La questione meridionale

La pubblicazione dei dati della Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, è ormai un appuntamento di rito.
Un lavoratore

La pubblicazione dei dati della Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, è ormai un appuntamento di rito. II numeri, come è facile immaginare, non sono rosei per il Sud, perché non lo sono per l’Italia. In questo 2012 il Pil calerà del 3,5 per cento rispetto al -2,5 dell’Italia. Dal 2007 al 2011 l'industria al Sud ha perso 147 mila unità (-15,5 per cento), il triplo del resto del Paese (-5,5 per cento). Per questo un milione e 350 mila persone nel decennio sono emigrate dal Mezzogiorno. Il divario è aggravato dalle manovre del 2010-2011 che pesano per 1,1 per cento sul Pil nazionale, per 2,1 al Sud e solo 0,8 al Nord.

La questione meridionale è una delle peculiarità della storia d’Italia. Tale impegno politico-culturale non ha eguali all’interno di altri Stati europei. Nessuna questione regionale, da quella basca in Spagna a quella irlandese in Gran Bretagna, ha suscitato qualcosa che somigliasse al meridionalismo. Questo straordinario investimento intellettuale ha spesso assorbito le differenziazioni interne alterando le trasformazioni reali in controversia politica omologante: il Mezzogiorno. Sì, perché c’è un Sud che è uscito dalla “questione meridionale”, definita da Pasquale Villari nel 1875: Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna, almeno stando ai parametri dell’Ue.

Nell’ultimo ventennio si è registrata una crescente marginalità del discorso meridionalista, sia per il venir meno dei grandi partiti storici e l’avvento delle leghe, sia perché i problemi sociali, economici e politici appaiono sempre meno una specificità del Mezzogiorno e sembrano assumere contorni che hanno a che fare con i nodi irrisolti della modernizzazione italiana. Il Mezzogiorno da specificità antropologica a specchio del Paese e cartina di tornasole di fenomeni più generali, in cui si riflettono, in misura dilatata, i mali riconoscibili ovunque: corruzione politica, debolezza produttiva, criminalità organizzata, inadeguatezza dei servizi civili e territoriali.

È un paradosso: dopo 150 anni di convivenza italica o si svolta o si muore. Insieme.

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