La legge e l’amore

È un film da non perdere, "Il verdetto", che uscirà il 18 ottobre. Ottime la recitazione e la regia, per una storia che, senza essere sdolcinata, cattura e commuove.

Il Verdetto, tratto dal romanzo di Ian McEwanLa ballata di Adam Henry”, è uno di quei film rigorosi che ogni tanto riaffiorano dal mercato consueto, meritevoli non solo di venire visiti, ma pure di essere compresi in profondità.

Il  giudice dell’Alta Corte di Londra Fiona Maye è inflessibile, rigorosa nell’applicazione dalla legge, lavoratrice accanita che tuttavia è diventata fredda nel rapporto col marito. Nemmeno si accorge di come l’uomo abbia bisogno del suo affetto, sposata ormai da vent’anni e senza figli. Lui glielo fa notare, lei rimane meravigliata.

Uno dei casi in cui Fiona rimane coinvolta è quello di un diciassettenne, Adam, malato di leucemia che rifiuta, spinto dalla famiglia di Testimoni di Geova, la trasfusione di sangue che gli salverebbe la vita. La fede nella religione supera lo stesso amore per la vita, in lui e nei suoi genitori. Fiona per una volta trasgredisce il codice comportamentale dei giudici che separa la giustizia dalla morale, e va a trovare il ragazzo all’ospedale.

Non cerca di convincerlo a vivere con dei discorsi. Si ferma con lui a cantare una canzone d’amore sui versi del poeta Keats. Questo inusuale sboccio del cuore incrina le sicurezze di Adam. Lei, comunque, obbediente alla legge, dato che il ragazzo è minorenne, lo obbliga alla trasfusione e gli salva la vita. Ma il suo matrimonio intanto si spezza: il marito, stanco, se ne va, lei resta sola, con notti insonni e agitate, anche se all’esterno rimane la donna del self-control (quasi) perfetto.

Il ragazzo, guarito, ritrova il gusto per la vita. Rigetta la fede e le comunica di continuo i suoi pensieri e progetti. La segue, la cerca, anche se lei non vuole venire influenzata dall’affetto che prova per lui, come fosse un figlio. Fiona si irrigidisce: il giudice prevale in lei sull’amore. Finchè il ragazzo si riammala. Fiona è disperata. Lei lo trova morente e lo accompagna mano nella mano, con il cuore spezzato dal rimorso per non essergli stata vicina. E comprende che “non si vede bene che con il cuore”, come diceva Il piccolo principe, anche nel rapporto forse ritrovato col marito.

È singolare come tutto questo traspaia da un film che non conosce sdolcinature, buonismi né lacrimoni facili, ma sia un racconto asciutto, sintetico, dal ritmo serrato, in cui gran merito ha la recitazione – Stanley Tucci un marito quanto mai espressivo, Emma Thompson superlativa sotto ogni aspetto in una delle migliori performances -, e in cui la raffinatezza della fotografia esalta in particolare i primi piani, per dire la verità dei sentimenti.

Il film è il ritratto a volte commovente di una donna elegante e sensibile, esternamente dedicata al lavoro, ma internamente dolce, come il ragazzo così innamorato della vita (Ben Chaplin). Delicata, precisa la regia di Richard Eyre al suo ottavo film. Da non perdere. Esce il 18.

 

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