Italia anno zero: un disastro sportivo

La nazionale italiana di calcio è fuori dai mondiali di Russia 2018: la mancata qualificazione arriva dopo lo sterile 0-0 maturato a Milano nella seconda partita valida per i play off contro la Svezia, impostasi per 1-0 tra le proprie mura scandinave di Solna.
AP Photo/Luca Bruno

È finita nel peggiore dei modi, tra le lacrime sparse nella penisola italiana affezionata al suo sport di bandiera e i giocatori svedesi quasi increduli a festeggiare, essendo riusciti a centrare una qualificazione attraverso un solo tiro contro la nostra porta in due partite.

Breve cronaca di una catastrofe sportiva
Il 3-5-2 riproposto da Ventura, con Florenzi e Jorginho in mezzo al campo, Candreva e Darmian esterni a supportare Immobile e Gabbiadini, sembrava da subito, come all’andata, spesso lento e macchinoso. Eppure le occasioni non mancavano: una conclusione ravvicinata di Immobile veniva smorzata dal portiere avversario, mentre un violento tiro di Candreva terminava pochi centimetri oltre la traversa, sul finire del primo tempo, Florenzi si vedeva respingere un piazzato ravvicinato. Nella ripresa sempre Florenzi faceva la barba al palo, mentre Parolo, ancora Immobile ed El Shaarawy non riuscivano a superare il portiere con altrettante conclusioni.

Cammino fallimentare, squadra allo sbando
Fallito il progetto della Giovine Italia lanciato dal tecnico genovese nella prima parte del suo mandato: tanti stages, molte convocazioni a sorpresa, qualche inserimento in prima squadra. Il 4-2-4 sembrava essere un progetto affascinante, cavallo di battaglia del Ventura allenatore. Ma qualcosa si è rotto, forse per lo scarso feeling con qualche giocatore, forse per lo scarso impegno di qualche azzurro poco motivato: lo stesso ct è sembrato, strada facendo, avere paura, rinnegando in parte le sue idee e provando a tornare sui suoi passi, riproponendo un 3-5-2 rinunciatario e pastoso, negli schemi e negli interpreti, soprattutto dopo la severa batosta in casa della Spagna dello scorso settembre e il deludente pareggio con la Macedonia. La reazione di sorpresa di Lorenzo Insigne all’andata di questi play off, perché schierato curiosamente, a partita quasi finita, nell’inedito ruolo di mezzala nel 3-5-2 scelto da Ventura, e quella stizzita di ieri sera di De Rossi, ancora più sorpreso per essere stato allertato con la squadra bisognosa invece dell’ingresso di attaccanti, testimoniano lo stato di confusione e sfiducia nello spogliatoio azzurro. Il giocattolo sembra irrimediabilmente rotto: Ventura ha scelto peraltro di non presentarsi ai microfoni a fine partita, cosa che invece faceva Buffon a nome di tutti a bordo campo. Dovrebbe essere il preludio delle dimissioni, anche se il tecnico si è limitato a fare pervenire le sue “scuse agli italiani per il risultato, non per l’impegno”. Ma può un leader come dovrebbe essere il tecnico della nazionale di calcio non metterci la faccia e poi magari ripresentarsi per essere da guida a un gruppo? Davvero difficile giustificare il suo atteggiamento.

Disastro storico
“Vogliamo fare qualcosa di straordinario ed entrare nella storia”. Parlò così il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, presentando il commissario tecnico Giampiero Ventura. In effetti non si è smentito, dato che un simile disastro sportivo non accadeva dal 1958, quando l’Italia perse a Belfast contro l’Irlanda del Nord mancando la qualificazione ai mondiali. Un risultato certamente di portata storica, cui hanno assistito in quasi 15 milioni di cittadini davanti al televisore per seguire la nostra Nazionale, nel suo tentativo di salvare almeno la faccia, infrantosi tristemente contro il muro, peraltro tutt’altro che solido, della Svezia. Al di là delle gogna sportiva mondiale, l’addio costa oltre 100 milioni di euro, penalizzando addetti ai lavori e indotto: la Federazione, gli sponsor, le aziende, e ancora di più la Fifa e il Mondiale stesso, che sarà il più ricco della storia, anche se più povero senza Italia, soprattutto sul piano dei diritti tv.

Ripartire dalle fondamenta
Salutano la nostra nazionale tre storici campioni del mondo: il leggendario capitan Buffon, Daniele De Rossi, Andrea Barzagli e forse qualcun altro, ancora non confermato. Ma più che relativi ai giocatori, i problemi sembrano affondare nelle radici del movimento sportivo principale cui è legato il nostro paese. “Non me lo aspettavo, è stata una giornata molto triste dal punto di vista sportivo – ha affermato il ministro dello sport, Luca Lotti, all’indomani dell’eliminazione choc. – Il nostro calcio va rifondato del tutto. È il momento di prendere delle scelte che forse negli anni passati non si è avuto il coraggio di prendere. Questo mondo va fatto ripartire dai settori giovanili fino alla Serie A”. Ed ecco le dolenti note, le uniche da cui ripartire trovando forse finalmente una ragione per un cambiamento radicale: stadi e strutture fatiscenti, settori giovanili abbandonati all’ambizione smodata della vittoria immediata a tutti i costi, sacrificando preparazione e umanità, piuttosto che all’educazione alla tecnica e ai valori dello sport. Assodata la mediocrità tecnica di molti calciatori italiani di Serie A, i massimi dirigenti e tecnici della Federcalcio devono ora rendere conto di un fallimento storico e, se possibile, trarne al più presto le conseguenze assumendosi le proprie gravi responsabilità.

 

 

 

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