La Posta di Città Nuova

Un gruppo di lettrici di Città Nuova

Incontriamoci a Città Nuova, la nostra città
 
Cara amica, ti scrivo
 
Riceviamo di continuo lettere dei nostri lettori, che ci fanno parte della loro passione per la rivista. Siamo grati per le loro parole che a volte potrebbero apparire un po’ “sbilanciate”. Ma ogni realtà editoriale resiste nel tempo solo se è accompagnata da un grappolo di appassionati.
 
Amante
 
«Desidero mettervi a conoscenza dell'enorme ritardo con cui le Poste italiane consegnano la nostra cara rivista: infatti a tutt'oggi, 19 settembre 2012, il n. 17 di Città Nuova recante la data del 10 settembre non mi è ancora pervenuto. Siccome il n. 15/16 mi è stato recapitato nei primi giorni di agosto, mi sento come… un amante in crisi di astinenza, essendo trascorsi quasi due mesi!».

Vito

 
In metro
 
«Oggi mi chiama una mia vecchia e cara compagna di università. A Milano (io sono lombarda, di Lodi) sale sulla metro e si siede. L'occhio sfugge e nota un giornale ben curato apparentemente abbandonato sul sedile di fianco. Lei fa la psicoterapeuta e vuole rilassarsi nel viaggio… Apre incuriosita e nota un nome conosciuto fra i collaboratori, legge un’esperienza e una favola firmata da me. Sfoglia il periodico e dopo un po' scopre di avere l'animo leggero… e lieto. Si chiede: ma chi avrà lasciato questa Città Nuova a viaggiare sulla metropolitana? Chiunque sia stato, grazie!».

Anna

 
Suor Alfonsa
 
«Purtroppo in questi giorni è venuta a mancare mia zia, suor Alfonsa Panzeri dell'ordine Sacro Cuore, fedelissima abbonata come me, Ambrogio, alla vostra rivista. Ci teneva tantissimo che ogni anno le rinnovassi l'abbonamento, anche perché poi lei faceva passare la rivista a tutte le consorelle del convento, per questo vorrei che in sua memoria questa cosa continuasse. Se fosse possibile, farei anche un abbonamento decennale intestato in sua memoria da recapitare alle suore del convento di Bergamo dove lei viveva.
«La zia (87 anni) ha lavorato in vari ospedali fino a che ha potuto e poi in questi ultimi anni a Bergamo (casa per suore anziane) è sempre stata un punto fermo e di aiuto per le consorelle anziane e ammalate».

Ambrogio
 
rete@cittanuova.it

 
La libertà di non comprare Apple
 
«La capitalizzazione della Apple, la “madre” di Macintosh, iPad, iPhone e iPod, supera ormai il Pil della Svizzera, cioè 648 miliardi di dollari secondo l’analista finanziario Bloomberg. Incredibile! Non è che qualcosa s’è inceppato nella libera concorrenza del mercato?».

Giustino Salvini – Genova

 
Sicuramente qualcosa s’è rotto. Nulla toglie alla genialità di Steve Jobs, nulla alla creatività della Silicon Valley statunitense, dove si è concentrata l’intellighenzia della rivoluzione digitale. Ma c’è qualcosa che non va. Mi confessava senza remore un amico appassionato di informatica: «Sto resistendo alla pressione psicologica di acquistare un iPad, il tablet per eccellenza, la tavoletta dei sumeri del XXI secolo. Perché appare utile, è accattivante con le sue icone che paiono dover aprire nuovi mondi, per giunta è bello. Ma resisto (anche se un semplicissimo iPod ce l’ho, mi è stato regalato cinque anni fa, ma non scarico mai musica dall’iStore o dall’iCloud), perché non mi piace la nuova politica commerciale aggressiva della ditta di Cupertino, che vuole rendersi indispensabile con pressioni psicologiche». Ritengo pure io che si debba mantenere la propria libertà (con questo non critico i colleghi che usano i prodotti della Apple, ci mancherebbe).
 
