La polizia ancora contro i cristiani

Almeno cinque persone sono state uccise e altre 33 ferite, domenica, nella Repubblica democratica, allorché le forze di sicurezza hanno disperso violentemente i manifestanti che protestavano contro la permanenza al potere del presidente Kabila

Ci sono stati anche 69 arresti, secondo il portavoce della Missione delle Nazioni Unite in Congo (Monusco). Le morti sono state registrate a Kinshasa, mentre feriti e arresti sono stati registrati un po’ in tutto il Paese, secondo la stessa fonte che parla di una «valutazione provvisoria». Circa 50 peacekeeper della missione Onu in Congo, sono stati schierati davanti alla chiesa di San Giuseppe tra i manifestanti e la polizia, a Kinshasa. Polizia che accusava i manifestanti all’uscita dalla messa, di voler fare una manifestazione vietata. I feriti sono stati curati in un dispensario nel quartiere operaio nel centro della capitale della Repubblica Democratica del Congo.

Nel frattempo Internet è stato oscurato nelle grandi città del Paese, inclusa Kinshasa, dove vengono dispiegate importanti forze dell’ordine. Le autorità congolesi hanno avvertito che «nessuna azione o tentativo di disturbare l’ordine pubblico sarà tollerato». L’invito a protestare è stata lanciato dal Comitato di coordinamento secolare, vicino alla Chiesa cattolica, che aveva già organizzato la marcia forzata del 31 dicembre scorso a Kinshasa. I manifestanti sono rimasti così confinati in diverse parrocchie. Non potevano uscire perché la polizia era sempre dispiegata attorno ai luoghi di culto. Il traffico in città è stato reso difficile dai numerosi posti di blocco istituiti dalle forze dell’ordine. Secondo i testimoni, a mezzogiorno, diverse parrocchie erano ancora circondate dalle forze di sicurezza.

Il portavoce dell’avversario di Kabila, Felix Tshisekedi, ha assicurato di essere rimasto bloccato per due ore nella parrocchia di San Giuseppe di Limete, con lo stesso leader Tshisekedi. E nella parrocchia di Saint-Augustin de Lemba, il vicario assicura che lui stesso è stato ferito. I suoi parrocchiani appena usciti dopo la messa hanno dovuto rifugiarsi di nuovo nella chiesa, perché la polizia aveva sparato dei gas lacrimogeni. In alcuni quartieri della capitale, dei giovani hanno nonostante tutto cercato di marciare in corteo, con dei ramoscelli in mano, come avevano fatto lo scorso 31 dicembre. Le forze di sicurezza si sono opposte alla temerarietà di questi giovani con un nutrito lancio di lacrimogeni, se non addirittura con colpi di arma da fuoco, come segnalato in varie aree della capitale.

Il Comitato per il coordinamento secolare chiede ora al presidente Joseph Kabila di dire pubblicamente che, come previsto dalla Costituzione, non cercherà di ottenere un terzo mandato nelle prossime elezioni previste per la fine dell’anno. Lo scontro assume sempre più i contorni di una vera opposizione politica del mondo cattolico ai progetti egemonici del presidente in scadenza. Si temono nuove violenze.

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