La farsa di Brecht, tra servo e padrone

“Mr Pùntila e il suo servo Matti”, testo del 1940, poco frequentato in Italia, nelle mani di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, diventa una esilarante commedia grottesca ma venata di malinconia, che supera il teatro epico brechtiano, e fa riflettere ridendo

Quello del rapporto servo-padrone, di prepotenza e dipendenza, è un tema nobilmente letterario, e teatrale. Il più emblematico è, forse, quello di un Bertolt Brecht poco rappresentato: Mr Puntila e il suo servo Matti. Un testo del ’40, senza pedanteria ideologica, scritto negli anni dell’esilio, prima in Svezia, poi in Finlandia. Un Brecht farsesco – che è il dettame dell’autore –, quasi in punta di penna, che porta avanti un discorso sull’uomo e sulla sua dignità attraverso le vicissitudini dell’autista Matti, servitore paziente di un padrone double-face. Puntila, infatti, è schizofrenico: sopportabile, buono, generoso, simpatico, quando è ubriaco; dispotico e ottuso, cinico, cattivo, gretto e avido, quando è sobrio, come si conviene al cliché del ricco nella logica brechtiana.

Amore per il prossimo e malinconica sofferenza per il male si smaltiscono subito con una sauna e un caffè per tornare così al dispotismo e all’accumulo di denaro. Un esempio della sua bontà  è nel rendersi conto, nella circostanza da ubriaco, che la figlia Eva non può sposare quell’imbecille dell’attaché e promette cose sensate per lei e per ogni altro. Esempio invece di cattiveria quando è sobrio è giungere al punto di indurre Matti alla resa, o alla fuga, il gesto più rivoluzionario da lui concepito.

Brecht riprende in questa storia un tema della coeva “Anima buona di Sezuan”, e l’ispirazione chapliniana, storicamente assodata, di “Luci della città”. Riferimenti che hanno ispirato la messinscena del Teatro dell’Elfo con la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, artefici della brillante operazione – che ha debuttato nel 2015, e continua con brevi riprese sempre con successo –. L’allestimento tende a superare quelle mitizzazioni museali che talora, insieme ad una forte sottolineatura didascalica tipica dell’epica brechtiana, hanno contrassegnato l’opera del combattivo autore tedesco, per farne – anche grazie alla snella traduzione – un rutilante spettacolo grottesco e fumettistico, dalle tinte farsaiole, con vocazione alla comica finale e alla caricatura espressionista da album d’epoca.

Una “commedia popolare”, molto musicale, swing, grazie agli interventi live di Matteo de Mojana e a una compagnia di 12 attori ben affiatati. Il Puntila impersonato da Bruni, di debordante vitalità fisica e gestuale, è godibile, divertente, con quella energica dose di schizofrenia e di cattiveria del personaggio che rende con la sue variazioni di voce e le pose alla Groucho Marx e Charlie Chaplin. Lo affiancano il servo di Umberto Petranca, asciutto e fascinoso, sferzante quando occorre, incarnazione anche fisica  di quell’eroe da realismo socialista che deve essere; e la viziata a maliziosa figlia Elena Russo Arman da diva hollywoodiana.

 

Al cinema americano, quello del muto, s’ispira anche la funzionale scenografia circense dal color seppia e con siparietti e uscite laterali, che include, oltre a dei disegni di quarti di bue e di maiali, delle proiezioni da vecchia pellicola con le didascalie dei vari quadri. Tra questi l’esilarante sequenza del banchetto per la festa del fidanzamento con tutti i personaggi immobili come marionette che a tratti si animano, dando vita a gag irresistibili. Tra lunghi silenzi, scambi di battute, schermaglie e dialoghi stralunati – come quello sulle divergenti opinioni tra la cuoca e la moglie del pastore su una ricetta riguardante i funghi – si consuma il teorema sulle differenze di classe. Con Matti che decide di lasciare Puntila: mai fidarsi dei padroni. Specie quando ridono.

 

“Mr Pùntila e il suo servo Matti”, di Bertolt Brecht, traduzione di Ferdinando Bruni, regia e scene di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, costumi Gianluca Falaschi, musiche originali di Paul Dessau, arrangiamenti di Matteo de Mojana, con Ferdinando Bruni, Luciano Scarpa, Ida Marinelli, Corinna Agustoni, Elena Russo Arman, Luca Toracca, Umberto Petranca, Nicola Stravalaci, Matteo De Mojana, Francesca Turrini, Francesco Baldi, Carolina Cametti, luci di Nando Frigerio. Produzione Teatro dell’Elfo. A Roma, Teatro Quirino.

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