Ancora Apple (ma in Cina)
 
«È rimasta chiusa la fabbrica cinese della Foxconn di Taiyuan, che produce parti dell'iPhone5 e dove ci sono stati scontri che hanno interessato oltre duemila dipendenti. Stando alla testata specializzata Engadget, la rissa sarebbe scoppiata in seguito alla violenza esercitata da un supervisore della fabbrica di Foxconn su un giovane dipendente. Il caso avrebbe fatto deflagrare il malcontento, già ampiamente alimentato dalle misere condizioni di lavoro e dai turni massacranti. Non solo i lavoratori cinesi sono sottopagati senza possibilità di rappresentanze sindacali vere ma, come se non bastasse, sono sottoposti a condizioni di supersfruttamento. Noi italiani possiamo fare concorrenza a loro? O siamo destinati alla recessione?».

Mario D'Astuto – Bologna

 
La crescita economica cinese, che negli ultimi anni ha superato persino la soglia del dieci per cento annuo, sta portando con sé una serie di rivendicazioni sindacali di cui la vicenda da lei segnalata è solo l’ultima. Era un fenomeno assolutamente prevedibile e previsto: in tutto il mondo i lavoratori vogliono una compartecipazione agli utili, soprattutto quando sono evidenti. Le tensioni sindacali in Cina stanno mettendo in difficoltà lo stesso Partito comunista, che nel prossimo congresso dovrebbe dire qualcosa al riguardo. E c’è da sperare che le notizie vadano verso una maggiore libertà e un maggior rispetto dei diritti dei lavoratori.
Detto questo, è anche vero che da sempre i cinesi sono gran lavoratori, e qualcosa da insegnarci ce l’hanno: basti osservare i negozietti che aprono anche da noi, con orari di lavoro che spesso raggiungono le 24 ore su 24. Forse noi dovremmo lavorare di più e meglio; e loro dovrebbero rispettare di più i diritti dei lavoratori.
 
Oggetti sacri e attacco alla Chiesa
 
«Il prestigioso National Geographic pubblica un’ampia inchiesta sul traffico illecito d’avorio e afferma in buona sostanza che è la Chiesa la principale causa di tale traffico. Che dire? Può mai essere vero?».

Pietro Plastina – Genova

 
C’è un irritante anticlericalismo primario (e francamente stupido) che sfrutta la minima occasione per attaccare la Chiesa cattolica. Anche questa volta tale corrente s’è manifestata, con un articolo peraltro interessante ma che non porta dati che possano accusare la Chiesa nel suo complesso, se non qualche suo esponente. Che un prete filippino confessi che per certi culti locali si usa ancora l’avorio va bene. Ma che da queste dichiarazioni si generalizzi, senza portare uno straccio di dato per suffragare le proprie affermazioni, questo non è accettabile.
 
Tensione sino-giapponese
 
«La questione delle isole contese tra Cina e Giappone, le isole Diaoyu per i primi, le isole Senaku per i secondi, sta infiammando le relazioni diplomatiche tra i due Paesi, con tanto di richiamo degli ambasciatori, di sabotaggio in alcune officine di proprietà giapponese in Cina, con invio di navi da guerra… Dove sta la verità?».

Paolo Giunti – Vigevano

 
Anche questa volta una piccola questione territoriale infiamma gli spiriti. Ci risiamo, verrebbe da dire. Ma non c’è solo una questione di sovranità del territorio nazionale in gioco. Come nel caso delle altre isole, quelle Spratly o Paracel, contese con il Vietnam e altri sei Paesi della regione, non interessano minimamente le isole emerse, quanto il fondale marino che le attornia. Grossi giacimenti di gas e di petrolio, infatti, sono stati individuati al largo delle isole, e ormai il loro sfruttamento è possibile, sia per il miglioramento delle tecniche di perforazione, sia perché la progressiva penuria di gas e petrolio rende redditizie lavorazioni e infrastrutture finora troppo onerose. Ancora una volta si avverte la necessità di poter ricorrere ad un’autorità internazionale che, senza imporre la propria visione, possa essere un vero luogo di dialogo e trattativa. Certo, la Cina ha bisogno di fonti di energia per mantenere la sua impressionante macchina da guerra economica, fonti che sta rastrellando ormai in tutto il pianeta. Il problema quindi non si esaurirà molto rapidamente.
 
