La Polonia e i suoi meriti

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Chi guarda la carta geografica della Polonia che fra pochi mesi entrerà nell’Unione europea, se ne conosce la storia, non potrà non rimanerne stupito. La Polonia di oggi, infatti, ha dimensioni molto simili a quelle delle sueorigini, quelle dell’anno 966, quando il principe Mieszko I della dinastia dei Piasti fu battezzato, portando con sé il popolo a far parte della grande famiglia dei popoli cristiani europei. Lo stupore deriva dal fatto che, nel corso di questi mille anni, la storia della Polonia è stata molto travagliata. Dopo essere stata nel XVI e nel XVII secolo una grande potenza, i cui confini orientali arrivarono per breve tempo fino sotto Mosca, la Polonia scomparve poi per più di 120 anni dalla carta geografica dell’Europa. Resa ingovernabile dal liberum veto, frutto dello spiccato individualismo dei suoi principi, che permetteva a ciascuno di loro di bloccare ogni decisione contraria ai propri interessi, alla fine del XVIII secolo la Polonia fu invasa dagli eserciti delle potenze confinanti e divisa in tre parti: una governata dai prussiani, una dai russi, una dall’impero austroungarico. Sotto la diretta gestione polacca, rimase allora solo un piccolo Regno di Polonia con sede a Varsavia. La liberazione dai diversi occupanti arrivò solo dopo la prima guerra mondiale. Allora la Polonia riacquistò la sua sovranità per perderla di nuovo, di fatto, dopo due decenni sotto il regime sovietico. Solo dopo la caduta di esso nel 1989, la Polonia, che ne fu uno dei principali promotori, ha acquistato un’indipendenza vera e, a quanto sembra, stabile. Quasi 200 anni di occupazione straniera sono stati per la nazione, che aveva appena vissuto il suo periodo d’oro, un’esperienza dolorosissima che ha sviluppato nel popolo polacco un’eccezionale esigenza di giustizia e di indipendenza. Chi ha difeso questi valori, salvando in questi secoli, come del resto nel Medioevo, l’unità e l’identità nazio- nale, è stata la Chiesa cattolica. Durante l’occupazione straniera, nei posti pubblici la lingua ufficiale era quella di chi governava. Parlare polacco, coltivare la cultura e le tradizioni polacche era possibile solo in chiesa. Si è così creato col tempo un connubio polacco-cattolico, per cui per tanti esser polacco significa esser cattolico. Andare in chiesa e pregare fa parte della propria identità. Questo ha mantenuto nel popolo il senso del sacro. E l’elezione di papa Giovanni Paolo II ha ulteriormente accentuato questo stato di cose. Fra le altre caratteristiche del popolo polacco, la più conosciuta è forse il coraggio. È noto come durante la Seconda guerra mondiale i soldati della Polonia siano stati fra i più coraggiosi. Grazie all’audace contributo dei suoi aviatori, Londra è stata difesa dagli attacchi aerei nazisti; grazie all’eroico sacrificio della sua fanteria, è stato conquistato Montecassino, divenuto un bastione della resistenza nazista. La nascita e l’azione decisa di Solidarnosc, poi, senza dubbio uno dei fattori principali che hanno accelerato la caduta del regime comunista, è stata una conferma di questo coraggio. Fondamento di esso è lo spirito di sacrificio. Non è facile trovare in Europa un popolo capace di soffrire e di vivere in situazioni difficili come quello polacco. Ciò che in Polonia fa sentire subito a proprio agio è anche l’ospitalità. Entrando nelle case polacche non è raro trovare nel corridoio questa scritta: Ospite in casa, Dio in casa. E veramente vi si incontra per lo più un atteggiamento di apertura e di generosità, vi si sperimenta una vera ondata di simpatia. Non è, questo, un atteggiamento solo dei singoli, ma una caratteristica che accompagna l’intero popolo in tutta la sua storia, vissuta e dimostrata nel corso dei secoli verso gli ebrei e verso tanti perseguitati per motivi religiosi in altre nazioni. Ciascun popolo, tuttavia, ha il suo tallone d’achille. Nei polacchi è forse l’accentuato individualismo, che non rende facile convivere in armonia. L’uno pensa alla svelta di saperla meglio dell’altro. I polacchi stessi del resto, quando si prendono in giro, dicono che dove sono due di loro ci sono almeno tre opinioni… Per lo spiccato senso di giustizia e di indipendenza, riescono a mettersi insieme per azioni di protesta. Trovano invece grosse difficoltà a mettersi d’accordo per intraprendere e realizzare in modo ben coordinato programmi costruttivi. Che la Polonia non sia tanto un paese dell’Europa dell’Est quanto un ponte dell’Europa dell’Ovest verso l’Est, lo si può capire visitando le città polacche. Non è difficile, infatti, rendersi conto che la sua cultura ha un carattere prevalentemente europeo occidentale, dovuto agli ottimi rapporti mantenuti nei secoli soprattutto con francesi e italiani. Questi ultimi sono ricordati con simpatia soprattutto per Bona Sforza, la principessa milanese divenuta moglie del re Sigmondo il Vecchio, e per molti architetti e pittori che hanno operato in Polonia nel periodo d’oro della sua storia. In rilievo particolarmente la musica, resa celebre dai grandi Chopin e Moniuszko di un tempo e coltivata da tanti giovani di oggi. Con quali