Italia sul tetto del mondo

La nazionale italiana dei ragazzi affetti da sindrome di down scrive un’altra pagina memorabile della sua storia, conquistando il titolo Mondiale dopo aver battuto 22-13 il Portogallo. Sono degli atleti a tutto tondo, totalmente autosufficienti. Una buona notizia da segnalare in occasione della Settimana delle Good news promossa da Città Nuova

L’Italbasket dei ragazzi affetti da sindrome di down non si ferma più, dando alla Fisdir (la Federazione sport paralimpici degli intellettivo relazionali) un alloro prestigioso. Una grande impresa che, è doveroso specificarlo, bissa quella dell’Europeo dello scorso anno. I rivali sono quelli di sempre: il Portogallo padrone di casa che, ai Mondiali di Madeira, ha provato a vendicare sportivamente il ko subito nel 2017. Nulla da fare, dato che gli atleti azzurri guidati dagli allenatori Mauro Dessi e Giuliano Bufacchi si sono imposti nettamente, infliggendo ai lusitani un passivo di 9 punti.

Grande festa per Alessandro Ciceri, Gianluca Lafornara, Francesco Leocata, Fulvio Silesu, Antonello Spiga ed Emanuele Venuti. Tanti i complimenti arrivati agli azzurri per questo risultato eccezionale: il primo a congratularsi è stato Luca Pancalli. Il presidente del Comitato Paralimpico, sul suo profilo Twitter, ha scritto: «Dopo l’Europeo questa squadra porta a casa anche il titolo mondiale. Complimenti agli atleti, allo staff e alla Fisdir. Vogliamo farglielo un applauso?» Anche la Lega Basket Serie A non ha mancato di far arrivare le proprie felicitazioni, ricordando come i futuri campioni del Mondo fossero stati ospiti d’eccezione delle Final Eight 2018 di Coppa Italia.

Un risultato speciale, raggiunto da cestisti super. Storie di ragazzi che hanno abbattuto muri e pregiudizi, fino a issarsi sul tetto prima d’Europa, poi del Mondo. Gianluca Lafornara, ad esempio, ha solo 16 anni. «Il primo giorno – ha detto coach Bufacchi in un’intervista rilasciata lo scorso anno a Vanity Fair – non spiccicava una parola, non essendo mai uscito dalla Puglia. Dopo tre giorni invece parlava con tutti, faceva dei veri e propri comizi. Una sera – ricorda il coach – ho trovato i 6 ragazzi a discutere con la squadra di Macao, non so neanche in che lingua». Una riprova della straordinarietà di questi uomini: Emanuele Venuti, ad esempio, si allena durante l’anno con i normodotati.

Bufacchi ha allenato per molte stagioni squadre giovanili, per poi entrare in pianta stabile nel mondo della Fisdir: da ormai un paio d’anni segue la nazionale di ragazzi affetti da sindrome di down. «Sono tutti ugualmente bravi – spiega l’allenatore su Vanity Fair – con loro ci vuole molta pazienza: poche parole, ma chiare. Bisogna adottare un linguaggio lento e preciso, facendo loro ripetere molte volte i gesti da compiere. Quando lo capiscono, poi, eseguono i movimenti con metodicità. Anche in partita – conclude il tecnico – ripetono esattamente i gesti eseguiti in allenamento».

Degli atleti a tutto tondo, totalmente autosufficienti. In Portogallo, infatti, sono stati accompagnati dai dirigenti della Federazione, senza genitori al seguito. L’amore per il basket, poi, è arrivato per vie traverse: «Alcuni di loro – ricorda Bufacchi – si sono fatti ispirare dai fratelli maggiori, altri invece hanno scoperto la pallacanestro nelle cooperative in cui stanno tutto il giorno. Alcuni di loro, poi, sono informatissimi: conoscono tutto della Nba, ricordandosi particolari che io ho dimenticato». Particolari normali di uomini ed atleti straordinari.

 

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