I due nigeriani
 
«Stamane non abbiamo visto i due ragazzi nigeriani, Happy ed Emanuel, che di solito si propongono ai clienti del grande supermercato del mio paese per portare il carrello o vendere qualche cosa. Il direttore del supermercato mi ha detto che li hanno mandati via perché qualche cliente s'è lamentato… Mi chiedo che cosa possano aver fatto i due giovanotti per spingere qualcuno a chiedere che fossero mandati via. Sono due persone allegre, che salutano sempre in maniera gioviale e molto rispettosa, con un atteggiamento quasi premuroso per le persone anziane e anche dotate di umorismo.
«Per quanto mi riguarda, d'ora in poi, non premierò con altri corposi acquisti il direttore-don Abbondio del supermercato. Gli incerti e scarsi guadagni di due giovanotti che aspirano a migliorare la loro precaria condizione, per me valgono più dei punti fedeltà».

Lorenza Nisticò – Grottaferrata (Rm)

 
Tornando da LoppianoLab
 
«Appena tornati da Loppiano è forte la volontà di scrivervi per ringraziarvi e incoraggiarvici a portare avanti questo ambizioso progetto. LoppianoLab è per noi uno degli eventi più importanti dell'anno. Diversificato per aspetti sociali, è un tuffo in un modello di società che punta alla giustizia benevolente (Zamagni), ridà dignità all'uomo e costruisce una fonte da cui attingere tutti quei valori-virtù che creano i presupposti e concorrono ad un modello di Stato sano. Ogni laboratorio è stato uno scambio di esperienze, competenze, professionalità; tutto è sempre incentrato sulla persona e sulle modalità di relazioni con una pedagogia basata sull'ascolto, reciprocità, dialogo intelligente.
«Con Città Nuova si ha la possibilità di attingere ai laboratori tutto l'anno. È un cantiere sempre aperto, con i suoi articoli dà visibilità a tutta la rete che avvolge l'Italia, ai bisogni e alle esigenze dei cittadini donando risposte equilibrate e sapienti e testimonianze incoraggianti».

Concetta

 
Martini antipapa?
 
«La rivista Città Nuova ha definito il card. Martini “testimone del dialogo”. Preghiamo perché riposi ora nella pace di Dio. In un articolo è scritto: “Non ci soffermeremo nello stabilire se le posizioni dottrinali di Martini, definito da qualche commentatore critico “antipapa”, possano qualificarsi come eresie vere e proprie… o come un caso paradigmatico, ma non certo l’unico, di quella confusione imperante tra gli uomini di Chiesa da almeno un cinquantennio, quell’ambiguità che a partire da certi documenti, e arrivando anche ai “piani alti” della gerarchia, ha portato al risuonare delle lingue di babele in campo teologico e dottrinale, che non riguarda, per inciso, solo i “progressisti” alla Martini, ma anche certi “conservatori” inclini al liberalismo, vero nemico della Verità cattolica… Possiamo concludere che il card. Martini se ne va con l’applauso del mondo, che non è il miglior salvacondotto per il Paradiso”».

Pietro – Ascoli P.

 
Mi dispiace, caro lettore, ma non condivido per nulla quanto da lei inviatoci. Posso certo capire che tanti non abbiano condiviso certe posizioni di Martini, ma la sua integrità morale ritengo sia fuori discussione. Tra l’altro, avere dubbi, ed anche gravi, è proprio del cristianesimo, se è vero che Gesù sulla croce ha espresso il dubbio più atroce. Mostrandoci con la sua vita e la sua morte che la Verità non è altro che l’Amore.

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