problemi e con quali aspettative questa Polonia dalle grandi esigenze e potenzialità sta ora per entrare nell’Unione europea? I problemi sono in parte quelli comuni a tutti i paesi che per decenni sono stati sotto il regime comunista. Il primo riguarda l’uomo in sé. Il socialismo, infatti, ha formato col tempo il cosiddetto homo sovieticus, un uomo che, se non era un attivista del partito, non aveva grandi prospettive di sviluppo. Non prendeva quindi iniziative e si aspettava tutto dallo stato che cercava di truffare dove se ne presentava l’occasione. Questo homo sovieticus, uno dei fattori che hanno portato alla rovina l’economia socialista, non è scomparso di colpo insieme col regime, ma vive ancora soprattutto in certe persone delle medie generazioni, abbastanza ben disposte di fronte a proposte di facili guadagni a basso prezzo. Strada aperta quindi alla corruzione che, se è ampiamente sviluppata nei paesi ad alto livello di benessere, lo è tanto più in quelli dove il benessere non è stato sperimentato da secoli. La corruzione è diffusa dappertutto, ma la si incontra purtroppo specialmente negli ambienti legati all’amministrazione statale, là dove si fanno le leggi e dove si prendono le decisioni. Altro problema è quello delle strutture. Mancano le abitazioni, le strade sono insufficienti per accogliere e distribuire il crescente traffico di mezzi meccanici. L’industria e l’agricoltura richiedono una radicale modernizzazione. Lo stesso riguarda le strutture di alcuni servizi sociali come la sanità, dove peraltro si possono incontrare ottimi specialisti. Il regime comunista, poi, non ha rivolto particolare attenzione all’ecologia. Ora per farlo sono necessari investimenti eccezionali. Questo processo di modernizzazione, già in corso da più di dieci anni, non ha portato però ad un aumento, ma piuttosto ad una riduzione dei posti di lavoro. La disoccupazione è cresciuta e si aggira attualmente intorno al 20 per cento, rendendo l’atmosfera in cui vive la società tesa e potenzialmente esplosiva. In questa complessa situazione la prospettiva di entrare nell’Unione europea è vista in Polonia in modi molto diversi. La maggior parte dei cittadini le è favorevole, e crede che la nazione ne ricaverà dei vantaggi. Spera in un miglioramento del funzionamento delle strutture statali, in leggi che frenino il crescere dellacorruzione, in aiuti per lo sviluppo delle strutture, in un miglioramento dell’economia, in una crescita del benessere. Una minoranza soprattutto cattolica, a forte tinta patriottica, teme invece che il materialismo e il laicismo dell’Europa occidentale possano indebolire la coscienza cattolica, le tradizioni e quindi l’identità nazionale del popolo. Teme, inoltre, che le leggi dell’U nione europea riguardanti l’agricoltura e l’industria rendano ancor più difficile la concorrenza dei prodotti polacchi in Europa. Ormai, però, la decisione è stata presa: il 4 maggio prossimo la Polonia entrerà a far parte dell’Unione europea. È una chance per la Polonia, ma anche per l’Europa. Per la Polonia, perché come simbolizza l’odierna entità geografica, così simile a quella delle sue origini, l’entrare nell’Unione europea è come un ritorno alle sue origini, alla sua originaria vocazione europea. Per l’Europa, perché valori come il senso del sacro, il coraggio, lo spirito di sacrificio e l’ospitalità possono essere un dono prezioso in un mondo laicizzato e talora impigrito dal benessere e dalla comodità. Se apprezzati e contraccambiati con aiuti soprattutto sul piano economico, su quello delle strutture e dell’organizzazione, se ne potrebbe avere un grande vantaggio per tutti. Quella potenziale famiglia di popoli che si chiama Europa diverrebbe allora non solo più grande, ma anche più bella. I MOVIMENTI IN POLONIA Nel contesto di una chiesa fortemente tradizionale, i movimenti ecclesiali hanno costituito e tuttora rappresentano una grande novità. Uno dei più sviluppati è il Movimento Luce Vita. Nato già negli anni Cinquanta dal servo di Dio don Franciszek Blachnicki, si dedica in particolare alla formazione della gioventù e delle famiglie. A partire dagli anni Settanta si sono sviluppati il Cammino Neocatecumenale e il Rinnovamento dello Spirito, ora molto diffusi, Comunione e liberazione, Schönstatt, Marriage Encounter, Chemin Neuf . Il Movimento dei focolari, dopo diversi sporadici contatti negli anni Sessanta e la prima Mariapoli sui monti Tatra nel ’69, aprì i primi centri a Cracovia nel ’74 e a Breslavia nel ’79. Diffuso attualmente in tutta la Polonia con 11 centri, circa 2 mila membri e circa 20 mila aderenti e simpatizzanti, opera soprattutto alla formazione spirituale di giovani e adulti di strati sociali e vocazioni diverse, impegnandole a essere lievito di unità nei loro ambienti: scuola, famiglia, lavoro, politica, società. Nel 1996 l’Università Cattolica di Lublino ha conferito a Chiara Lubich il primo dei suoi numerosi dottorati honoris causa. In quell’occasione fu inaugurata a Trzcianka, 60 chilometri a sud di Varsavia, la Cittadella Fiore, chiamata, come disse allora Chiara, a irradiare il profumo di Cristo in Polonia e oltre.

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