La Posta di Città nuova

Comunità Emmanuel

Incontriamoci a “Città nuova”, la nostra città

 

Collaborazione tra movimenti e riviste

 

«Cari amici della redazione di Città nuova, vi scriviamo dalla Comunità Emmanuel-Fraternità dell’Incarnazione, esperienza ecclesiale di solidarietà nata a Formia e operante nel Sud pontino – arcidiocesi di Gaeta, fondata e animata da don Vittorio Valerio.

«Da sempre, si può dire, seguiamo e leggiamo con attenzione la vostra rivista e soprattutto siamo vicini al Movimento dei focolari, accogliendo la sua feconda spiritualità, che ha segnato nel tempo anche il nostro cammino ecclesiale e spirituale.

«Abbiamo sempre apprezzato, nel vostro lavoro giornalistico, l’equilibrio e lo spirito con cui “entrate nella notizia”, la discrezione e la capacità di cogliere il positivo in ogni situazione, che a volte si intuisce dal solo titolo con cui aprite la rivista. Si tratta di una predisposizione a suscitare il bene e a riconoscerlo anche nelle pieghe nascoste di eventi e fatti drammatici che alcuni, sbagliando, hanno definito “buonista”, quando invece è uno stimolo ad una visione di speranza che sempre deve accompagnare lo sguardo del cristiano sulla vita dell’uomo.

«Nella stessa linea si pone anche la nostra piccola ma attiva e tenace rivista bimestrale, E venne tra i suoi, che vide la luce oltre 25 anni fa e che raccoglie la vita di fraternità della Comunità Emmanuel, con aperture di orizzonti sui fatti della Chiesa e della società.

«Negli ultimi anni poi, in alcune occasioni, le nostre strade si sono intrecciate, anche sotto il profilo giornalistico, ed alcuni vostri collaboratori hanno contribuito al nostro bimestrale, in spirito di unità e di gratuità.

«È capitato di recente attraverso la collaborazione con la vostra giornalista della Nigeria, Liliane Mugombozi, di cui abbiamo apprezzato l’articolo circa la visita di Benedetto XVI in terra africana. La lettura di quest’articolo ha suscitato in noi il desiderio di dare eco ulteriore alla sua chiave di analisi della visita del Santo Padre, con la richiesta di redigere un articolo per il nostro bimestrale, richiesta subito accordata, e che ha prodotto un articolo pubblicato nei primi mesi di quest’anno.

«Sono, questi, contributi importanti per la crescita della comunione ecclesiale che deve sempre rafforzarsi. L’augurio che formuliamo è che continuiate ad essere fedeli a questa vocazione alla informazione libera e rispettosa della dignità dell’uomo. Speriamo anche di tener vivo questo filo di unità che ci lega, seppur a distanza, che certamente è fonte di ricchezza spirituale per noi e per voi.

«Un cordiale saluto in spirito di unità».

Gli amici della Comunità Emmanuel – Fraternità dell’Incarnazione

 

rete@cittanuova.it

 

 

 

650 mila delinquenti?

 

«Esco da un centro commerciale del Nord Italia, sono le 19 e 30, è quasi buio. Vengo avvicinato da un extracomunitario: “Capo, ti porto il carrello?”. “No, grazie, sono già arrivato alla macchina, ma eccoti l’euro del carrello”. Poi mi guardo intorno e vedo circa una ventina di suoi “colleghi” intenti allo stesso “lavoro”. Mi domando: “Se questi sono qui a mendicare, senz’altro non hanno il permesso di soggiorno. Allora, per legge, dovrebbero essere tutti presi con una retata e rispediti ai loro Paesi. Ma quanti sono nella stessa situazione? Dicono circa 650 mila. E i poliziotti in tutt’Italia quanti sono? Non credo più di 150 mila. Ma questi “disgraziati” non potrebbero cercarsi un lavoro? No, perché, essendo irregolari, nessuno li prenderebbe e se si azzardassero verrebbero denunciati e rispediti via (ma dove?). Ma questi non potranno continuare a lungo ad elemosinare un euro! E quando si saranno stancati di fare quella vita da bestie cosa faranno? La risposta mi è arrivata facile: i delinquenti. 650 mila delinquenti. Bel colpo ragazzi!».

