico televisivo che non sforna né idee, né orizzonti di senso e confeziona non programmi, ma solo prodotti da vendere. Gente convinta di valere, di avere qualcosa da dire, che dice anche delle verità e parole di buon senso che non saranno ascoltate nemmeno in questa prima fase di selezione, talmente è la velocità e la superficialità delle domande che gli vengono rivolte.

Si cercano personaggi del resto, non persone, uomini e donne che si adattano alle idee del format, alle trovate, alle gag, ai temi che si vogliono evidenziare, alle storie che si vogliono narrare e il più possibile rappresentativi di uno stile di vita in cui è possibile immedesimarsi, anche se non è reale. Tanto per fare un esempio, nell’ultima edizione del Grande fratello, la maggiorata Cristina Del Basso, che porta la sesta di reggiseno e sogna l’ottava, non è una persona rappresentativa, ne incontriamo poche come lei nella vita reale, eppure rientra nell’idea dell’immaginario collettivo che crea imitazione e stili di vita. Ferdi, il ragazzo rom, che ha vinto la passata edizione, è apparso, per un attimo, sulla via Tiburtina dove si svolgevano le selezioni. Anche questo frutto di una sapiente regia. Accolto con un applauso, era il simbolo che il sogno è possibile: da immigrato clandestino a star della tv. Ieri era con loro in fila per le selezioni, oggi in posa per le foto e la firma gli autografi. Era uno di loro, e se lui ce l’ha fatta, anch’io posso provare, perché anch’io sono come lui, sono un potenziale selezionato. È questo il ragionamento condizionato che sorge spontaneo. Una magnifica illusione, per alcuni irresistibile, da cui è difficile divincolarsi. Finché il sogno svanisce da sé.

  

Le storie

Brevi ritratti di persone in fila per le selezioni del Grande fratello 10 che ricomincerà il prossimo ottobre.

Paola, 18 anni, della provincia di Brindisi: «Sono qui spinta dai miei genitori, parenti, amici. Vai – mi hanno detto – perché hai buone possibilità». Mauro, 47 anni, di Rimini, ex direttore di banca: «Sono stato coinvolto ingiustamente in una vicenda giudiziaria ed ora sono disoccupato. Voglio raccontare a tutta l’Italia la mia vicenda». Safuenn, 21 anni, tunisino e commerciante: «Sono qui perché in Italia esiste ancora il razzismo e voglio dimostrare che anche un arabo, un musulmano, può convivere in pace con gli italiani». Augusto, 82 anni, di Aprilia, padre di tre figli e bisnonno, si presenta con il figlio Simone di 34 anni: «Voglio raccontare la mia storia e insegnare tante cose ai giovani di oggi».

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