La concretezza del dialogo in democrazia

Il rischio del confronto, il dialogo come metodo per entrare nel merito delle urgenze del Paese. Intervista a Silvio Minnetti, presidente del Mppu Italia, che propone per il 13 giugno un primo incontro per parlamentari e cittadini
ANSA/ETTORE FERRARI

A pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo, che ha ricevuto largamente la fiducia tra Camera e Senato, il Movimento politico per l’unità (Mppu) non perde tempo e propone per mercoledì 13 giugno, dalle 14 alle 15.30, a Palazzo Toniolo, sede degli uffici dei senatori, un incontro sul dialogo declinato nel senso di “dare un’anima alla democrazia”.  L’intervento iniziale è affidato al politologo Alberto Lo Presti, docente presso l’Istituto universitario Sophia di Loppiano (Firenze).

Tali appuntamenti periodici, cominciati inizialmente presso la centralissima sede dell’arciconfraternita dei Bergamaschi, non sono rivolti solo ai parlamentari, ma coinvolgono varie espressioni della cittadinanza attiva. Con Silvio Minnetti, presidente del Mppu Italia, cerchiamo di entrare nello specifico della proposta.

Questo insistere sul dialogo non è un cedimento al relativismo di fatto, per cui bastano le buone maniere senza badare ai fondamentali dell’agire politico?
Il Mppu, che non è un partito ma uno spazio di dialogo in Parlamento e nelle città tra tutti gli schieramenti, propone una riflessione sull’anima della rappresentanza per uscire dalla crisi attraverso forme di democrazia partecipativa e deliberativa. Riteniamo, infatti, utile l’ascolto reciproco tra gli eletti e con i cittadini e necessario attivare con il civismo milioni di persone nei territori. Occorre prevenire derive plebiscitarie mediante partiti personali nella cosiddetta democrazia del pubblico e dei sondaggi. Lo strumento è il patto eletti-elettori, che ci lega ai parlamentari protagonisti del dialogo del 13 giugno in Senato, a Palazzo Toniolo. Non si tratta di buone maniere. Il conflitto tra loro è aspro. Noi però possiamo attraversarlo con un metodo sperimentato, quello della fraternità che ci rende liberi ed uguali nelle nostre diversità. È possibile riscoprire un’anima della politica, oltre il pragmatismo senza ideali, per servire il bene comune con “l’amore degli amori”, come ci ha insegnato la fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich. Vogliamo avviare un ciclo di dialoghi su temi alti e concreti mediante argomentazioni e non certo con le tendenze attuali, ormai insopportabili, all’insulto ed allo scontro frontale.

Come si colloca questa iniziativa nel nuovo quadro dell’esecutivo Conte?
Il nuovo governo, che si definisce “del cambiamento”, si comprende, a mio avviso, nel quadro di una grave crisi politica, economica, sociale e culturale del sistema-Italia. Dopo decenni di declino e aumento della povertà, a seguito della “grande contrazione” 2008-2018, gli elettori hanno dato fiducia a due forze politiche molto diverse tra loro, ma percepite entrambe come anti-establishment. Gli esperti dicono che gli elettori moderati di centrosinistra e di centrodestra si sono radicalizzati, con delusione e rabbia, riducendo il consenso a Pd e Fi, che hanno creduto di salvare il Paese a livello macroeconomico applicando i sacrifici impopolari previsti dai parametri Ue.

Dove rischia, non solo in Italia, di perdere l’anima oggi la democrazia?
La democrazia rappresentativa è in crisi a causa del predominio della finanza globalizzata sull’economia reale e sulla stessa politica. Partiti deboli sono facilmente condizionabili dalle lobby. La fine delle ideologie coincide spesso con la povertà degli ideali. È necessaria una robusta iniezione di partecipazione popolare in grado di impegnare i cittadini e i partiti sui temi del lavoro, della giustizia sociale, della pace e del disarmo, della lotta all’azzardo, del contrasto alle mafie ed alla corruzione, della valorizzazione dei beni comuni e delle grandi risorse culturali ed ambientali del Paese. Il Patto eletti-elettori, che noi sperimentiamo con diversi parlamentari e sindaci, può avvicinare i cittadini alle istituzioni e dare un’anima alla democrazia rappresentativa arricchita da quella partecipativa e deliberativa.

Negli ultimi anni il Mppu è stato molto attento alla realtà non disertando temi anche conflittuali. Quali sono le urgenze che volete affrontare oggi?
Il Movimento politico per l’unità è uno spazio fraterno d’incontro tra persone prima di tutto, ora impegnate in quasi tutti i partiti: M5S, Lega, PD, FI, Civica Popolare, Leu. E questo non è un problema, ma una ricchezza unica. Nella passata legislatura abbiamo dato priorità ai diritti sociali e civili oltre che alla legge elettorale e sui partiti. Ora riteniamo urgente affrontare il tema del lavoro per i giovani, della lotta alla povertà con un reddito di inclusione integrato con forme di reddito di cittadinanza. Altre priorità: l’economia disarmata con la riconversione al civile di Leonardo-Finmeccanica nel Paese che «ripudia la guerra» nella Costituzione, il rispetto della Legge 185/1990 sulla vendita di armi a Paesi in guerra, l’integrazione oltre l’accoglienza degli immigrati regolari e dei loro figli, senza dimenticare l’importanza della sicurezza e della legalità. Un’attenzione avremo anche all’integrazione dei rom, senza leggi speciali come auspicato dalla senatrice a vita Segre, alla disciplina del settore dell’azzardo, alle politiche familiari attive.

Esistono alcune proposte concrete che pensate di poter avanzare?
A mio avviso, il Movimento politico per l’unità deve facilitare, accanto al lavoro d’aula e delle commissioni, le proposte concrete dei laboratori parlamentari di incontro di culture politiche diverse, con studiosi e rappresentanti della società civile competenti. Possiamo animare un ciclo di dialoghi nella legislatura su un piano ideale e concreto allo stesso tempo. È nostra intenzione favorire l’unità, che non è uniformità, sul tema della povertà arricchendo il Rei (reddito di inclusione) in vigore con le idee del nuovo governo. Urgente è la riforma dei Centro per l’impiego e la revisione dell’alternanza scuola-lavoro. Questo potrà ridurre l’area del disagio e dell’esclusione nelle varie periferie, al Sud in particolare. Avanziamo poi le proposte del movimento Slot Mob e della vasta rete dei movimenti per la pace che sosteniamo da anni ormai. Seguiamo con attenzione i decreti attuativi della importante Riforma del terzo settore che auspichiamo venga concretizzata dal nuovo Governo.

 

 

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