Sandro Generali

 

Caro lettore, anche nel n. 20/2009 uno degli editoriali parla proprio della complessità delle leggi che riguardano l’immigrazione. C’è da meditarci su. Non convengo con lei, però, sul fatto che i 650 mila clandestini debbano trasformarsi per forza di cose in delinquenti. Gente che ha sofferto, come sono in massima parte gli immigrati del Sud del mondo, hanno in sé molto spesso antidoti alla delinquenza. E una recente indagine Caritas, di cui abbiamo parlato su “Città nuova online”, mostra come non vi sia corrispondenza diretta tra aumento del tasso di criminalità e aumento dell’immigrazione.

 

 

Meglio la verga di una volta?

 

«Oggi come ieri gli alberelli teneri vengono legati dall’agricoltore ad un paletto fino a quando avranno raggiunto una robustezza tale da non averne bisogno. Senza il palo sarebbero cresciuti contorti e meno produttivi. Questo metodo è universalmente praticato ancora oggi.

«Fuori metafora, oggi il permissivismo educativo genera ragazzi balordi, facili a delinquere. I genitori impreparati alla loro missione educativa li lasciano crescere nei loro capricci, cedendo ad ogni loro richiesta. E, quel ch’è peggio, prevale il metodo “libertario” della pedagogia che insegna il “vietato vietare e proibito proibire” degli anni Sessanta, con la legalizzazione di norme in pieno contrasto con la razionalità e il rispetto dei diritti umani. Allora è meglio andare a vivere nei boschi coi lupi, alla Tarzan, dove almeno nessun animale uccide il suo simile».

Giovanni Migliore – Siracusa

 

Prima di andare a vivere coi lupi è ancora possibile mostrare ai giovani esempi positivi e convincenti di loro coetanei, che fortunatamente non difettano. Penso ai gen dei Focolari e ai molti altri giovani impegnati nel sociale. Ai genitori e agli educatori, prima di usare paletti tutori e divieti per correggere le evidenti storture che tutti vediamo, conviene proporre esempi. Ciò non vuol dire tuttavia che, al momento opportuno e nel posto giusto, non sia necessario anche sistemare lungo il percorso dei paracarri e mettere dei segnali di pericolo.

 

 

 L’indimenticabile Fuggerei di Augsburg

 

«Quest’estate abbiamo potuto visitare la Baviera, durante le nostre vacanze. Ci siamo fermati anche ad Augsburg, e subito mi sono ricordata di quando Chiara vi era stata per un avvenimento ecumenico molto importante: “il patto di Augsburg”. Siamo stati a visitare la famosa  “sala d’oro” in cui è stato firmato il patto e abbiamo ringraziato Chiara per questi segni che ha lasciato nel mondo intero.

«Un altro aspetto di Augsburg mi è rimasto in cuore: la Fuggerei. È considerato il più antico complesso di  case popolari del mondo, realizzato dal banchiere Jakob Fugger nel 1500! Sono casette semplici e graziose, a due piani, date in affitto a persone bisognose. La cosa curiosa e straordinaria insieme è che l’importo dell’affitto  annuo, ancora oggi, è di soli 0,88 euro e… di tre preghiere al giorno per i fondatori dell’opera. Oggi la Fuggerei è una residenza per anziani composta di ben 67 case per un totale di 140 appartamenti. Passando per le strade di questo quartiere, si percepisce come sia un ambiente gradevole, dove il contatto umano è facilitato proprio per come è stato progettato e costruito. Altra cosa straordinaria: durante la Seconda guerra mondiale era stato distrutto e la fondazione, attingendo unicamente dai suoi beni, ha ricostruito il quartiere ampliandolo e mantenendo ancora la stessa struttura. La Fuggerei è la più grande calamita turistica di Augsburg e tutto è nato dal cuore e dalla mente di un banchiere per i più poveri ai quali dare la possibilità di vivere con dignità».

Gino e  Paola Farenzena

 

 

 Un giornale come dono

 

«Vorrei, quale abbonata ormai da diversi anni, esprimervi la mia gratitudine particolare per Città nuova. Penso sinceramente che possa essere un grande servizio alla comunità intera proporre ed approfondire una informazione “altra”, capace di offrire anche gocce di verità nell’interesse esclusivo a ridonare l’uomo all’uomo.

«In questa dimensione, avverto che è davvero necessario testimoniare anche i doni che la Chiesa ci offre, spesso così distorti e rinnegati nel contesto di un’informazione non obiettiva e superficiale.

«Si avverte l’urgenza di far conoscere realtà, iniziative, contenuti e fatti troppo spesso ignorati o travisati. Approfondirli nella loro ricchezza e verità potrà mutarli in un raggio di luce che si aggiungerà a quello squarcio di cielo azzurro che in Città nuova ritrovo».

Adriana Cosseddu

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